Bloc-notes

DIES IRAE, DIES ILLA!  RICORDI, SAN NICOLA?

 

 

di Carmelo Cordiani

 

Forse anche la vecchina, che era già immersa nel colloquio con il suo Santo, ricordava di aver sentito cantare questa sequenza nelle celebrazioni delle Sante messe dei defunti. Molto tempo fa, s’intende, quando, anche nel rito della settimana santa, si pregava per “i pessimi ebrei”!

 

“Che colpa avevano”, mi venne in testa mentre mi genuflettevo davanti al Tabernacolo. “Infondo lo avete deciso Tu e Tuo Padre. Qualcuno che ti mettesse in croce doveva pur esserci. Hai amato Israele fin dall’antichità e i Giudei, appartenenti alla categoria, ti hanno tradito e consegnato nelle mani dei romani. Sempre gli amici, le persone alle quali vuoi particolarmente bene, ti combinano guai.”

 

“Ma cosa vai a ripescare”, intervenne San Nicola che mi aveva sbirciato mentre scambiavo due parole col sacrista, che stava uscendo dalla chiesa per gestirsi una sigaretta.

 

“Non si tratta di ripescare, come dici Tu, ma di prendere atto che, nel passato, ci avete presentato un volto di Dio tutto al contrario della misericordia. Allora io ero chierichetto e ricordo benissimo che, durante la messa per i defunti, tra l’odore acre dell’incenso, con un catafalco tutto nero in mezzo alla chiesa, celebrante e sacrestano, si alternavano nei versetti del Dies Irae. Tutto veloce, veloce, perché la sequenza era lunga. Il sacrestano, poi, che di latino non sapeva un tubo, cantava  le parole a modo suo. Ne vuoi una? Al posto di “inter oves locum praesta” veniva fuori “intra ova locupresti”, ed altro.”

 

“Devo dirti, però, che, nonostante l’ignoranza della lingua latina, lo stesso sacrestano, insieme al sacerdote, cantava il “Tantun ergo”, il “Pange lingua”, e, continuando a cantare per conto suo, andava a suonare i rintocchi per la Benedizione.”

 

“A proposito, perché è sparita dal rituale  la benedizione?”

 

“ E’ cambiato tutto. Ogni tanto si recita il Santo Rosario, intercalato con qualche canto, ma la benedizione con L’ostia nell’ostensorio qualche traccia nella festa del Corpus Domini”.

 

“Senti, mio Santo Protettore, ho l’impressione che mi vuoi mandare fuori pista. Torniamo al “Dies Irae”. Non ti sembra esagerato, anzi falso quello che c’è scritto? Non aveva nient’altro da inventarsi Tommaso da Celano? Ci pensi? Testimoni David con la Sibilla, il tempo si liquefarà, mentre il tremore ci invaderà all’arrivo del Giudice. Si siederà, raccoglierà tutti davanti al suo trono, tra lo stupore della morte ed il suono della tromba. Allora tutto ciò che è rimasto nascosto apparirà perché sarà aperto il libro “in quo totum continetur”. Tutto è scritto, capisci. Lo sai che mi viene in mente un tale che, a proposito del giudizio di Dio, parlava di un certa “libretta? Si, proprio come quella che si usava ( e si usa ancora, purtroppo!) per acquisto di roba a credito? Nel medioevo non si conoscevano, ancora, i microchips. Forse l’autore della sequenza, al posto del “liber scriptum” avrebbe detto che ognuno di noi ha un microchip. Il buon Dio lo inserisce in una macchinetta,  scarica i dati e ti viene fuori tutto quello che hai combinato in vita.”

 

“Hai fatto bene a riferirti al medioevo. Allora la liturgia era dominata da un Dio giusto e severo. Avrà, senz’altro, contribuito l’andazzo della chiesa, per cui si preferiva presentare il volto di un Dio severo. Periodo buio in cui si mandava facilmente al rogo quanti dichiarati eretici. Hanno rischiato in tanti, compreso il vostro Campanella.”

 

“Ma ce n’è voluto perché si facesse un giro di boa. A cosa serve un Dio severo che non lascia nulla di “inultum”? Vendicativo, capisci. Quindi, ha mandato il Figlio non per salvarci, ma per condannarci. Eppure, nella stessa sequenza , ad un certo punto Tommaso da Celano ci mette: “Cercandomi ti sei seduto stanco, mi hai redento con il sacrificio della croce, tanta fatica non resti vana”.

 

“Lo vedi? Affiora sempre il vero volto di Dio. Vi cerca, vuole la vostra salvezza, aspetta il vostro ritorno nel caso decidiate di avventurarvi lontano.”

 

“Succede spesso l’allontanamento da Dio. Vedi, quando le vicende della nostra vita si accaniscono contro di noi, proviamo a invocare Dio, ma lo sentiamo tanto lontano. Allora ci aggrappiamo ad ogni aiuto umano, pur sapendo che le cose non cambiano. In questi momenti vorremmo sentire forte la voce di Gesù che ci dà coraggio e speranza. Attraversiamo periodi di totale smarrimento, tanto da chiederci perché Dio ci ha dato la vita. Per il gusto di tormentarci? Proprio in tali giornate nere ti viene in mente il dies irae e, quindi un Dio giudice che non vuole sentire ragioni. Un Dio giudice! Se non fosse bestemmia, diremmo che anche noi abbiamo il diritto di giudicare Dio, chiedendoGli dove ha lasciato quel volto misericordioso di cui abbiamo discusso.”

 

“C’è un introito ad una delle tante messe gregoriane, ormai sconosciuto, che recita: Adeamus cum fiducia ad tronum gratiae, ut misercirdiam consequamur. Dobbiamo avvicinarci con fiducia a Dio per ottenere misericordia. Il primo passo tocca all’uomo. Dio ne ha fatto uno, di passi verso l’uomo, quando si è incarnato per venire ad abitare con voi. Voi lo avete rifiutato, ma Lui è rimasto fedele al piano di salvezza.”

 

Un fruscio di passi mi distrasse. Era il sacrestano che rientrava in chiesa. Guardai l’orologio. Tardino, per me.

 

Anche la vecchina si era alzata per uscire. La salutai e le feci una domanda: “Vi siete accorta che il cane di San Rocco è passato da sinistra a destra?”

 

“Si. Pe’ mmia a sinistra e a destra sugnu a stessa cosa. Basta u si decidi a undi voli u staci.”

 

“Avete ragione. Sia da sinistra che da destra, la pagnotta a San Rocco la porta sempre. Sorrise e uscimmo insieme.

 

 

 

Cordiani Carmelo: «DIES IRAE, DIES ILLA!  RICORDI, SAN NICOLA? Succede spesso l’allontanamento da Dio. Vedi, quando le vicende della nostra vita si accaniscono contro di noi, proviamo a invocare Dio, ma lo sentiamo tanto lontano. Allora ci aggrappiamo ad ogni aiuto umano, pur sapendo che le cose non cambiano. In questi momenti vorremmo sentire forte la voce di Gesù che ci dà coraggio e speranza. Attraversiamo periodi di totale smarrimento, tanto da chiederci perché Dio ci ha dato la vita. Per il gusto di tormentarci? Proprio in tali giornate nere ti viene in mente il dies irae e, quindi un Dio giudice che non vuole sentire ragioni. Un Dio giudice! Se non fosse bestemmia, diremmo che anche noi abbiamo il diritto di giudicare Dio, chiedendoGli dove ha lasciato quel volto misericordioso di cui abbiamo discusso», Galatro, Domenica  29  Settembre 2013
 

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