Bloc-notes

"TUTTI LADRI, SAN NICOLA!"

 

 

di Carmelo Cordiani

 

Gli atti degli apostoli, al capitolo 2, 42 e sgg., riportano uno scorcio di vita dei primi cristiani:  “Essi erano perseveranti nell’insegnamento degli Apostoli e nella unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. E il timore s’impadroniva di ogni spirito (…) Tutti quelli che avevano abbracciato la fede, stavano insieme e avevano tutto in comune.”

 

Mi sono chiesto cosa temevano. Erano confortati dalla presenza degli Apostoli, ogni giorno si riunivano nel tempio, spezzavano il pane di casa in casa, prendevano il cibo con gioia e semplicità di cuore… Forse Luca dà una risposta, anche se parziale. Nel riportare l’episodio dell’uomo, ricco, che vestiva di porpora e bisso (Lc. 16, 19 e seg.) e, ogni giorno, banchettava parla di una tavola stracolma di cibo e del “povero Lazzaro”, coperto di piaghe, che desiderava le briciole che cadevano dalla tavola del ricco, ma nessuno gliene dava. “Allora, ho concluso, la vita comunitaria era motivata dalla paura di quanto è accaduto al ricco e a Lazzaro, dopo la morte, o da quell’Agape fraterna di cui Gesù aveva, tante volte, parlato?”

 

Mentre mi inginocchiavo per il dovuto saluto al Padrone di casa, balbettai poche parole, cercando di ricordare le altre pagine del Vangelo in cui Gesù parlò del valore della ricchezza di questo mondo e della necessità di “spezzare il pane di casa in casa”. “Hai messo in bocca al tuo successore Francesco, una frase fortissima: Se non ci interessiamo delle persone che hanno fame è perché abbiamo rubato il loro cibo. E’ vero, mio Signore! Abbiamo allevato una società di ladri. Quante tavole riccamente imbandite, quanto cibo cade e si perde, quante persone desiderano le briciole che cadono”.

 

“Bel saluto che porgi a Gesù, raccontando le assurdità della vostra esistenza! Lo rattristi, perché vi ha regalato una terra generosa, dove tutti potreste vivere “spezzando il pane di casa in casa”, ma preferite accumulare il vostro pane rubandolo al fratello, aumentando il popolo del “povero Lazzaro”.

 

Mi alzai aiutandomi con una mano e mi sedetti al solito posto, all’altare del Santo Protettore di Galatro, San Nicola. Presi fiato, prima della giaculatoria di rito, e gli chiesi se la paura di quanto può succederci dopo, basta per farci diventare più solidali.

 

“La fede nella parola di Gesù non può essere frutto della paura. Se Gesù raccomanda di “spezzare il pane di casa in casa” è perché indica l’unico percorso per una convivenza piacevole e pacifica. Non sei d’accordo, anche tu, sul fatto che se vi porgeste la mano, se pensaste che le vostre esigenze di cibo sono le medesime di tanti poveretti non sprechereste nemmeno una briciola  I ricchi del vostro mondo sono ladri impuniti che i magistrati non giudicheranno mai. Leggiti un’altra pagina di Luca dove si parla di un uomo che voleva fare una gran cena e aveva invitato molte persone. Ma gli invitati trovarono mille scuse per non partecipare. Stavano bene, erano ricchi. Allora quell’uomo ordinò ai suoi servi di andare per le vie della città a raccogliere i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi che riempirono la sua casa (Lc. 14, 15 e sgg.). Anzi va oltre e dice : Quando offri un pranzo o una cena non invitare i tuoi parenti o amici, né i vicini ricchi, ma invita poveri, storpi, zoppi ciechi e sarai beato, perché non possono ricambiarti. Adesso capisci la differenza che passa tra chi impedisce ai poveri di sfamarsi e chi, invece, li accoglie, anche se, come nel racconto di Luca, lo fa per non buttare tutto quel cibo che aveva preparato. I poveri si accontentano del di più, di quello che vi resta, dei frammenti che Gesù ha ordinato agli Apostoli di raccogliere dopo la moltiplicazione dei pani. “

 

“A proposito, tra i frammenti raccolti c’erano anche pesci avanzati?”

 

“Ma che domanda! Ti sto parlando di cose serie e tu mi chiedi se tra gli avanzi c’erano dei pesci? Cosa vuoi che ne sappia. Probabilmente no. Quella gente avrà mangiato più pesci che pane. Tranquillo.”

 

“Ho appena accennato il nome di papa Francesco che continua, imperterrito, a riportare la grande nave della chiesa sulla scia tracciata da Gesù. A quanto pare è intenzionato a sciorinare tutti i panni sporchi accumulati nel tempo e che, altri, hanno lasciato nel profondo dei cassetti. Mi sbaglio?”

 

“Sai bene che la chiesa, come ogni vostra istituzione, è impastata di umanità, fragile, debole, imperfetta. Aggiungici le tempeste ormonali di cui abbiamo discusso molto tempo fa e ti renderai conto che aveva ragione Gesù quando disse:  Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quindi fate e osservate tutto quello che vi dicono, ma non imitate le loro azioni;  perché dicono e non fanno (Mt. 23, 9 e sgg):”

 

“Durus est sermo iste, caro San Nicola e non riesco a digerirlo. Ma come? Capisco la debolezza umana, ma permettere che mercenari vivano sfruttando la fede dei poveri ai quali impongono “tasse” per amministrare la prima Comunione ai propri figli, significa solo autorizzare al furto. Hai capito, Santo protettore? Nel “clero” si nutrono veri ladri, in nome di Cristo. Perché non intervenire in tempo verificando, specialmente, i casi di “folgorazioni” sulla via di Damasco, le sedicenti vocazioni tardive di scansafatiche che sono stati espulsi dalla porta dei regolari corsi di teologia e, poi, inspiegabilmente, sono stati riammessi con percorsi brevi e superficiali per raccontare frottole nelle interminabili omelie domenicali? Perché? Sai quanto male hanno seminato questi farisei ipocriti? Ma come si può fare ciò che essi dicono! Diglielo anche tu a Gesù che questa non mi va.”

 

San Nicola rimase muto, forse perché ha capito che ero entrato in un argomento, per me, doloroso. Ero tentato di sollecitarlo, ma preferii chiudere con un profondo inchino.

 

Non ero arrivato a metà navata che mi venne incontro quell’angioletto con le braccia pronte per saltarmi addosso. Lo strinsi forte, forte e dimenticai tutto, anche quelle parole che mi sono state rivolte per allontanarmi dalla chiesa. I bambini non serbano rancori. Beati loro!

 

 

 

Cordiani Carmelo: «"TUTTI LADRI, SAN NICOLA!". Se non ci interessiamo delle persone che hanno fame è perché abbiamo rubato il loro cibo. E’ vero, mio Signore! Abbiamo allevato una società di ladri. Quante tavole riccamente imbandite, quanto cibo cade e si perde, quante persone desiderano le briciole che cadono», Galatro, Giovedì 13  Giugno 2013

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