Bloc-notes

In memoria di Domenico Pisano

DOMENICO UN ANNO DOPO

Gli stringevamo le mani. Sentiva il nostro calore e rispondeva con tutta la forza che gli era rimasta. Ci accorgemmo d'averlo perso quando provò a sorridere e le sue mani rimasero inerti nelle nostre

 

 

Carmelo Cordiani

           

            Si parlava insieme della serenità con cui Domenico ci ha lasciati il ventitrè aprile dello scorso 2009. Pino e Carmelino erano accanto al suo letto. “Gli stringevamo le mani. Sentiva il nostro calore e rispondeva con tutta la forza che gli era rimasta. Ci accorgemmo d'averlo perso quando provò a sorridere e le sue mani rimasero inerti nelle nostre.”

 

            Dopo l’esperienza di Lourdes Domenico era totalmente cambiato. Si era iscritto al corso di barelliere con l’impegno di dedicarsi agli ammalati nel pellegrinaggio del 2010. Non ce l’ha fatta. Eppure ero convinto che la Bella Signora avrebbe portato a termine il suo intervento. Quel segno del “grande freddo” di cui mi aveva parlato, dopo aver bevuto l’acqua accanto alla grotta di Massabielle, per me era l’inizio di un nuovo percorso di vita. Ma il vero segno era il suo cambiamento dentro perché, come mi aveva confidato, quella notte in cui era rimasto a tu per tu con la Madonna, Le aveva raccontato tutta la sua vita e Le aveva affidato tutte le sue speranze. Un domani diverso, denso di generosità, di solidarietà con chi soffre, di entusiasmo. Sapeva di portarsi dentro un “alieno”, ma si sentiva più forte del male che lo sgretolava. Lui giovane, robusto, alto quasi due metri, una vera quercia incurante delle bufere che sferzano la vita di tutti.

 

            Lo ricordo nelle serate d’estate, quando insieme all’amico-amico Carmelino, correva sulla strada che conduce alle terme di Galatro. Si fermava alla fontana per rinfrescare le sue mani, bagnarsi il volto sudato e riprendere la corsa con lena ed ironia. Aveva già subito un intervento, ma sembrava voler sfidare il suo male. “Sono più forte di te, vedrai”! Non si sbagliava perché è forte anche chi sa perdere  e sa morire. Era sereno perché sapeva di andare incontro alla luce, dove abitano gli animi grandi, quelli che in poco tempo hanno dato il meglio di sé.

 

            Nell’ultimo spazio della sua esistenza aveva spento il suo telefonino. Non per rompere con gli altri, per occuparsi a tutto campo del suo appuntamento. Forse pregustava la dolcezza del cielo dove lo attendevano i giovani che l’amore di Dio, per noi incomprensibile, preferisce. Non ci è concesso di conoscere il profondo mistero che ci avvolge, né quando e come sarà la nostra fine. Soltanto la fede, quella che smuove le montagne, può aprire uno squarcio e farci intravedere qualcosa. Ma è poco, perché il nostro cuore si frantuma quando una parte della nostra vita se ne va.

 

            Carmelino mi ha detto di aver trascorso la pasquetta al cimitero. Accanto a Domenico.

 

Cosa possono dirsi due amici dei quali uno solo ha la parola? Si raccontano le stesse cose, le esperienze vissute insieme, gli entusiasmi, le amarezze, le speranze, le delusioni, i momenti felici condivisi. Non c’è rassegnazione che tenga. Te ne vai vuoto come quando ti presenti davanti al marmo freddo dove deponi un fiore ed accendi un lumino. Le parole che il tuo amico non può dirti te le porti dentro, le senti, sono vere, reali, perché nel cielo non si dicono menzogne, non si inganna nessuno. La verità è là, accanto a Dio che si circonda di giovani esistenze strappate ai nostri affetti. Ma Lui è la vera vita. La nostra è solo un piccolo segmento tanto fragile da spezzarsi in qualunque momento del giorno o della notte.

 

            Un anno!Tanto per noi, un nulla per gli eterni. E Domenico è un eterno che rimane giovane, forte, spensierato come lo abbiamo conosciuto e vogliamo bene.

 

 

Domenico Pisano a Lourdes,  Settembre 2009

 

 

Cordiani Carmelo - Bloc-notes: «In memoria di Domenico Pisano. DOMENICO UN ANNO DOPO. Gli stringevamo le mani. Sentiva il nostro calore e rispondeva con tutta la forza che gli era rimasta. Ci accorgemmo d'averlo perso quando provò a sorridere e le sue mani rimasero inerti nelle nostre», di Carmelo Cordiani, 20 Aprile 2010

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