Bloc-notes

"DOV’E’ LA PACE, SAN NICOLA?"

 

 

di Carmelo Cordiani

 

Noè “attese ancora altri sette giorni e di nuovo rilasciò la colomba fuori dell’arca, e la colomba ritornò a lui sul far della sera; ed ecco, essa aveva una foglia d’ulivo che aveva strappata con il suo becco. Aspettò tuttavia ancora sette giorni, poi rilasciò la colomba; ma essa non ritornò più da lui.” (Gn. 8,10). Sono passati millenni, ma quella colomba non è ancora ritornata.

 

Ritorna, invece, puntuale la memoria dell’ingresso di Gesù nella città santa Gerusalemme. In quella circostanza  “le folle numerosissime stesero i loro mantelli sulla strada; altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano lungo la via. Le folle che lo precedevano e quelle che lo seguivano gridavano dicendo: Osanna al figlio di David! Benedetto colui che viene nel none del Signore! Osanna nel più alto dei cieli”. (Mt. 21,8). Luca, nel racconto analogo, aggiunge che quando Gesù stava per avvicinarsi al monte degli Ulivi, la gente cominciò a lodare Dio concludendo: Pace in cielo, e gloria nel più altro dei cieli (Lc. 19,38).

 

“E sulla terra? Quando arriva la pace?” Un problema troppo serio per tentare di risolverlo da solo. Ecco perché ne parlai con il santo protettore San Nicola, in una tranquilla mattinata, prima della domenica della Palme. Passando davanti al Tabernacolo per la doverosa adorazione, mi venne in mente di domandare a Gesù che fine avesse fatto quella colomba che Noè ha mandato in esplorazione per la seconda volta. E San Nicola, come al solito, si è intromesso con una battuta spiritosa:

 

“Qualcuno l’ha sparata. Non avrete pace finché ci sono armi in giro”.

 

Facendo finta di non aver sentito, mi avvicinai al suo altare e, dopo un amichevole saluto gli dissi:

 

“Ricordo la vecchia liturgia, quando questa chiesa sembrava un giovane uliveto. Grossi rami, con drupe generose, sature, che ti veniva voglia di strapparle e mangiartele! E, poi, quel canto stupendo: Pueri hebraeorum portantes ramos olivarum…Bei tempi, con una liturgia solenne commentata da canti gregoriani. Oggi non si sa dove sono state pescate quelle strofette senza melodia.”

 

“I tempi cambiano e anche la chiesa si adatta. Chi vuoi che si interessi più del latino! Lingua “morta” si diceva un tempo. Ed è morta davvero. Ha voglia il Papa di raccomandare il ritorno alla vecchia liturgia. Nessuno lo sente. Non ti sei accorto che le prediche sono impastate di espressioni dialettali? Vedrai che qualche giorno l’intera messa sarà celebrata in dialetto.”

 

“Quindi se mi capita di andare a messa in Padania, per esempio, è meglio che porti una corona del Rosario, tanto del dialetto di quelle zone non capirei un tubo. La stessa cosa vale per un “Lumbard” che venisse dalle nostre parti. Allora, tanto valeva lasciare il latino. Non dico tutti, ma una buona percentuale sarebbe stata in grado di capire qualcosa.”

 

“Ma tu non sei venuto per parlare di pace? Lascia stare il latino. Ormai è uscito dalla chiesa e non vi farà più ritorno; lo capirebbero pochi. La pace si che è un linguaggio universale sia per la chiesa che per ogni nazione. Pace è serenità, tranquillità, ordine, rispetto, stima, solidarietà…”

 

“Non aggiungere altro, tanto queste parole sono più ostiche del latino. Si va in cerca della serenità, ma si trova solo ansia. Si vorrebbe l’ordine e si continua a disobbedire alle buone regole. Al posto della stima cresce il sospetto e l’egoismo domina sulla solidarietà. Caro San Nicola noi sappiamo distinguere il bene dal male, ma siamo testardamente orientati al male. Domenica prossima osanneremo anche noi al figlio di David. Poi grideremo: “ Se non lo condanni, non sei amico di Cesare”. Come la mettiamo?”

 

“Non tutti quelli che hanno steso dei tappeti lungo le strade di Gerusalemme hanno fatto parte del coro “crucifige”. Tra voi c’è gente animata da ottima volontà, disponibile, profondamente cristiana, nel senso che segue concretamente l’insegnamento di Gesù. Ma spesso si disperde dietro un rispetto umano ed è convinta che basta essere sereni con se stessi, godersi da soli la propria tranquillità senza badare agli altri. Invece la pace è un’irradiazione della serenità, della tranquillità che si trasformeranno in rispetto, stima e solidarietà. Tutte parole che Gesù ha sintetizzato nell’insegnamento: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Tu vuoi essere sereno? Allora diffondi la tua serenità nel prossimo. Vuoi stare in pace? Tratta il tuo prossimo allo stesso modo. Via l’odio, l’inimicizia, il sospetto, il disprezzo, l’invidia. Gioisci quando il prossimo è felice, soffri con lui. Mai evidenziare i difetti degli altri, mai ridicolizzarli. Avere sempre grande disponibilità alla comprensione, al perdono pensando che anche tu sei tanto fragile da desiderare di essere capito e tollerato”.

 

“ Magari seguissimo soltanto uno dei tuoi consigli così preziosi!”

 

“Guarda che non sono consigli, ma ordini. Non venire a lamentarti se manca la pace quando non ti convinci che solo l’amore può garantirne l’esistenza. Il detto: “Se vuoi la pace, prepara la guerra”  ha provocato solo disastri e continua a provocali. A pagare le conseguenze siete solo voi. Fame, sofferenze, tensioni sociali, crisi…Ecco a cosa porta la logica del “para bellum” che altro non è se non il trionfo del più forte e dell’egoismo. Ma ricordati che ci sarà sempre un più forte che tenderà a sopraffare il più debole e che la vostra vita sarà un continuo tormento ed una frenetica ricerca di serenità lungo un percorso che vi conduce dalla parte opposta. Mettiti bene in testa che solo Gesù è Via, Verità e Vita.”

 

Pensavo che domenica delle Palme, durante la processione, sarebbe meglio ripetere quanto San Nicola, patrono di Galatro, mi stava dicendo. Via l’odio, il sospetto, la maldicenza…Gesù entri trionfante nel nostro paesino e, al posto dei tappeti lungo le strade, trovi amore, solidarietà, stima..

 

Sui gradini del sagrato il solito ragazzino con una palma intrecciata ed un rametto d’ulivo. “Me l’ha preparato la nonna, per domenica”.

 

“La nonna!” pensai. “Le mamme, oggi, hanno mani diverse; non sanno intrecciare le foglioline bianche, tenere, formando crocette, panierini, cuoricini…Non sanno. Ma ci sono sempre le nonne a conservare gelosamente le tradizioni fatte di quelle piccole cose che danno un sapore particolare ad ogni ricorrenza. Domenica quel bambino sfilerà, insieme a tanti altri. Non canterà “Pueri hebraerorum” ma porterà una palma intrecciata dalla nonna ed un rametto di ulivo per seminare, insieme a Gesù, tanta pace in questo paese.

 

 

 

Cordiani Carmelo: «"DOV’E’ LA PACE, SAN NICOLA?". Pace in cielo, e gloria nel più altro dei cieli. E sulla terra? Quando arriva la pace?” Un problema troppo serio per tentare di risolverlo da solo. Ecco perché ne parlai con il santo protettore San Nicola, in una tranquilla mattinata ....», Galatro (RC), Sabato  31 Marzo 2012

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