Bloc-notes

QUANTI CIELI, SAN NICOLA?

 

“I cieli narrano la gloria di Dio”, un canto del “Piccolo Coro dell’Antoniano” suscita una certa curiosità: perché si parla di "cieli"? Anche  “Padre nostro che sei nei cieli” e gli Angeli, sulla grotta di Betlemme hanno cantato: Gloria a Dio nell’alto dei cieli”: perché?

 

 

di Carmelo Cordiani

 

         Volendo riascoltare alcuni canti del “Piccolo Coro dell’Antoniano” ho trovato “I cieli narrano la gloria di Dio”. Una edizione di tanti anni fa quando quella minuscola figura di Mariele Ventre, con gli occhi vivacissimi e la parola nelle mani, sembrava trasmettere ai bambini tutta la ricchezza della sua passione per il canto. E mentre la melodia si snodava, dolce e soave come il viso di quei piccoli, mi domandavo perché l’autore del Salmo 19 aveva usato il plurale: I cieli! Non trovando risposta ho pensato di domandarlo al Santo Protettore, San Nicola. Mi presentai al suo altare in un momento di silenzio e, dopo la rituale giaculatoria, gli rivolsi la domanda.

 

         “Cosa trovi di strano, mi disse, in quel plurale? Hai dimenticato che la preghiera insegnata da Gesù comincia proprio con “Padre nostro che sei “nei cieli”? E che gli Angeli, sulla grotta di Betlemme hanno cantato: Gloria a Dio nell’alto dei cieli?”

 

         “Vedi, già stentiamo a capire un cielo, tenendo conto dell’immensità dell’universo. Figuriamoci se i cieli sono tanti!”

 

         “Tu non fai attenzione alla grandezza di Dio. Ti pare che si sarebbe accontentato di un solo cielo? I cieli sono tanti e tutti insieme cantano la sua gloria. Il salmo che hai citato continua: “il firmamento annunzia l’opera delle sue mani “ . Poi il salmista si lascia andare ad  espressioni degne di un grande poeta: Il giorno al giorno ne affida il messaggio, la notte alla notte dà notizia, come se ogni creatura trasmettesse, emanasse, la parola e l’opera del suo artefice”.

 

         “Come parli bene! Ma per me è un linguaggio difficile da interpretare: Durus est sermo iste”.

 

         “Il discorso è duro perché vi ostinate a complicare le cose che Lui ha creato semplici. Anche voi siete stati plasmati semplici. Guarda i bambini! Poi, crescendo, diventate tanto complessi, inventate tante teorie, date delle spiegazioni così assurde alle cose che vi circondano da non capire più nemmeno chi siete. Cercate le verità lontano e non vi rendete conto che siete immersi nella verità. I cieli narrano la gloria di Dio e voi dimenticate di averLo accanto e restate muti. Perché anche gli uomini non danno notizia tra loro della parola e dell’opera di Dio? I cieli non hanno un cuore; voi si. Sapessi quanta gioia provereste se con il vostro cuore parlaste al cuore di Dio! Nella sua grandezza Dio ha un cuore”.

 

         “Il cuore è sempre stato il simbolo dell’amore. Allora vuol dire che Dio ha creato i cieli per amore. O mi sbaglio?”

 

         “Esatto. Dimentichi che Dio vi ha dichiarati eredi. Quindi a ciascuno il suo cielo. Ce n’è uno anche per te.”

 

         “Non ci credo. Con tutte le scorie che mi porto dietro figuriamoci se c’è un cielo anche per me!”.

 

         “Le tue scorie sono le stesse di tutta l’umanità. Dio è venuto tra voi proprio per liberarvi da queste scorie. Voi non riuscite a purificarvi. Lui si. Vuole la vostra salvezza, vuole darvi un cielo. Se così non fosse non avrebbero alcun senso la sua incarnazione ed il suo sacrificio”.

 

         “Anche noi, infondo, vorremmo liberarci dal peso delle nostre incoerenze; come l’Apostolo Paolo, però,  vediamo le cose migliori e scegliamo le peggiori. Come si spiega?”

 

         “Siamo sempre lì; dimenticate di avere accanto una mano forte e sicura e vi intestardite a camminare sciolti, liberi, da soli. Ecco perché scegliete ciò che, poi, vi disgusta e vi rende insoddisfatti. Tendete la vostra mano, tenetela stretta a quella del Buon Dio, camminate con Lui. Lo stesso salmista, più avanti (23) rivolgendosi a Dio dirà: Anche se camminassi in una valle oscura, non temerei alcun male, poiché Tu sei con me. Dio è con voi: volete capirlo?”

 

         “Se riuscissimo a capirlo, il mondo cambierebbe da così a così. Purtroppo quel maledetto Demiurgo ci ha reso tanto pesanti da restare ancorati a questa terra, incapaci, a volte, di guardare il nostro cielo. Un colpo d’ala ci vorrebbe!”

 

         “Ecco, un colpo d’ala. Fatelo una buona volta; alzate la testa, liberatevi dalle scorie che vi trascinate dovunque andiate, siate uomini, creature scelte, elevate alla dignità di figli di Dio; capisci? Figli; dunque eredi di uno di quei tanti cieli di cui parla il salmista”.

 

 

 

Cordiani Carmelo: «QUANTI CIELI, SAN NICOLA? “I cieli narrano la gloria di Dio”, un canto del “Piccolo Coro dell’Antoniano” suscita una certa curiosità: perché si parla di "cieli"? Anche  “Padre nostro che sei nei cieli” e gli Angeli, sulla grotta di Betlemme hanno cantato: Gloria a Dio nell’alto dei cieli”: perché?», Galatro (RC),  12 Gennaio 2011

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