Europa

L'euro:
dall'economia alla politica

 

A dispetto di tutti gli scetticismi passati e recenti, la moneta comune dell'Unione europea è nata. Quello che avverrà il l 'gennaio 1999 è un evento capitale per la costruzione dell'Europa e rappresenta il coronamento dell'integrazione economica che prese le mosse dal Trattato di Parigi del 1951.
 

 

di Pierre Werner

A dispetto di tutti gli scetticismi passati e recenti, la moneta comune dell'Unione europea è nata il 2 maggio 1998 con la fissazione e il congelamento delle parità di cambio delle valute nazionali di undici Paesi membri, in attesa dell'entrata in vigore del nuovo sistema, che avverrà il 1° gennaio 1999.

Si tratta di un evento capitale nella storia della costruzione dell'Europa e, in un certo senso, rappresenta il coronamento dell'integrazione economica che prese le mosse dal Trattato di Parigi del 1951 con la creazione della prima Comunità europea, quella del carbone e dell'acciaio.

Certo, nel 1970, al momento della presentazione del Rapporto sulla realizzazione per fasi dell'unione economica e monetaria della Comunità, richiesto dal vertice dei capi di Stato e di governo tenutosi all'Aia nel dicembre 1969, era stato dato per scontato che le proposte ivi contenute potessero condurre entro il decennio successivo alla realizzazione di un'unione monetaria. E noto che il Rapporto in questione fu elaborato sotto la mia presidenza da un comitato di esperti qualificati provenienti dai sei Paesi fondatori del Mercato comune. Ci sono voluti quasi trent'anni per giungere finalmente ai risultati attuali.

Gli Stati membri avevano avviato, su proposta della Commissione della Cee, delle iniziative in ambito valutario, come l'accordo o (meglio conosciuto col nome di serpente monetario) che tendeva a ridurre notevolmente i margini di fluttuazione dei cambi tra le monete dei Paesi membri, o il Fondo europeo di cooperazione monetaria (Fecom).

Ma la prosecuzione del progetto fu compromessa per anni dalla crisi del dollaro, dalla demonetizzazione dell'oro, dalla crisi petrolifera e dalla generalizzata inflazione. Fu solo nel 1978 che, nello spirito del Rapporto del 1970, il presidente francese Giscard d'Estaing e il cancelliere tedesco Helmut Schmidt proposero di riprendere il filo interrotto, con la creazione di un Sistema monetario europeo.

Fortunatamente, l'approfondirsi dell'integrazione in ambito strettamente economico, grazie a un rispetto più fedele e rigoroso dei principi di liberalizzazione e di non discriminazione previsti dal Trattato di Roma, ha fatto sì che la Comunità non abbia più fatto passi indietro, a dispetto delle crisi e delle battute d'arresto passeggere. In forza della logica di tale processo coerente e positivo, in linea con le forti convinzioni dei fondatori dell'Unione, il progetto della moneta unica ha potuto prendere corpo nel testo del Trattato di Maastricht del 1992. Il concetto fondamentale della riforma è, come ha dichiarato Jacques Delors, lo stesso del 1970.

D'altro canto, bisogna rendersi conto che dal 1970 ad oggi si sono prodotti mutamenti profondi nell'economia mondiale a seguito dei folgoranti progressi fatti dalle tecnologie di punta, quali l'informatica e soprattutto le comunicazioni.

Si parla di globalizzazione, di mondializzazione dell'economia e della terra come di un grande villaggio globale. L'euro entra in scena proprio nel momento in cui questa corrente si rafforza e crea inquietudine. L'euro sarà all'altezza di questi mutamenti; occuperà sui mercati internazionali una posizione di primo piano perché sarà sostenuto dal potenziale economico dei Paesi dell'Unione europea che insieme formano una delle prime potenze a livello mondiale. Il peso dell'Unione si farà sentire, di conseguenza, sul piano dei negoziati internazionali. In quanto valuta stabile, l'euro contribuirà alla crescita delle economie dei Paesi che vi aderiscono e al perseguimento di politiche finanziarie e di bilancio convergenti, fondate su principi di giustizia e di pari opportunità. Tutto questo inciderà a sua volta positivamente sulla qualità delle politiche finanziarie e di bilancio dei vari Paesi. Sul piano esterno, si consolideranno la solidarietà e la fiducia che i popoli europei hanno riposto sul modello di relazioni tra i singoli Stati, così come concepito dai padri dell'Europa.

Quest' Europa ha l'ambizione di superare gli antagonismi secolari con la negoziazione e la solidarietà di fatto e di diritto, alle quali si accompagna una migliore conoscenza delle nostre ricche tradizioni culturali. È così che si costruisce un'Unione europea chiamata a garantire, nel rispetto delle identità nazionali e culturali e al servizio della pace, la stabilità nella crescita e la sicurezza nei confronti dei mali che assillano il nostro secolo. 

 
Articoli relativi  

Europa: «L'euro: dall'economia alla politica» di Pierre Werner, 30Giorni, N.5 - Maggio 1998