Europa

Moneta unica europea: 

Non dimenticare Werner

Per celebrare l'adesione italiana alla moneta unica europea, si è data - senza volerlo - l'impressione che non si sia di fronte all'epilogo di un lungo percorso a tappe, ma al rapidissimo svolgersi di percorso, dirò così, postdemocristiano.
 

 

di Giulio Andreotti

Quando qualcuno di noi anziani accentua la continuità che esiste nell'evolversi delle vicende politiche è considerato un nostalgico dei tempi passati. Eppure un inquadramento storico è sempre necessario se si vogliono valutare adeguatamente eventi e periodi.

Così, mentre vi è stato un forte interessamento dei mezzi di comunicazione e si sono avute anche feste in piazza per celebrare l'adesione italiana alla moneta unica europea, si è data - senza volerlo - l'impressione che non si sia di fronte all'epilogo di un lungo percorso a tappe, ma al rapidissimo svolgersi di percorso, dirò così, postdemocristiano. Per correggere questa lacuna non mi rifarò né al trinomio Adenauer, De Gasperi, Schuman né alla elementare consecutio temporum dei Trattati di Roma, dell'Atto Unico del Lussemburgo, del Trattato di Maastricht e di quello più recente di Amsterdam. Prescindo anche dalla continuità personale rappresentata dal ruolo incisivo avuto dall'attuale ministro del Tesoro, dottor Ciampi, sia al momento della creazione del Sistema monetario europeo (1978) sia nel negoziato di Maastricht per il quale è doveroso non dimenticare l'apporto validissimo del compianto senatore Guido Carli.

A guardare anche indietro mi spinge qui il ricordo, totalmente ignorato nelle cronache e nei commenti sull'euro, di un momento decisivo nell'iter comunitario.

Mi riferisco al Rapporto Werner del 1970. L'allora primo ministro lussemburghese Pierre Werner era stato incaricato di redigere uno studio sulle prospettive concrete degli ulteriori passi della Comunità. Che l'idea base non appartenesse all'utopia ormai lo avevano dimostrato conquiste di grande portata come l'unione doganale, la Pac (politica agricola comune), l'avvio del Mercato interno.

Il Rapporto Werner ebbe accoglienza deferente e suscitò elogi. Ma su qualche passo non mancarono sorrisi scettici di incredulità. In particolare, gli "esperti" definirono visionaria la prospettiva di una disciplina unica dei cambi e delle monete, realizzabile in due modi, di cui Werner privilegiava il secondo: monete nazionali coordinate o moneta unica.

Si leggano le parole profetiche nel Rapporto che oggi ripubblichiamo, con una presentazione dello stesso onorevole Werner, al quale sono particolarmente grato. Non so se sia stato invitato alle feste ma in cuor suo, lungo i ventotto anni intercorsi, ha potuto sentire momenti progressivi di grande gioia.

Quando leggo una specie di bollettini della vittoria sull'Europa socialista, rifletto con soddisfazione al fatto che né Werner né altri "popolari" hanno mai parlato di un'Europa democristiana.

Che la storia sia maestra di vita lo si usa ripetere. Ma le sue lezioni avvengono spesso dopo lunghe attese, con sconcertanti intervalli e non di rado in modo criptico.

Tutte le volte che è possibile, occorre aiutare, specie i giovani, a conoscere per poter meditare e orientarsi. 



Dicembre 1970.
Il comitato presieduto dal premier lussemburghese Pierre Werner (nella foto),
presenta la sua relazione sull'attuazione graduale dell'unione economica e finanziaria

 

 
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Europa: «Moneta unica europea:  Non dimenticare Werner» di Giulio Andreotti, 30 GIORNI, N° 5, Maggio 1998 - Anno XVI