15/02/2009, Intervento
BRASILE
Intervento di Julián Carrón.
Palazzetto dello sport di Ibirapuera
Julián Carrón
Julián Carrón:
«Non avrei quasi nulla da dire, dopo quello che abbiamo
osservato negli amici che hanno parlato prima, poiché per noi il
cristianesimo è ciò che vedete davanti ai vostri occhi; persone
cambiate, con un’intensità di vita che nessuna di esse avrebbe
mai potuto immaginare. Questo è il cristianesimo, non è per
persone pie, per persone che non hanno più niente da fare nella
vita; è qualcosa per persone che vogliono vivere più
intensamente. Ma affinché il cristianesimo possa sfidare così la
vita è necessario che esistano persone, persone che lo vivano in
questo modo: come testimonianza! Testimonianza dell’intensità di
vita che Cristo ha introdotto nella storia. E quando una persona
se ne rende conto può soltanto desiderare di farne parte.
Quando insegnavo dicevo ai miei studenti che la comunicazione
del cristianesimo avviene per “invidia”. Una persona vede
un’altra persona che vive con un’intensità, con una gioia, con
un gusto che anche lei vorrebbe avere. Per questo siamo qui,
perché abbiamo trovato tutto ciò, e io ho incontrato un uomo che
viveva così. Si chiamava don Luigi Giussani, e ha introdotto
nella vita una febbre, una passione che faceva nascere in tutte
le cose, le cose quotidiane, un’intensità sconosciuta.
Trasformava le cose quotidiane, le cose noiose, in una storia
appassionata. È per questo che ne sono rimasto affascinato
quando l’ho incontrato. Sono rimasto impressionato da quell’intensità
di vita che il cristianesimo donava, e che prima non conoscevo.
Da allora, don Giussani ha cominciato a far nascere in me una
simpatia per la mia umanità, per i miei desideri, per le mie
passioni. Diceva che il Movimento sembrava simpatico alle
persone proprio per questa valorizzazione dei desideri più
profondi di cui siamo fatti. Perché nessuno li prende sul serio,
i nostri desideri più profondi. Da quando l’ho incontrato ho
iniziato ad amare i miei desideri, ad amare la mia umanità, ad
amare la mia passione per la vita. I miei desideri diventavano
il criterio per giudicare tutto, perché nessuno mi prendesse in
giro, perché nessuno mi ingannasse, dato che tutti volevano
darmi una risposta, ma nessuna era all’altezza dei miei
desideri. Mi sono lanciato nella vita come in un’avventura, per
scoprire che cosa rispondesse ai desideri che esplodevano nel
mio cuore. Da allora non ho più avuto paura dei miei desideri,
non ho mai avuto paura della mia umanità, dell’infinità dei miei
desideri. La mia umanità, invece di essere un nemico nel
tentativo di raggiungere la felicità, era la mia alleata, che mi
spingeva sempre a cercare quello che mi rendeva felice.
Questa umanità presa così sul serio mi ha fatto scoprire chi era
Cristo, poiché per scoprire Cristo, per scoprire il valore di
Cristo per la propria vita è necessaria questa umanità. Le
pietre non si meravigliano né si commuovono per la bellezza
delle montagne. Chi è come una pietra, chi non ha questa
umanità, chi non ha questi desideri, chi non ha questa passione
per la vita, non può scoprire chi è Cristo. E non può neppure
emozionarsi davanti al suo ragazzo o alla persona che ama o a un
tramonto: non gli piace niente. Niente lo entusiasma, niente lo
appassiona: la vita è un tedio insopportabile. Cristo si è fatto
carne, si è fatto uomo per risvegliare tutta la nostra passione
per la vita, e può scoprire il valore di Cristo soltanto chi
possiede questa umanità. E il fatto che Cristo è proprio colui
che fa nascere in noi questa umanità, lo vediamo oggi in persone
come Cleuza e Marcos, o come gli amici che ci hanno parlato
prima.
Spesso, cari amici, sentiamo parlare di Cristo come di una cosa
religiosa che ci sembra di conoscere già, e che non ci
interessa. Cristo inizia a essere interessante quando
incontriamo persone che vivono meglio di noi e che risvegliano
in noi il desiderio di vivere come loro. Infatti, quando una
persona ama se stessa anche in minima parte, non può smettere di
desiderare di essere felice. Avere davanti ai nostri occhi una
persona così è la conferma del fatto che Cristo è risorto e vive
in mezzo a noi. Per questo dicevo sempre ai miei allievi: “Vi
conviene trovare Cristo, se vi appassionate vi conviene trovare
Cristo, se desiderate vivere vi conviene trovare Cristo, se
volete imparare il gusto di vivere vi conviene trovare Cristo,
perché Cristo è entrato nella vita per renderla cento volte
migliore, cento volte più interessante e più appassionante,
perché siamo poveri infelici e non siamo capaci di vivere
all’altezza del nostro desiderio”. Ma quando abbiamo la
semplicità di lasciarLo entrare, ci rendiamo conto di quale
cambiamento Egli produca in noi, di quale esperienza di libertà,
come abbiamo visto in Luana: “Tutto nuovo, vivere molto di più”,
diceva. “Un amore per tutto, un amore per lo studio”, diceva
un’altra persona. “Un amore e una passione per l’associazione
che era decaduta”. Senza Cristo tutto decade, ma con Cristo
tutto recupera la sua freschezza, la sua novità. Per questo
capisco perfettamente quello che dicono Cleuza e Marco, che in
loro è cresciuta la passione per Cristo, proprio come la
passione per Cristo cresce in me. La passione per Cristo cresce
proporzionalmente a questa novità di vita che Egli ci comunica.
Perciò sono lieto di poter dire queste cose, perché voi possiate
prendere parte alla gioia con cui viviamo. Un grande cristiano,
san Paolo, diceva: “Noi non intendiamo far da padroni sulla
vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia”.
Questo è ciò che provo per voi e per me: tutti collaboreremo
alla gioia reciproca. Questo significa essere amici: avere come
obiettivo che l’altro sia felice, che viva contento. Per questo
spero che possiamo continuare a camminare insieme, per
accompagnarci dentro questa gioia»
(Julián Carrón , Intervento di Julián Carrón. Palazzetto dello sport di Ibirapuera, BRASILE, 15/02/2009, Intervento)