Bloc-notes

"CHE RETATA, SAN NICOLA!"

 

 

di Carmelo Cordiani

 

Un “armonium” sgangherato, con i mantici rosicchiati dai topi e le note scritte in chiaro sull’ottava centrale, do, re, mi…Era stato Lorenzo Demasi che si arrangiava anche ad accompagnare il “tantum ergo” e i versetti, ancora cantati, della novena per la titolare della parrocchia: Maria santissima della Montagna. Con quell’armonium, dopo aver rattoppato i mantici e sistemata la tastiera, ho formato il mio primo coro, verso la fine degli anni sessanta. E con lo stesso strumento, nello spazio dell’attuale oratorio, ho messo su l’operetta di Cagnacci, “Una gara in montagna”, per il venticinquesimo di sacerdozio di Don Bruno Scoleri parroco. Assisteva anche il vescovo di Mileto, mons.  De Chiara, che si ventilava con un pezzo di cartone. Tempi nella memoria!

 

Domenica scorsa, alle nove, ho partecipato alla santa messa nella chiesa della Montagna. Gli occhi si sono posati sulla statua di gesso, in alto a sinistra entrando, raffigurante San Pietro che tiene le chiavi nella mano destra e ha il braccio sinistro sollevato all’altezza della testa, con la mano chiusa come  se stesse reggendo qualcosa. Ricordo che, una volta, teneva la croce con il braccio trasversale ai piedi e ricordo anche che chiesi a mio padre perché quella statua aveva la croce a testa in giù mentre l’altra, raffigurante San Paolo, teneva una lunga spada. E mio Padre che leggeva tanto la Bibbia mi disse che San Pietro era stato crocifisso a testa in giù,  per suo volere e per rispetto del Maestro. Dopo tanti anni, ancora oggi, quella statua è un rebus. Perché ha il braccio sollevato e la mano chiusa senza stringere un bel niente?

 

Quando il sacrista agitò quel campanaccio come se  stesse per entrare una torma di vacche abbassai lo sguardo verso il tabernacolo per salutare Gesù. Poi mi ricordai che non era ospitato nel tabernacolo dell’altare, al centro dell’abside, ma in una cappella laterale. “Fa lo stesso”, mi dissi. “Mi ascolta”. E, mentre il giovane sacerdote iniziava con “Il Signore sia con voi”, la mia testa volò al capitolo 21 di Matteo in cui scrive che Gesù “entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che vendevano e compravano (…), rovesciò le tavole dei cambiavalute e i banchi dei venditori di colombe e disse loro: Sta scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera. Voi, invece, ne fate una spelonca di ladroni. (Mt. 21, 12).” “Ecco a chi si è ispirato Papa Francesco nella recente retata! E non finirà qui. A meno che…”

 

“Possibile che non sei capace di seguire la Messa senza distrarti?”

 

“Hai ragione, mio santo patrono. Tu sei a casa tua perché mi hanno detto che una volta ti trovavi proprio in questa chiesa. Mi sbaglio? Qualche giorno raccontami cos’è successo in quella famosa processione”.

 

Cercavo di sviare il discorso per non dare ascolto alla voce che insisteva: “Digli che i ladroni non popolano solo il vaticano. Ce ne sono stati anche qui, sotto gli occhi suoi”.Ma non glielo dissi.

 

“La storia di qualunque istituzione è scritta da uomini, anche quella della chiesa. Uomini che si  portano dentro ambizioni, spericolatezza, cupidigia e così via. Uomini che sanno nascondersi bene, tutelati proprio dall’istituzione  alla quale appartengono e che formano una società solidale, molto difficile da smantellare. Quante volte Gesù ha tuonato contro i farisei? Non è riuscito a sgominarli. Anzi è stato proprio il Sinedrio a decretare la sua morte”.

 

“Cosa vuoi insinuare? Che si sta tramando contro Papa Francesco? Sarebbe la fine. A suo tempo si sospettò di una morte per un Papa che aveva messo il naso in faccende poco chiare e molto ingarbugliate. Allora sarebbe il caso di riferire a Gesù che “Non paevalebunt” è una balla”.

 

“Non precipitare e non mettere in dubbio la parola di Gesù. Rileggiti la parabola della zizzania. Cresce nel grano buono. Profanatori del tempio, venditori del sacro, “vocumprà” da strapazzo, pascolano insieme ai santi sacerdoti e ai fedeli che credono nonostante gli scandali. E’ inevitabile che si verifichino scandali; però guai all’uomo per mezzo del quale avviene lo scandalo. Lo ha detto Proprio Lui, Gesù. (Mt. 18, 7 ).

 

“Vedi, San Nicola, non tutti hanno letto il Vangelo per essere a conoscenza  delle rivelazioni di Gesù. E non tutti quelli addetti ai lavori, si prodigano a diffondere la buona novella. Te ne sei reso conto anche Tu. Si citano scrittori, esegeti, scienziati, filosofi e si ignora la Verità del Vangelo. Per fortuna ci hai regalato un giovane che si rifà molto al Vangelo e ne parla anche con un linguaggio piano e comprensibile. E non sai quanto bene diffonde un sacerdote che rispetti il Tempio come luogo di preghiera e non di affari. Affari, capito? Come quelle Opere Religiose in cui sta mettendo il naso Francesco, e non solo.”

 

Uno squillo delicato mi ricordò che sull’altare si stava compiendo il miracolo della transustanziazione e mi concentrai sulle parole scandite dal celebrante: “Questo è il mio corpo”.  Alzai gli occhi per adorare quell’Ostia diventata carne e ripetei come una volta: Mio Signore e mio Dio”. Non aggiunsi altro. La fede è un grosso libro in cui si legge una parola sola: Credo.

 

“Perché sei venuto in questa chiesa alle nove e non vieni nell’altra alle undici per la messa dei ragazzi? Ci sono anche io.”

 

“Carletto, tesoro mio, io non sono più ragazzo. Non ho orari né preferenze per chiese. Domenica prossima, per esempio, parteciperò alla messa lontano da qui. Allo stesso orario, perché alle undici si celebra la messa per i ragazzi. E sapessi quanti ce ne sono!”

 

“Ma perché, ogni tanto, sparisci?”

 

Lo presi in braccio e gli dissi: “Poi capirai. Adesso devi solo pensare che la vita è un gioco”.

 

 

 

Cordiani Carmelo: «"CHE RETATA, SAN NICOLA!".  La fede è un grosso libro in cui si legge una parola sola: Credo», Galatro, Venerdì 5 Luglio 2013

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