CISS Torino

OMELIA NELLA MESSA DEL PATRONO SAN GIOVANNI BATTISTA
 

 Severino Card. Poletto

    Arcivescovo di Torino

Cattedrale Torino, 24 Giugno 2009

 

 

Premessa

a)        Questa è la decima volta che ho la gioia di incontrarmi con voi per la celebrazione della solennità del nostro Santo Patrono, San Giovanni Battista. Per me questa è un’occasione unica nel suo genere, non solo per incontrare moltissimi fedeli che partecipano a questa Eucaristia, ma anche per vedere presenti tutte le Autorità civili e militari, alle quali desidero rendere omaggio ringraziando per la presenza e nello stesso tempo offrendo loro e a tutti i presenti un messaggio che, come vostro Arcivescovo, sento di dovere rivolgere in questa giornata a tutta la città di Torino.

b)        La celebrazione della Festa del Patrono non può ridursi a semplice coreografia, come purtroppo vedo sottolineare da certi giornali, dove l’aspetto religioso è ignorato e perfino accostato ad antichi riti ancestrali che nulla hanno da spartire con la fede. Mi pare invece doveroso ribadire che da questa Festa dobbiamo sentirci stimolati a metterci in discussione nei confronti del problema di Dio e con le verità che Egli ci ha rivelato, specialmente per mezzo di Gesù Cristo.

Considero un atto di coerenza con la nostra presenza qui l’accettare di mettere le nostre persone a confronto con i valori proposti dalla fede cattolica, evitando il rischio di chiudere la riflessione e la ricerca illudendoci di aver trovato un significato compiuto alla nostra vita escludendo le risposte che Dio offre alle nostre persone sui più gravi interrogativi dell’esistenza umana, sui quali, per dirla con Norberto Bobbio, la nostra sola ragione non arriva a dare risposte convincenti e si sente inadeguata.

c)        Senza forzature nei riguardi della libertà di ciascuno desidero dirvi che, come credente e vostro Vescovo, sento affascinante il compito che il Signore mi affida di sottolineare che sono vere e consolanti per tutti, anche se non ci pensiamo, queste parole di Dio che abbiamo sentito dal profeta Isaia: “Il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fin dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome” (Is 49, 1). Non siamo perciò al mondo per caso, ma perché voluti da una precisa e personale scelta d’amore di Dio Padre, che ha quindi su ciascuno di noi un suo progetto specifico finalizzato alla salvezza eterna, alla quale facciamo bene farci un pensierino, perché nessuno di noi rimarrà qui per sempre.

1.     Il Patrono ci ricorda una storia di fede

Non è pensabile che i nostri padri abbiano scelto Giovanni Battista come Patrono della nostra città senza un motivo. Egli è considerato l’anello di congiunzione tra l’Antico e il Nuovo Testamento, perché a Lui è stato affidato il compito di indicare la Persona di Gesù già presente nel mondo come il Messia atteso da secoli, per cui quanti desiderano misericordia e salvezza non la devono cercare da altri, ma soltanto da Lui, unico e vero Salvatore. Diceva infatti Giovanni alle folle: “Io non sono il Cristo! … In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo” (Gv 1, 20.26-27). E un giorno “fissando lo sguardo su Gesù che passava disse: «Ecco l’Agnello di Dio!»” (Gv 1, 36). Perciò è Lui che toglie il peccato del mondo, è a Lui che dovete guardare, è Lui che dovete seguire. Di qui si comprende perché i nostri padri hanno scelto questo Patrono, che è la stessa ragione per la quale noi ora siamo qui. Giovanni ci indica l’orientamento da dare alla nostra vita: guardare a Gesù e camminare dietro di Lui.

2.       Giovanni Battista voce profetica

Quando nacque il Battista, vedendo i segni e i prodigi che hanno accompagnato questo evento  la gente si domandava: “Che sarà mai questo bambino?” (Lc 1, 66). Che cosa Dio vuole comunicare attraverso questa persona, che fin dalla nascita si presenta circondata da eventi così prodigiosi?

La risposta la troviamo nel Vangelo stesso: questo bambino sarà un “Profeta”. Suo padre Zaccaria nel suo famoso cantico, “Il Benedictus”, dirà di questo suo figlio: “E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo, perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade” (Lc 1, 76). E Gesù stesso dirà di Lui: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? … Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta” (Lc 7, 24.26). “Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce” (Gv 5, 35).

Giovanni, come lampada splendente, ha avuto il compito di rendere testimonianza alla verità su Gesù, come Messia e Figlio di Dio. Oggi molti di noi stanno per troppo poco tempo sotto questa luce e continuano a non riconoscere l’esistenza e l’amore del Signore, anche se non mancano coraggiosi testimoni della fede impegnati nei più diversi ambiti di vita.

3.     Torino davanti al Patrono - Profeta

Noi desideriamo essere raggiunti dalla luce soprannaturale del nostro Patrono ed ascoltare la sua voce profetica. Profeta è colui che parla a nome del Signore, per cui le sue parole sono importanti perché vengono dal Signore.

Ascoltiamo perciò il suo messaggio attualizzato sull’oggi della nostra città

Chi è Giovanni Battista per noi, oggi?

a)     Profeta di verità:

·        Verità su Dio e sul suo Figlio Gesù, del quale un giorno rese questa testimonianza: “Io non lo conoscevo, ma proprio chi mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: «Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è Lui che battezza nello Spirito Santo». E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio” (Gv 1, 33-34).

·        Verità sull’uomo, su di noi e sui veri valori della nostra esistenza, che vanno oltre la storia terrena.

·        Verità sull’intera vita sociale che deve procedere fondata sulla solidarietà, facendosi carico dei problemi di tutti: “Un giorno le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto»” (Lc 3, 10-11).

b)     Profeta di giustizia:

·        Sfida i potenti del suo tempo negando loro il diritto di fare qualunque scelta in base alle loro idee personali, dimenticando il dovere di cercare il bene comune. Su tutti incombe il dovere di fare solamente quello che è giusto.

·        Difende la stabilità e santità della famiglia e non teme di affrontare il re Erode dicendogli apertamente: “Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello” (Mc 6, 18).

·        Ed infine subisce la vendetta di Erodiade, muore decapitato pagando così un prezzo altissimo per il coraggio dimostrato nel condannare un grave disordine morale.

c)      Profeta di speranza per la nostra città:

Sono sicuro che il nostro Patrono protegge la nostra città, ma vuole che ciascuno faccia la sua parte. Nessuno può lavarsi le mani in modo pilatesco e, di fronte alla grave situazione di crisi che ci sovrasta, dire: “Non tocca a me”. Anche Caino cercò di scusarsi di fronte a Dio che gli chiedeva conto dell’uccisione di Abele: “Sono forse io il custode di mio fratello?” (Gen 4, 9).

Tutti dobbiamo fare la nostra parte senza delegare ad altri le nostre responsabilità.

Stiamo vivendo una fase difficile della nostra storia sotto molti aspetti:

·        Si allarga sempre più una situazione di reale povertà per molte persone e famiglie. Questo richiede solidarietà, ma anche una capacità di lettura obiettiva delle cause per rimuovere le situazioni che hanno creato tante ingiustizie. La giustizia viene prima della carità. La Chiesa di Torino è in prima linea, come sempre, sul versante della carità, ma quando la povertà è frutto di ingiustizia allora le Istituzioni civili, governative, imprenditoriali, sindacali, ed ora in particolare gli Istituti bancari, devono non solo rimboccarsi le maniche senza perdere tempo, ma anche fare un serio esame di coscienza per verificare se non si sia permesso che gli interessi di parte prevalessero sul bene comune.

·        La crisi che sta strozzando il mondo del lavoro, soprattutto manifatturiero, e che mette in grave difficoltà intere famiglie togliendo speranza per progettare il futuro a molti giovani, richiede interventi urgenti e responsabili non solo per rilanciare le grandi, medie e piccole imprese, ma anche per garantire a tutti, compresi i molti lavoratori precari che hanno perso il lavoro, qualche forma di sostegno economico attraverso l’allargamento della possibilità di usufruire dell’aiuto degli ammortizzatori sociali.

·        Chi ha avuto dai cittadini investiture politiche ad ogni livello deve sentirsi in prima linea per superare questa autentica calamità. La politica deve essere considerata una missione, non una sistemazione. Chiedo a quanti fanno la scelta dell’impegno politico di vivere questo impegno non finalizzato a convenienze personali, di questo o quello schieramento, ma come un vero servizio per il bene di tutta la collettività.

·        Questo è il momento di rilanciare la speranza. Torino ha già dimostrato altre volte di essere città “laboratorio”, capace di contribuire in modo importante alla ripartenza dell’Italia, ma questo a condizione che tutte le parti sociali si accordino per cercare convergenze più che contrapposizioni, abbandonando ogni preclusione ideologica.

Siamo qui a pregare. Tutti dovremmo riconoscere con umiltà e sincerità che sempre, ma soprattutto in questo periodo, abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio. La nostra è una città ricca di fede. Il mio pensiero, sostenuto da fiducia e preghiera, va in questo momento a tutte quelle persone che vivono una situazione di buio spirituale o di dubbio, anche se sono convinto che in tutti rimane una certa ricerca di Dio, che mai ci abbandona lungo la strada della vita. L’umiltà di riconoscere i nostri limiti ed aprirci perciò all’ascolto del Signore, accettando le regole di vita che Egli ci propone, è l’unica condizione perché l’amore e la giustizia trionfino su ogni forma di egoismo.

Conclusione

Pensando a Giovanni Battista, alla sua nascita e alla sua morte, si potrebbe fare un accostamento fra le due esperienze che alla fine della sua vita si sono in un certo senso sincronizzate: la danza e il martirio. Ci sono persone che vorrebbero interpretare l’esistenza come una perenne danza di divertimento illimitato, mentre molti devono fare i conti con la sofferenza, le croci e prove anche gravi. Penso soprattutto ai tanti giovani che si illudono che notti intere dedicate al divertimento, spesso misto a disordini di ogni genere, diano un valore in più alle loro persone. Nessuno si creda al di sopra delle regole, come ha fatto Erode, perché così si finisce col preferire su un vassoio la testa di un profeta piuttosto che riconoscere le proprie miserie morali. San Giovanni ci chiede oggi di riflettere se non sia il momento di cambiare certi nostri stili di vita, che la stessa crisi economica ci spinge a progettare con una maggiore sobrietà e solidarietà.

Il mio atto di amore per Torino, che oggi rinnovo con grande sincerità, è l’impegno personale che metto ogni giorno per portare con la mia preghiera e la mia azione pastorale quel supplemento d’anima senza la quale non arriveremo mai a vivere nella giustizia e nella pace. Buona festa a tutti!

 

 

Severino Card. Poletto. Arcivescovo di Torino: «OMELIA NELLA MESSA DEL PATRONO SAN GIOVANNI BATTISTA».  Cattedrale Torino, 24 Giugno 2009

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