Cristianesimo


In piazza per i cristiani



«L’ebreo Michael Horowitz, che fu assistente di Reagan, tre anni fa ci disse che “come Hitler perseguitò milioni di ebrei soggiogando tutti gli altri, così nei regimi arabi fascisti i cristiani sono vittime al fianco dei musulmani che non possono affacciarsi alla democrazia con la pistola alla testa dei terroristi”. Se in Iran o in Afghanistan, come in Sudan, per l’apostasia è prevista la morte, in Tunisia un missionario sorpreso a fare proselitismo viene espulso. In Marocco chi fa apostolato è  punito con sei mesi di carcere. In Arabia Saudita sono interdetti ai non musulmani la cittadinanza, l’ingresso alla Mecca e riti pubblici. In Pakistan è prevista la morte per chi afferma che Gesù è figlio di Dio».

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Commento
 

 

Il Foglio, 14.06.07



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Cristianesimo: «In piazza per i cristiani», Il Foglio, 14.06.07. «L’ebreo Michael Horowitz, che fu assistente di Reagan, tre anni fa ci disse che “come Hitler perseguitò milioni di ebrei soggiogando tutti gli altri, così nei regimi arabi fascisti i cristiani sono vittime al fianco dei musulmani che non possono affacciarsi alla democrazia con la pistola alla testa dei terroristi”. Se in Iran o in Afghanistan, come in Sudan, per l’apostasia è prevista la morte, in Tunisia un missionario sorpreso a fare proselitismo viene espulso. In Marocco chi fa apostolato è  punito con sei mesi di carcere. In Arabia Saudita sono interdetti ai non musulmani la cittadinanza, l’ingresso alla Mecca e riti pubblici. In Pakistan è prevista la morte per chi afferma che Gesù è figlio di Dio».


 
Rassegnina   I Cristiani e la Libertà
  • «La grande persecuzione dei cristiani nel mondo arabo», Magdi Allam, Corriere della Sera, 13.06.07
    «Salviamo i cristiani del Medio Oriente. Stiamo assistendo in modo pavidamente e irresponsabilmente inaccettabile alla persecuzione e all’esodo massiccio di centinaia di migliaia di cristiani che sono i veri autoctoni della regione. Alla vigilia della conquista araba e islamica nel settimo secolo, i cristiani costituivano il 95% della popolazione della sponda meridionale e orientale del mediterraneo. […] La grande tragedia dei cristiani orientali è nei territori palestinesi. All’inizio dello scorso secolo i cristiani rappresentavano un quarto della popolazione araba; nel 1948 erano il 20%; con l’avvento al potere dell’Autorità Nazionale Palestinese di Yasser Arafat nel 1994 si registra la fuga di tre quarti dei cristiani, vittime di persecuzioni e del drastico calo del tenore di vita. Ed è così che i cristiani, perfino nelle città sante cristiane, sono diventati minoranza. […]. Si tratta di una catastrofe per tutti: certamente per le vittime cristiane, ma anche per i musulmani che si ritrovano a essere sottomessi all’arbitrio di spietati carnefici e di tiranni che si fanno beffe della libertà religiosa. Ebbene non possiamo più continuare ad assistere infermi a questa barbarie. Ecco perché propongo di indire […] una grande manifestazione per la vita, la dignità e la libertà dei cristiani e per il riscatto dell’insieme della nostra civiltà umana.»
     

  • «In piazza per i cristiani», Il Foglio, 14.06.07
    «L’ebreo Michael Horowitz, che fu assistente di Reagan, tre anni fa ci disse che “come Hitler perseguitò milioni di ebrei soggiogando tutti gli altri, così nei regimi arabi fascisti i cristiani sono vittime al fianco dei musulmani che non possono affacciarsi alla democrazia con la pistola alla testa dei terroristi”. Se in Iran o in Afghanistan, come in Sudan, per l’apostasia è prevista la morte, in Tunisia un missionario sorpreso a fare proselitismo viene espulso. In Marocco chi fa apostolato è  punito con sei mesi di carcere. In Arabia Saudita sono interdetti ai non musulmani la cittadinanza, l’ingresso alla Mecca e riti pubblici. In Pakistan è prevista la morte per chi afferma che Gesù è figlio di Dio».
     

  • «Cristiani in M.O. a rischio di estinzione», Giorgio Paolucci, Avvenire, 14.06.07
    « L’emigrazione di dieci milioni di persone di religione cristiana dall’epoca della prima guerra mondiale a oggi […] rappresenta la conseguenza più eclatante di una situazione di crescente difficoltà denunciata a più riprese dalle comunità del Medio Oriente e del Nordafrica. Essa ha trovato un interprete appassionato nella persona del Santo Padre che […] parlando alla Congregazione per le Chiese orientali non ha usato giri di parole: “Possano le chiese e i discepoli del Signore rimanere là dove li ha posti per nascita la divina provvidenza; là dove meritano di rimanere per una presenza che risale agli inizi del cristianesimo. Nel corso dei secoli essi si sono distinti per un amore incontestabile e inscindibile alla propria fede, al proprio popolo e alla propria terra”. La fede, il popolo, la terra: sono le tre parole radicate nel cuore della comunità cristiana che vivono nella regione, che ci vivevano già secoli prima dell’arrivo dell’islam e che hanno saputo costruire – non senza difficoltà – una convivenza plurale. Ed è proprio la possibilità di «con -vivere» che viene messa a rischio da quanti vogliono negare la storia, imponendo la loro identità religiosa e culturale come protagonista unico ed esclusivo. Costoro vogliono dire “io” escludendo il “tu”, e così impediscono che ci si possa continuare a concepire come “noi”.


 

Commento:

 

Stiamo assistendo nelle ultime settimane all’inasprirsi delle situazioni di conflitto in Medio Oriente, frutto di sanguinosi scontri fratricidi tra etnie, gruppi religiosi e schieramenti politici. I “militanti”, in preda al loro cieco furore ideologico, tormentano popolazioni già ampiamente vessate. Il dramma della situazione è sotto gli occhi di tutti. Rimangono tuttavia dei morti che continuano a non fare notizia: i martiri cristiani.

Magdi Allam ha lanciato un accorato appello al riguardo. Che cosa può motivare un musulmano come lui a proporre una manifestazione il 4 luglio, a Roma, in favore della minoranza cristiana così ferocemente e sistematicamente attaccata? La consapevolezza che la difesa della presenza dei cristiani coincide esattamente con la difesa della libertà e della sacralità della vita, che rappresentano un bene per tutti, anche per quei popoli in lotta.

A fronte di una tale iniziativa emerge con maggiore evidenza l’inconsapevolezza che ci caratterizza: pensiamo di poter godere delle conseguenze (di libertà, di rispetto dell’altro, di “democratica” convivenza, ecc.) ignorando l’origine da cui esse sorgono, anzi odiandola fino al punto da volerla estirpare.

Ma «l’insieme della nostra civiltà» non è separabile dal cristianesimo. È ciò che già appare anche dentro i nostri confini. Non muovere un dito per difendere i cristiani è allora una forma di quell’odio a se stessi di cui Benedetto XVI è di recente tornato a parlare, sfidando la nostra “gaia” e terribile superficialità.

 

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