Mina

268. ESAMI DI MATURITÀ

Le strade della vita non si aprono a scuola
 

 

Mina

Sembrava quasi una preghiera, un'implorazione dolce e continua a studiare, e non soltanto per il voto che dovevamo mostrare ai genitori. Era un tentativo di farci capire che quello, “quello”, la cultura, era l'unico strumento potente, inattacabile contro lo strapotere del maschio col quale ci saremmo dovute confrontare per tutto il resto della vita.

Noi, ragazze di un'altra epoca, in una classe di solo ragazze, in un collegio per sole ragazze, non sapevamo ancora gran che di come andava il mondo e, sotto sotto, non credevamo a questa specie di minaccia della professoressa di matematica.

Sì, vedevamo le nostre madri a casa e i padri fuori a lavorare. Ma non era giusto così? Chissà se c'è qualcuno che mi può dire se anche allora i voti più alti alle varie maturità erano sempre appannaggio delle femmine. Forse, allora non si scomponeva il mondo e i suoi dati in orizzontale e in verticale, nel tentativo, inutile a dire il vero, di capire se erano più bravi a Cremona o a Pizzighettone piuttosto che a Scafati o a Torre Annunziata, se i risultati migliori venivano dai maschi o dalle femmine, dai liceali o dai ragionieri.
Oggi, nell'epoca dei dati trasparenti, il Ministero dell'Istruzione ci dice che l'inutile spauracchio dell'esame di Stato, che nessuno chiama così, preferendo la vecchia dizione di “maturità”, si è tradotto nell'ennesima amnistia generale col 96,5 % di diplomati. E tra questi, soprattutto nelle fasce più alte di punteggio, le più brave sono state le ragazze. Tanto che un maschio su sette si porta a casa un voto tra 91 e 100, mentre nella stessa fascia si colloca una ragazza su quattro.

C'è materia per analisi socio-psicologiche. Chi non ha di meglio su cui riversare le proprie attenzioni ci dirà che le ragazze hanno un maggior senso del dovere e dimostrano un'attitudine più ricettiva. E, in mancanza di spunti nuovi, farà sempre effetto tirare in ballo le teorie sugli emisferi destri e sinistri e sulle intelligenze multiple alla Howard Gardner.

Alla fine delle analisi, per molte ragazze quel voto elevato resterà una bella medaglia da mostrare ai figli. Ma poi, nella pratica, nella realtà delle cose, tranne rarissime eccezioni, quante di loro faranno valere il blasone di un 100 all'esame?

Esistono solo individui. E per ognuno di essi, maschio o femmina che sia, con qualsiasi punteggio, si aprono strade che la scuola può solo sottilmente tracciare. Perché, in definitiva, la partita della vita si gioca in un campionato diverso da quello della scuola. Einstein, coi suoi 4 in matematica, docet.
 

 

Secondo me: «268. ESAMI DI MATURITÀ.  Le strade della vita non si aprono a scuola» - di Mina, La Stampa, Sabato 23 Luglio 2005
http://www.minamazzini.com/

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