Bloc-notes

CARLETTO

 

Carmelo Cordiani

di Carmelo Cordiani

Di quel giorno Carletto ricordava tutto: la gente accorsa a casa sua, le sorelle grandi che si strappavano i capelli, il padre che lo teneva stretto a sé dicendogli che la mamma era andata in Cielo. E si chiedeva come fosse il Cielo, se anche lì la sua mamma piangeva come gli ultimi giorni, se quel dolore che la faceva piangere le era passato, se lo sentiva quando non poteva fare a meno di chiamarla. Nessuno gli rispondeva chiaro.

Anche Don Pietro gli faceva capire che è molto difficile spiegare le cose che non si vedono, dire come stava la sua mamma in Cielo, quando era stato proprio lui ad accompagnarla al cimitero, a benedire con l’acqua santa la cassa che era stata murata nella cappella.

Era solo sicuro che in Cielo non si può soffrire e che le mamme, dal Cielo, continuano a voler bene ai figli piccoli.

Quando le mamme si sentono morire soffrono tanto, ma, poi, tutto è diverso perché l’anima, senza il corpo è leggera ed è vicina  ai suoi cari senza farsi vedere. Questo gli diceva Don Pietro.

Se solo avesse potuto vederla un momento! Anche per un minuto, per convincersi che il dolore le era passato veramente, come diceva Don Pietro!

Ricordava che il giorno prima di morire lo aveva fatto chiamare e se l’era tenuto un bel pezzo accanto al letto, Non gli aveva detto niente, non riusciva a dirgli niente, con gli occhi chiusi ed il respiro pesante. Durante quel tempo, però, aveva smesso di lamentarsi e Carletto pensò che tutto fosse finito e che sua mamma fosse guarita. Poi lo mandò a giocare e, dalla strada, Carletto sentì la mamma gridare dal dolore

Dopo appena tre mesi, il giorno dei morti, andò con le sorelle ed il padre ad accendere i lumini e mettere i fiori alla mamma. Quanta gente, quel giorno! I morti erano proprio tanti. La sua mamma non era sola, in Cielo.  Se soffriva lei anche tanti altri soffrivano; e questo non poteva essere vero perché Gesù non può far soffrire tanta gente. Aveva sentito dire che Gesù è buono; chi è buono non può far star male la gente.

Poi si accorse di una giovane donna che aggiustava i fiori su una tomba piccola e si avvicinò. La donna lo guardò senza parlare. Nessuno parlava, quel giorno, La gente stava muta e piangeva.

“Anche i bambini possono morire” si disse. “Anche i bambini vanno in Cielo”. E pensava a come sarebbe bello se anche lui fosse morto insieme alla sua mamma, per starle vicino, per chiamarla e sentirla rispondere. Aveva dimenticato la sua voce e aveva tanta voglia di riascoltarla. Aveva anche un confuso ricordo dei suoi lineamenti. Ricordava il colore degli occhi, azzurro, e i capelli un po’ grigi. Il resto si perdeva anche quando chiudeva gli occhi.

Guardò ancora la giovane donna che accendeva un lumino e muoveva le labbra come se stesse parlando con quel cumulo di terra. E pensava che lei aveva tanta voglia di sentire la voce di suo figlio quanta ne aveva lui di sentirsi chiamare “Carletto” da sua madre.

Le rivolse due sole parole: “Cosa dice?”.

“Sto parlando con mio figlio. Mi ascolta, sai. E mi risponde; io lo sento, perché i morti parlano. Non è vero che sono morti; parlano. Io parlo sempre con mio figlio e me lo sento vicino. Gli dico tutto quello che voglio. Quello che gli dicevo quando me lo tenevo accanto, quando mi faceva i dispetti, quando si sentì tanto male da chiudere gli occhi. E la sera devo dirgli che è tardi, che è ora di dormire, perché mi sento stanca e lui continua a parlarmi. Ma tu, cosa fai qui?”

“C’è la mia mamma, lì, nella cappella. Ho portato anch’io fiori e lumini”.

Gli occhi della giovane donna si illuminarono e Carletto si sentì una mano tra i capelli. Non fece caso alla giovane donna che aveva ripreso il suo discorso e nemmeno alla gente che gli stava attorno. La mano si fermò e Carletto capì.

“Hai ragione, mamma. Come potevi dimenticare il tuo Carletto?”.

Cordiani Carmelo: «CARLETTO. Di quel giorno Carletto ricordava tutto: la gente accorsa a casa sua, le sorelle grandi che si strappavano i capelli, il padre che lo teneva stretto a sé dicendogli che la mamma era andata in Cielo. E si chiedeva come fosse il Cielo, se anche lì la sua mamma piangeva come gli ultimi giorni, se quel dolore che la faceva piangere le era passato, se lo sentiva quando non poteva fare a meno di chiamarla. Nessuno gli rispondeva chiaro» 24.01.2002, Galatro

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