Mina

283. IL MONDO DEI BIMBI

Mamme e nonne, salvate le favole

 

 

Mina

Come la vuoi? Di fate, di maghi, di streghe cattive, di animali semplici, di animali parlanti o di pesciolini? E prima lui e poi lei, i miei due figli, con gli occhi già enormi che si allargavano ancora di più, rimanevano pensierosi giusto un momento e sceglievano quasi sempre: animali parlanti. E allora... c'era una volta un bambino piccolo piccolo che aveva un cane piccolo piccolo che aveva una particolarità. Mamma, che cosa vuol dire particolarità? E via di questo meraviglioso, indimenticabile passo con la sera, fuori, che si faceva più scura e rendeva la fiaba più reale.
Io ricordo tutto, e come potrei dimenticare? Loro niente o quasi. Perché erano piccoli, molto piccoli, ma la dolcezza della fantasia dedicata soltanto a loro, quella, qualche traccia deve averla lasciata. E poi nemmeno io ricordo le fiabe che mi raccontava mia madre. Ed è un grande dolore, ma mi fa capire che è giusto così. Quello che si fa per i figli non lo si fa perché se lo ricordino. Ma per il piacere, per il bisogno di avvicinarti ancora di più oltre che con le mani, le guance, il petto, con il pensiero lento, semplice e lungo che, sono convinta, rimane anche se allo stato subconscio.
E poi che fortuna! Allora non c'erano ancora i videogiochi che accorciano vertiginosamente il periodo della tenerezza serale. Oggi, appena prendono coscienza di possedere dieci piccole dita, le utilizzano subito per agitarle, con la velocità della luce, su una tastiera o per brandire un mouse o un joystick. Tutti problemi ben noti da tempo a pedagogisti ed esperti riuniti in questi giorni a Berlino in un congresso internazionale, che si tiene in occasione del bicentenario della nascita del grande favolista danese Hans Christian Andersen.
Si discuterà di come mettersi al capezzale della fiaba moribonda ed operare un estremo tentativo di rianimazione delle facoltà creative, di sogno e di fantasia, che nei bambini, sempre più internettiani e videogiochisti, sembrano in via d'estinzione. Compito arduo, perché si tratta di rimettere al centro del rapporto educativo le madri e le nonne, rese di nuovo capaci di affabulare e magari di cantare una ninna nanna. E quindi spegnere i jingle pubblicitari e le videate virtuali, per ricostruire quel dolcissimo angolo fatto di copertine rimboccate, di pigiamini profumati, di biberon appena caldini, di parole sussurrate. E lì, in quel luogo dell'infanzia amata, tornare a raccontare i simboli, ingenui ma penetranti, del bene e del male, gli archetipi della saggezza, le trame che sono lo specchio magico in cui il bambino riflette paure e desideri. E, senza saperlo, cresce. E con lui, il mondo.

 

 

Secondo me: «283. IL MONDO DEI BIMBI.  Mamme e nonne, salvate le favole» - di Mina, La Stampa, Sabato 12 Novembre 2005
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