Bloc-notes

"SENZA APPELLO, SAN NICOLA!"

 

 

di Carmelo Cordiani

 

Veloce, veloce, perché non me la sentivo di allontanarmi per qualche giorno senza un breve saluto a San Nicola e, ovviamente, una doverosa genuflessione davanti al Tabernacolo. Dispiaciutissimo per non essere presente alle cerimonie della settimana Santa, proprio quest'anno che, dopo l'esodo forzoso del 2002, avevo tanta voglia di cantare, insieme alla comunità di Galatro, "sono stati i miei peccati". Stavo, quasi, per accennarlo mentre piegavo il ginocchio destro, ma mi venne a mente di dire: Caro Gesù, per il processo in cui  sei stato condannato a morte, non hai avuto nemmeno il beneficio dell'appello che, ai nostri tempi, molto più evoluti, non si nega nemmeno ai delinquenti. Ci  aveva provato Pilato, proponendo Barabba, ma i sommi sacerdoti hanno insistito per la tua pelle. Che sconfitta!"

 

"Prima di tutto,  chi ti ha detto che i vostri tempi sono più evoluti rispetto a quelli governati dai romani? Se vuoi proprio saperlo, oggi,ci sono delinquenti in libertà , innocenti in galera, appelli a non finire, rinvii...Solo con qualcuno che si vuole far fuori ad ogni costo (a meno che non accetti di indossare una clamide rossa!) i tempi dei processi si accorciano."

 

"Non ti allargare, San Nicola! Se ti sente qualche PM fulvo ti rinvia a giudizio per oltraggio. Guai a toccare la giustizia umana. Con Dio tutto è possibile, anche processare suo Figlio, condannarlo e farlo fuori in meno di quarant'otto ore. Ci fosse stato qualcuno a spendere una parola in suo favore!"

 

"Ti sbagli. Ci aveva provato la moglie di Pilato."

 

"Si, ma per paura, non certo perchè era convinta dell'innocenza di Gesù."

 

"Devo dirti che il più convinto era proprio Pilato che, per ben due volte, aveva dichiarato di non trovare nessuna colpa degna di morte."

 

"Anche lui è stato invaso dalla paura quando ha sentito il nome di Cesare: Se non lo condanni non sei amico di Cesare. Quale Cesare, oggi, fa paura a certi magistrati?" 

 

Adesso abbi pazienza e lasciami parlare un pò con Gesù. Ho pochissimo tempo e L'ho lasciato con una brutta battuta: "Che sconfitta".

 

"Scusami Signore! La tua non è stata una sconfitta , ma una clamorosa vittoria. Ad essere sconfitti sono stati i nostri peccati e l'ingiustizia umana. E' vero che, ancora oggi, l'ingiustizia regna sovrana, ma è questione di tempo e Tu sei padrone del tempo. Noi non perdiamo la speranza perchè abbiamo tanta fiducia nella Tua parola che, come hai detto, non passerà. Anche il Tuo Vicario, Francesco, ci ha raccomandato di non lasciarci rubare la speranza e di confessare la Tua croce. Spesso ce ne dimentichiamo. Allora sentiamo un gran vuoto dentro. L'orgoglio ci impedisce di cercare il Tuo sguardo misericordioso. Non ci va di chiederti perdono, convinti di cadere ancora dopo il Tuo perdono. Ma Tu Ti sei incarnato per portare sulla terra il perdono e la misericordia. Noi crediamo nonostante la nostra fragilità. Aumenta in noi la fede."

 

Sono entrate alcune persone con fasci di fiori. Pensai che si avvicinavano all'altare del Santo protettore per preparare il "sepolcro" dell'indomani, giovedì Santo. "Che emozione, mio Signore! Per un attimo si sono presentati alla memoria tanti piccoli con le ciambelle di pane in mano, pronti per innalzarle nel momento della benedizione. E mi passò davanti agli occhi l'immagine di un Sacerdote curvo che  lavava i piedi a dodici ragazzi, mentre dal "mio" coro si elevava il canto: Ubi charitas et amor...Quanto tempo! Ma Tu, Signore, non sei passato. Sei ancora curvo sui piedi dei tuoi servi con il gesto umile di una persona umile. Aumenta in noi la fede, resta con noi perchè si fa sera."

 

"Guarda che è tardi e ti aspettano. E ricordati che Gesù è ancora tra voi, altrimenti perchè fermarti davanti a quella porticina?"

 

"Hai ragione, San Nicola. Nessuna sconfitta. Tutto è amore.  Amore di Dio per l'universo".

 

 

 

Cordiani Carmelo: «"SENZA APPELLO, SAN NICOLA!". Veloce, veloce, perché non me la sentivo di allontanarmi per qualche giorno senza un breve saluto a San Nicola e, ovviamente, una doverosa genuflessione davanti al Tabernacolo. Dispiaciutissimo per non essere presente alle cerimonie della settimana Santa, proprio quest'anno che, dopo l'esodo forzoso del 2002, avevo tanta voglia di cantare, insieme alla comunità di Galatro, "sono stati i miei peccati". Stavo, quasi, per accennarlo mentre piegavo il ginocchio destro, ma mi venne a mente di dire: Caro Gesù, per il processo in cui  sei stato condannato a morte, non hai avuto nemmeno il beneficio dell'appello che, ai nostri tempi, molto più evoluti, non si nega nemmeno ai delinquenti. Ci  aveva provato Pilato, proponendo Barabba, ma i sommi sacerdoti hanno insistito per la tua pelle. Che sconfitta!"», Galatro (RC),  Mercoledì 27 Marzo 2013

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