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           di Vito
          Piepoli, 
          Responsabile Centro Internazionale Studi Sturzo  -
          Torino 
  
           
           
          Come
          globalizzare il buon capitalismo” 
           
          La conferenza si terrà ad Ivrea , sabato 23 febbraio 2002
          alle ore 18 
          L’Istituto
          Salesiano Cardinal Cagliero, di via San Giovanni Bosco n 60,
          ospita la conferenza del dott. Giovanni Palladino,
          presidente del Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo che
          ha la sede centrale in Roma 
           
           
          La parola sempre meno fumosa che è
          <<globalizzazione>>, può essere tradotta in
          qualcosa che sia sempre più vicina al modo di sentire dei
          cittadini del mondo. E’ fatta di viaggi, di turismo, di
          flussi migratori, di commercio di beni e servizi, di
          movimenti di capitale, di spostamenti di produzione da un
          continente all’altro, di flussi d’informazione, di
          scambi di tecnologie e di conoscenza, di contaminazioni
          culturali. Ma anche di omologazione, di superpoteri, di
          rischi per la privacy, di capitalismo americanizzato, di
          banche orientate alle borse e non viceversa, di turismi
          senza limite di massa, di fusioni ad ogni costo, di
          obbedienza all’americanizzazione del mondo. L’argomento
          è quanto mai attuale e dibattuto nelle cronache economiche
          di oggi. 
           
           
           
          Geminello
          Alvi,
          MERIDIANO dal CorrierEconomia, 11 febbraio 2002  
           
          "La
          si chiamava è pur vero, in altro modo: globalizzazione - Ma
          appunto perché s’era distaccata dall’America, così
          tanto da divenire il principio unificante dell’economia
          mondiale, l’entità superiore che la plasmava. E la
          meraviglia allora non era tanto la crescita della
          produttività in USA o delle Borse, ma l’entusiasmo con
          cui proprio tutti ovunque cedevano a qualunque frenesia
          venale. Per non dire del masochismo con cui le èlite
          dell’Europa parevano desiderare solo di obliarsi, e si
          sentivano già Use, con la e, creavano un simil dollaro
          europeo, l’euro. Ma oggi?….Dopo la caduta del Nasdaq, le
          torri crollate, il caso Enron, la rovina Argentina, tutto si
          colora in altro modo. Impossibile fare finta di niente,
          consolarsi con i dati del Pil americano dell’ultimo
          trimestre, puntare sulla Cina. E’ il principio
          unificante che s’è confuso ovunque."  
           
           
           
          Ma si può pensare di misurare se la globalizzazione
          migliora o peggiora la nostra vita? Anche in questo qualcuno
          si è cimentato. La società di consulenza At 
          Kearney e la rivista americana Foreign Policy
          hanno provato a calcolare per 65 paesi, prima il grado di
          integrazione nell’economia globale, secondo una serie di
          indici economici, tecnologici, di impegno politico, di
          mobilità e poi ad incrociare questo con il tasso di felicità
          dei loro abitanti. Ne risulta che << i
          paesi che hanno una larga porzione della popolazione che si
          descrive felice o molto felice tendono ad essere i paesi più
          integrati nella globalizzazione>> spiegano
          i ricercatori. 
           
           
           
          Ecco ma cosa dice a riguardo del benessere nei vari paesi,
          il nostro Centro Studi, nella voce ufficiale del suo
          presidente e prossimo conferenziere d’Ivrea: 
           
           
           
          Giovanni
          Palladino,
          da
          RINASCIMENTO POPOLARE n.1/2002, rivista organo ufficiale del
          Centro Internazionale Studi Sturzo – Roma 
           
          “Là
          dove le doti della creatività, dell’iniziativa e del
          gusto per il rischio produttivo sono state ben curate ed
          incentivate, la società civile è progredita. Là dove il
          potere assoluto dello Stato o dei pochi “soggetti” ha
          invece continuato ad opprimere i tanti “oggetti”, la
          società è rimasta vittima dell’ignoranza diffusa e
          quindi della povertà e dell’ingiustizia sociale.
          Purtroppo in gran parte del mondo pessimi governanti hanno
          prevalso troppo a lungo sui governati, più sudditi che non
          persone libere. Di qui il modesto sviluppo sul tessuto della
          società. Oggi appena il 20% della popolazione mondiale vive
          decentemente. Ma l’indecenza in cui vive ancora l’80%
          della popolazione mondiale non è tanto da imputare alla
          “malvagità dei paesi ricchi quanto al fallimento dei
          sistemi di governo adottati dai paesi poveri. Sistemi per lo
          più ancora sprovvisti di libertà politica e di libertà
          economica.” 
           
           
           
          Ricordiamo che il dott. Palladino opera da 34
          anni nel mondo finanziario e previdenziale ed è stato
          direttore dell’Area Finanza e Diritto Impresa della
          Confindustria. E’ presidente di Arca Vita
          International e membro del consiglio di amministrazione
          della Merill Lynch Mercuri Asset Management Sgr e di Arca
          Network Sim. E’ autore di “Fondi pensione verso il
          2000” e di “Non vivrai di solo INPS” editi da Il
          sole24ore. E’ stato amministratore delegato di Studi
          Finanziari S.p.A. del Gruppo Fideuram. Il suo precedente
          appuntamento locale si è svolto a Torino nel mese di giugno
          in una giornata studio promossa dal 
          Gruppo Giovani Imprenditori presso il Centro
          Congressi  dell’Unione Industriale. “Il capitalismo
          moderno esige trasparenza” era l’argomento da
          sviluppare alla presenza del presidente dei Giovani
          Imprenditori, Maurizio Cassano, del presidente dell’Unione
          Industriale, Andrea Pininfarina 
          e del politologo Luttwak. E’ figlio del fu
          professor Giuseppe Palladino, esecutore testamentario di don
          Luigi Sturzo. 
           
           
           
          Ecco ma dopo il caso Enron scoppiato in questi
          giorni, si riparla giustamente di capitalismo buono e
          cattivo. La storia del diverso modo di fare capitalismo è
          vecchia però come il mondo. Nella conferenza si parlerà
          infatti di come globalizzare il buon capitalismo. Il gruppo
          texano guidato da Kenneth Lay invece è crollato in
          uno scandalo che va dalla cattiva gestione della contabilità
          truccata, a fatturati gonfiati, a debiti nascosti, a
          prestiti ai propri clienti, a strumenti finanziari troppo
          sofisticati per essere capiti. Il caso scuote la reputazione
          del modello capitalistico Usa, si parla infatti di sindrome
          Enron sull’economia globale. Purtroppo dietro il gruppo
          texano operava un sistema di top manager, revisori, banche,
          analisti e gestori che ha creato la maggiore bolla
          speculativa della storia. 
           
           
           
          a Wall Street  oggi
          la raccontano così: 
           
          Capitalismo tradizionale – Avete
          due mucche. Ne vendete una e comprate un toro. Il vostro
          allevamento si moltiplica e l’economia cresce. Vendete i
          capi e ritirate il denaro. 
           
           
          Capitalismo
          Enron –
          Avete due mucche. Di queste ne vendete tre alla vostra
          società quotata in Borsa, usando lettere di credito aperte
          in banca da vostro cognato, poi eseguite un debt-equity swap
          con associata una offerta generale in modo da avere indietro
          le quattro mucche, con una esenzione fiscale per cinque
          mucche. Trasferite i diritti sul latte delle sei mucche,
          attraverso un intermediario, a una società di Cayman Island
          posseduta segretamente dall’azionista di maggioranza cioè
          da voi. Che poi rivendete i diritti di tutte le sette mucche
          alla vostra società quotata in Borsa. Il bilancio della
          vostra Enron-società, quotata, dice che avete un asset di
          otto mucche, con un’opzione per una in più. 
           
          Pertanto, il sottotitolo della conferenza d’Ivrea,
          può benissimo essere “La Globalizzazione è positiva 
          se ben governata”. Riportiamo un passo del
          nostro ispiratore, Luigi Sturzo del ben 1928, sul fenomeno
          della <<Globalizzazione>>, affrontato con
          lungimiranza e chiarezza ! 
           
           
           
          Luigi
          Sturzo,
          da Opera Omnia, 1928 - vol.II – Zanichelli Editore 
           
          “Alcuni
          hanno il timore della potenza enorme che ha acquistato e
          acquista sempre più il capitalismo internazionale che,
          superando confini statali e limiti geografici, viene quasi a
          costituire uno Stato nello Stato. Tale timore è simile a
          quello per le acque di un fiume; davanti al pericolo di uno
          straripamento, gli uomini si sforzano di garantire città e
          campagne con canali, dighe e altre opere di difesa; nel
          medesimo tempo lo utilizzano per la navigazione,
          l’irrigazione, la forza motrice e così via. Il grande
          fiume è una grande ricchezza, ma può essere un grave
          danno: dipende dagli uomini, in gran parte evitare questo;
          quello che non dipende dagli uomini è che il fiume non
          esista. Così è del grande fiume dell’economia
          internazionale. La sua importanza moderna risale alla grande
          industria del secolo scorso: il suo sviluppo, attraverso
          invenzioni scientifiche di assai grande portata nel campo
          della fisica e della chimica, diverrà ancora più
          importante, anzi gigantesco, con la razionale utilizzazione
          delle grandi forze della natura. Nessuno può
          ragionevolmente opporsi a simile prospettiva: ciascuno deve
          concorrere ad indirizzare il grande fiume verso il vantaggio
          comune. (…) Contro l’allargamento delle frontiere
          economiche dai singoli stati ai continenti, insorgono i
          piccoli e grandi interessi nazionali, ma il movimento è
          inarrestabile: l’estensione dei confini economici precederà
          quella dei confini politici. Chi non sente ciò, è fuori
          della realtà.” 
           
           
           
          Il
          processo di globalizzazione quindi è inarrestabile. Dipende
          dagli uomini di buona volontà e di buona cultura renderlo virtuoso.
          Non è un caso, e noi lo riprendiamo volentieri, che nelle
          cronache economiche di oggi che parlano di globalizzazione
          vi è anche  Corrado Passera che tra l’altro partecipa da
          anni ai vertici del  World Economic Forum, è dunque in una
          posizione privilegiata per osservare e misurare le vicende
          della globalizzazione. In sostanza Passera ritiene che i
          problemi drammatici che sono esplosi negli ultimi mesi
          possano essere affrontati e che, anzi, si stia iniziando a
          farlo e che la globalizzazione andrà avanti, nonostante i
          colpi che, spesso, subisce dallo stesso capitalismo, come
          nel caso Enron. Il problema è rappresentare davvero punti
          di vista e interessi ampi, non solo quelli di paesi maggiori
          e più potenti.   
           
           
           
          Corrado Passera
          
          – Amministratore Delegato Poste Italiane- dal
          CorrierEconomia – 11 febbraio 2002 
           
          “No,
          la  globalizzazione non è in discussione. Sono in
          discussione, giustamente, le modalità attraverso le quali
          la globalizzazione si realizza. (….) Io ho letto il caso
          Enron sin dall’inizio come un caso di delinquenza, di
          quelli che possono accadere ovunque. Ma non è così che è
          stato vissuto negli Stati Uniti: gli americani lo stanno
          vivendo come un sintomo di una malattia più diffusa. (….)
          Sicuramente è qualcosa che deve evolvere. La misurazione
          del valore creato da un’impresa non può essere solo la
          capitalizzazione di Borsa. Il valore si misura nel medio
          periodo e le aziende che si sentono responsabili anche
          del loro bilancio sono quelle di cui il sistema ha più
          bisogno.” 
           
           
           
          Ecco
          ma lasciamo che ci si addentri nello specifico, su questo
          punto o su altri, che il nostro relatore dott. Palladino
          riterrà di dover sviluppare, nella sua ormai prossima
          conferenza, chiudendo il comunicato stampa su una
          riflessione che giustifica l’attività e gli scopi del
          C.I.S.S. 
           
           
           
          Ci
          sembra si possa ben dire che il buon capitalismo prevarrà
          se governanti e governati riusciranno a costruire canali
          scorrevoli, dighe solide e altre opere di difesa contro le
          avversità causate dai comportamenti irrazionali e quindi
          immorali degli esseri umani, comportamenti che comunque
          esisteranno sempre. Si tratta di ridurli ed isolarli
          gradualmente nel tempo per neutralizzare i loro effetti
          negativi. Alla base di tutto c’è quindi un problema
          culturale. Oltre a sostenere che “il crimine non paga”,
          bisogna convincersi e convincere che i comportamenti
          razionali e quindi morali fanno bene a tutta la società
          civile. 
           
           
           
          Per
          questo il C.I.S.S. promuove e gestisce tutte le iniziative
          che ritiene necessarie per diffondere la Dottrina Sociale
          della Chiesa ed il popolarismo sturziano, che ad essa si
          ispira: l’organizzazione di conferenze, dibattiti,
          seminari, gruppi di studio e di ricerca, con particolare
          riferimento a temi economici e sociali. Inoltre cura, in
          proprio o in collaborazione con altri, l’edizione di
          pubblicazioni, occasionali o periodiche, su temi connessi ai
          suoi obiettivi statutari. E’ un’associazione culturale
          indipendente, senza alcun legame con partiti politici e
          senza fini di lucro. Organo ufficiale del Centro è la
          rivista “RINASCIMENTO POPOLARE”. Ricordiamo che è
          disponibile anche il sito internet www.centrosturzo.it. 
           
           
          
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