Bloc-notes

OPORTET SEMPER ORARE
(Lc. 18, 1 e sgg.)

Bisogna pregare sempre: chiedere per avere, cercare  per trovare, bussare perché ci sia aperto. E' un rapporto di fiducia con Dio cui siamo chiamati a mantenere. Chi ci libererà dall'angoscia, dalla tristezza, dallo spavento?

 

 

di Carmelo Cordiani

 

         Bisogna pregare sempre. Lo dice Gesù dopo aver parlato del diluvio e della distruzione di Sodoma.

 

Per rafforzare il valore della preghiera, riferisce di quel giudice che non temeva né Dio, né gli uomini, al quale si era rivolto una vedova per avere giustizia sul suo avversario. Ripetutamente aveva rifiutato di accogliere la sua istanza, finché, seccato per la continua insistenza, decise di esaudirla, per non essere più molestato. La metafora si conclude con un preciso riferimento a Dio che non può rimanere indifferente con “i suoi eletti” né “perdere la pazienza” con quelli che chiedono insistentemente. In altra circostanza aveva detto: “ Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto” (Mt. 7, 7) dichiarando un rapporto di fiducia che l’uomo deve continuamente mantenere con Dio.

 

         La fiducia, per essere operativa, comporta un contatto stabile con la persona con cui si instaura questo tipo di rapporto. La preghiera, di cui parla Gesù, si concreta proprio nella continua percezione della sua amicizia, non solo nelle circostanze difficili, ma anche in quelle felici. Nel primo caso si configura la necessità di un soccorso; nel secondo di gratificazione.

 

         E’ quello che dovrebbe intercorrere tra due persone amiche. Gli psicologi parlano di empatia e non deve sembrare un paradosso se tra noi e Dio si stabilisce e si rafforza questo tipo di legame.

 

         Di norma si pensa a Dio come a un essere lontano, da rispettare, da temere, da non offendere. Si è poco convinti che Dio ci sta vicino, ci segue, è partecipe della nostra vita, cammina accanto a noi. Vivere la Sua presenza è PREGARE.

 

         Prima di consegnarsi alle guardie dei gran sacerdoti e dei farisei, Gesù  si reca al di là del torrente Cedron per PREGARE (Gv. 18, 1 e sgg.). La sua anima è triste (Mc. 14,34 e sgg.) tanto da provare spavento e sentire angoscia. Prostrato a terra PREGA il Padre di allontanargli quell’ora pur dichiarando di voler compiere fino in fondo la Sua volontà. Ai tre discepoli che aveva portato con sé, Pietro, Giacomo e Giovanni raccomanda di PREGARE per non entrare in tentazione perché lo spirito è pronto, ma la carne è debole. Sono i momenti bui della nostra esistenza; momenti in cui solo la vicinanza a Dio, la PREGHIERA, può sostenerci. Sono i momenti di smarrimento, quando la nostra mente è affollata dai tanti “Perché?” che rimangono senza risposta, ma che possono trovare uno spiraglio di luce nella PREGHIERA. Dopo aver PREGATO Gesù è pronto per il sacrificio. Ai suoi dice: “Alzatevi! Andiamo!” (Mc. 14,42).

 

         La PREGHIERA si rappresenta come forza perché in essa sentiamo la presenza di un alleato invincibile che ci conduce per mano, che ci sostiene anche quando ci mette alla prova. Nella PREGHIERA che Gesù ci ha insegnato (Mt. 6,9 e sgg.) si prega il Padre perché non ci metta alla prova ( la parola "peirasmòn" vuol dire prova e non tentazione!), ma è preceduta da una precisa dichiarazione: “Sia fatta la tua volontà”, proprio come si esprime Gesù nell’orto del Getsemani. PREGARE è, appunto, rimanere con Dio, qualunque sia la nostra condizione. PREGARE è tenere sempre accesa la lampada della nostra fede. E se tende a spegnersi perché oppressi dalle tante avversità rivolgiamoci a Gesù come il padre del giovane indemoniato e ripetiamo forte: “Io credo! Vieni in aiuto della mia mancanza di fede” (Mc. 9,24).

 

 

 

Cordiani Carmelo - Riflessioni: «OPORTET SEMPER ORARE  (Lc. 18, 1 e sgg.). Bisogna pregare sempre: chiedere per avere, cercare  per trovare, bussare perché ci sia aperto. E' un rapporto di fiducia con Dio cui siamo chiamati a mantenere. Chi ci libererà dall'angoscia, dalla tristezza, dallo spavento?», Galatro (RC),  16 Ottobre 2010

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