Bloc-notes

"MORIRE E’ UN DIRITTO O UN DOVERE, SAN NICOLA?"

 

 

di Carmelo Cordiani

           

Ai tempi della perifrastica passiva il professore di latino, per spiegarcela, scriveva sulla lavagna: “Omnibus moriendum est.” Tre parole per una regola. Poi il professore aggiungeva che, nella traduzione, bisognava usare il verbo “dovere”: Tutti devono morire. A noi adolescenti ( ma già esperti per aver conosciuto Fedro, Cesare, Cicerone, Tacito, Livio, Orazio…) suonava strano il verbo dovere e non ci convinceva il fatto che morire era obbligatorio. Ma, dopo l’adolescenza, passando da Tacito a Platone, Aristotele e, poi, Kant. Hegel,  Marx ... abbiamo fatto una riflessione: Poiché ad ogni dovere corrisponde un diritto, qual è il contrapposto di “omnibus moriendum est”? Facilissimo: “Omnibus vivendum est”. Cioè tutti hanno il diritto di vivere.

 

Questa riflessione, banale come l’acqua calda, mi ritorna ogni volta che in televisione sento parlare di suicidio. E sta succedendo molto spesso, quasi quotidianamente. Ma il sociologo Marzio Barbagli sulle pagine di Repubblica, afferma che “ i 138 suicidi contati dalla Cgia di Mestre tra i piccoli imprenditori non rappresentano una anomalia rispetto alle 1301 persone, circa, che nello stesso periodo, si sono tolta la vita in Italia.” Poi continua con cifre riferite al 2011, al 2010, al 2009 ... Niente allarmismi. Tutto normale. E conclude invitando a non dare retta alla cifre dell’ISTAT ... Ergo i casi di suicidio non devono preoccupare più di tanto.

 

“Ma è possibile, mi sono detto, che suicidarsi è un particolare al quale non si deve dare peso?” E ho voluto porre la domanda al Santo Patrono di Galatro, San Nicola, nel colloquio settimanale che, ancora, mi concede. Dico “ancora” perché mi ha avvertito che, se mi scappa qualche parolina ironica nei confronti di qualcuno, mi toglie l’udienza.

 

In un silenzio da raccoglimento, mentre la statua della Madre di Gesù è inondata di fiori per il mese a Lei dedicato, mi sono avvicinato all’altare del Santo e, dopo averlo salutato, gli ho posto la domanda:

 

“Morire è un diritto o un dovere?”

 

“Ma che domanda mi poni? Secondo te morire può essere un diritto? Semmai vivere è un diritto, non morire.”

 

“E allora come mi spieghi che tanti, molti, si tolgono la vita senza chiedere il permesso a nessuno?”

 

“Mi accorgo che non hai una buona memoria. Stai diventando vecchio.”

 

“Perché, tu all’età mia avevi la mente lucidissima? Scusami, San Nicola. Non volevo offenderti”.

 

“Ma io non mi offendo, Dicendoti che non hai buona memoria ho voluto ricordarti le tante decisioni che voi, senza interpellare nessuno, avete preso. Divorziare, avete stabilito, è un diritto. Abortire, avete sentenziato, è un diritto. “L’utero è nostro e ne facciamo quello che vogliamo” hanno rivendicato le femministe. Tutto, per voi, è un diritto. Quindi anche la morte. Se vi sta bene così, continuate. Ma non porre la domanda a me. Ponila ai vostri politici, ai vostri governanti, ai vostri sociologi, ai vostri vari ministri ...”

 

“Ai vostri preti ...”

 

San Nicola, mantenendo la minaccia, è rimasto muto. E anche io. Non sapevo cosa dire se non fosse venuta in aiuto la vecchina con la corona del Rosario in mano.

 

“Mi sembra che il nostro Santo Protettore, questa sera, è di cattivo umore. Cosa gli avete detto?”

 

“Niente di strano. Almeno per me! Ho detto che i preti, nelle loro prediche, non parlano del grande bene della vita, che non fanno amare la vita; parlano sempre di peccati, di inferno per i cattivi, di paradiso per i buoni, di ricompensa per chi è generoso ...”

 

Anche la vecchina non ha aggiunto una parola, tanto che avevo deciso di alzarmi e uscire, molto mortificato. Decisi di rimanere in meditazione per i fatti miei .“Prima o poi, mi sono detto, si accorgerà che sono ancora qui e mi rivolgerà la parola.” Infatti, quando la vecchina si è spostata ai piedi della Madonna Immacolata per iniziare il suo Rosario, mi disse:

 

“Sei reduce della lettura di un libro in cui, tra le tante cose vere, si affermano anche valutazioni del tutto personali.”

 

“Grazie per avermi rivolto la parola. Ma, per favore, mi dici quali sono le cose vere?”

 

“Per esempio è vero che voi cristiani dichiarate di essere credenti, ma non siete credibili. Ne è prova il fatto che tutti vi riempite la bocca del “discorso della montagna”, ma non rispettate nemmeno una parola. Allora, per voi, tutto è lecito. Anche il suicidio. Però dimentichi (perché stai diventando vecchio!) che proprio tu, in altra occasione, parlando del suicidio hai affermato che è un omicidio perfetto. Ho sentito dire che, a proposito  di un recente suicidio, si sta indagando su chi l’ha istigato”.

 

“Secondo te, chi è stato?”

 

“Tutti. Anche tu.”

 

“E io che c’entro?”

 

“C’entri. Quando circola un sospetto, nei confronti di qualcuno, per esempio, e tu, non solo non fai un passo per sventalo, ma ne parli, lo diffondi, non fai altro che istigare la povera vittima ad allontanarsi dal vostro mondo. Oggi le istigazioni vengono dalla vostra civiltà del “benessere” che si è trasformata, ed era prevedibile, in civiltà del “profitto”, in civiltà di chi possiede di più, di chi detiene il potere, del capitalismo che mortifica i più deboli, dell’antiCristo, cioè di chi porta avanti valori opposti a quelli proposti da Gesù.”

 

Stavo per ripetere quanto mi era scappato sopra e, cioè, che nelle prediche di tutto si parla meno che del grande bene della vita. Non ho voluto rischiare e mi sono alzato per uscire. Passando vicino alla vecchina, assorta nel suo Rosario, la salutai. Solo qualche parola di risposta: “Sono vecchia, ma vorrei vivere ancora tanto tempo per pregare la Madonna per tutte le cose brutte che succedono.”

 

“Ecco una credente credibile”, mi disse San Nicola. “Impara!”.

 

 

 

Cordiani Carmelo: «"MORIRE E’ UN DIRITTO O UN DOVERE, SAN NICOLA?". Ma è possibile che suicidarsi è un particolare al quale non si deve dare peso?», Galatro (RC), Sabato 12 Maggio 2012

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