Mina

253. L'italiano trascurato:

NON TRASFORMIAMO DANTE IN STRANIERO
 

 

Mina


Saremo anche un popolo di fallocefali, un'accozzaglia di cialtroni, ma l'ipotesi di escludere l'italiano dalle conferenze-stampa dell'Ue mi pare decisamente troppo. Certo, se il provvedimento servisse ai giornalisti nostrani per capire quel che si dice nel burocratificio di Bruxelles, senza la mediazione degli interpreti, la cosa potrebbe anche essere un utile esercizio di apertura ad altre espressioni linguistiche. In fondo, un po' di fatica non ha mai fatto male a nessuno.

Purtroppo, però, non vedo alcun intento educativo nell'ennesima malefatta europea. Esigenze di contenimento dei costi? Volontà di evitare la proliferazione delle traduzioni, per impedire che Bruxelles o Strasburgo si trasformino in una succursale della torre di Babele? O forse abbiamo abituato troppo bene l'Europa, con italiani che in quelle sedi si esprimono in perfetto francese, come la Bonino, o che, come Buttiglione, si lanciano in disquisizioni sulla morale kantiana in un invidiabile tedesco? Non so.

Di fatto siamo di fronte alla traduzione, stavolta in forma concreta, delle barzellette che ci raccontavamo da piccoli, dove c'erano sempre quattro protagonisti: "Ci sono un inglese, un francese e un tedesco ...". Da ultimo sbucava fuori, come un piccolo e bistrattato Calimero, l'italiano, irrimediabilmente destinato alla brutta figura.
Immancabili e prevedibili i cori di protesta. Soprattutto di ministri che reagiscono alla protervia europea alzando il tono della voce.

L'emarginazione sancita a Bruxelles è la variante europea di una morte che è già stata decretata a casa nostra. La scuola, che annega nei metodi, somministra test, organizza moduli, monitorizza le competenze, costruisce griglie e colma i debiti, privilegia l'educazione stradale piuttosto che la lettura di un sonetto di Petrarca. Gruppi di resistenza si intravedono nelle università, dove liberi studenti, che Dio li benedica, organizzano corsi in cui si legge e si commenta tutto Dante, dopo la sua sostanziale esclusione dai programmi di studio.

Invece di inanellare sequele urlate di aggettivi, con tutte le varianti sinonimiche di "inaccettabile", datevi da fare, cari ministri, perché nessuno studente possa considerare Ariosto, Tasso e Leopardi come stranieri che parlano un idioma incomprensibile. E che nessuno, di fronte a chi osasse dire "sciacquare i panni in Arno", sia costretto a chiedere, con occhio ebete: "Perché proprio nell'Arno?".
 

 

Secondo me: «253. L'italiano trascurato: NON TRASFORMIAMO DANTE IN STRANIERO» - di Mina, La Stampa, Sabato 26 Febbraio 2005
http://www.minamazzini.com/

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