Mina

254. Statistiche postali:

UNA VALANGA DI LETTERE FALSE

 

 

Mina


Non ci credo. Lo spot, pro domo di chi?, non mi abbindola. Temo un retrogusto amarognolo. Sembrerebbe che gli italiani, nel 2004, abbiano scritto 2,2 miliardi di lettere. L'1% in più rispetto all'anno precedente. Il dato deriva certamente dal fatto che le Poste le hanno trasportate e consegnate. Su quel miserrimo unpercento c'è chi confeziona la notizia e costruisce l'ipotesi di un rinascimento della verve letteraria di un popolo che superbamente reagisce all'inganno della telematica e, altero, approfitta del proprio Dna che lo accomuna a Dante, Gadda, Pasolini e Leopardi.

Con carta e penna, indubitabilmente vere, faccio due conti e, escludendo solo i minori di anni sei, ottengo il risultato che le lettere che ogni italiano vergherebbe di proprio pugno su carta frusciante sarebbero 40 all'anno. La non credenza si solidifica. A meno che le sirene che ancora sibilano da quella canzoncina un po' rétro "scrivimi, non lasciarmi più in pena: una frase, un rigo appena ..." non continuino a mietere vittime tra gli italiani, comunicatori per struttura ontologica. Se poi ci aggiungiamo i 500 milioni di sms che quotidianamente si sguinzagliano da un capo all'altro dello Stivalone, otterremmo l'immagine di un popolo che si è votato alla religione del "primum scribere".

Con un pizzico di maggiore lucidità, depuriamo pure il dato dalle valanghe di orrendi dépliant pubblicitari che otturano le cassette della posta. Oppure ipotizziamo qualche grafomane pazzo che, fornito di calendario, tabulati dell'anagrafe ed elenchi telefonici, invia quotidianamente auguri di buon compleanno a tutti i nati di ogni giorno e di buon onomastico a tutti gli omonimi di ogni santo. E, non contento, indiscriminatamente, spedisce a chiunque auguri di Natale, Pasqua e dimenticate feste. Ciò nonostante, continuo a non credere.

La lettera, quella vera, è un dono di sé. Presuppone un fatto o un'emozione da condividere, implica una reciprocità e crea una circolarità di rapporto. Il destinatario e il mittente si contaminano e, attraverso la potenza dello scritto, si restituiscono l'uno all'altro. Per questo, nei nostri tempi di narcisismo monologante in cui non sappiamo più dire �tu� gratuitamente, non c'è spazio per la lettera.

Mi piacerebbe conoscere il peso dell'aumentato fardello della postina della Val Gardena o del postino che suona sempre due volte. Ma anche di fronte ad una sacca più pesante continuerei a non credere.
 

 

Secondo me: «254. Statistiche postali: UNA VALANGA DI LETTERE FALSE» - di Mina, La Stampa, Sabato 12  Marzo 2005
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