Mina

261. Arriva il traduttore

 Lasciateci il mistero delle parole dei bebé

 

 

Mina
 

Aiuto! Il pericolo giallo si riaffaccia. Con occhi a mandorla e cervello a pera cotta. Dopo il grande successo ideologico e commerciale del traduttore dei versi dei cani, di cui sentivamo una impellente necessità, oggi viene comunicato che è finalmente pronta una macchina in grado di tradurre le lallazioni dei bambini. Un progetto supportato dall'Agenzia governativa di scienze e tecnologia giapponese ha cercato e, sembrerebbe, trovato il modo di comprendere i versi dei bambini ad ipotetico vantaggio di mamme insoddisfatte del modo di relazionarsi con i propri infanti. Il traduttore di vagiti dovrebbe indirizzare il povero genitore nell'identificazione dei diversi desideri male espressi dagli incapaci.

Boh! Credevo che i giapponesi non avessero tanto tempo da perdere. Questo marchingegno deve sicuramente essere frutto della sezione “complicazioni affari semplici”. Una orribile inutilità. Una devastazione di libertà. Una oppressione di fantasia e naturalezza. I bambini non vogliono una cosa piuttosto che un'altra. L'aver bisogno è premessa di tutta la faccenda. Non una carezza o, in alternativa, un biscotto. Vogliono tutto, sempre. Contenitori piccolini, ma solo in apparenza, sono in grado di ingerire, senza fondo, quantità smisurate di nozioni e di trasformarle in comprensione. Poi fanno innumerevoli tentativi di voglie.

La nostra intenzione di capirli è la vera, potente emozione della parentela stretta. Ed è da subito, dalla prima ora, che inizia il dialogo d'amore che ha quella componente di magia che rende il rapporto tanto normale quanto miracoloso. L'unico viaggio prezioso e emozionante della nostra vita, il solo che ci dà una ricchezza che non avrà mai fine, ma che, anzi, si rinnoverà più gli anni avanzeranno nelle delusioni, nelle povertà d'animo, nelle menzogne, nella grettezza. Oddio, mi vede, mi riconosce, mi sorride, ha detto “nghe ... nghe”, ricorda la sua idea nei miei confronti e mi usa per ciò che posso dargli, provando a testarmi in più ambiti. E il viaggio continua, senza il bisogno di affidarsi a delle macchine, nell'illusione che tutti, ma proprio tutti, i pezzetti di vita debbano essere supportati da un chip o da qualche dispositivo che annulli la fatica dell'essere uomo.

Piuttosto, sarebbe assolutamente necessario un attrezzino che traducesse le parole degli adulti. Quello sì. Mi sarebbe indispensabile. Non capisco, per esempio, non capisco chi, col sorriso sulle labbra, ci vuole rassicurare sul nostro futuro politico e fisico. Cosa vorrà dire? Cosa significa? Chi me lo traduce?
 

 

Secondo me: «261. Arriva il traduttore - Lasciateci il mistero delle parole dei bebé» - di Mina, La Stampa, Sabato 14 Maggio 2005
http://www.minamazzini.com/

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