Mina

243. Pensare a Sanremo:

IL SILENZIO COPRA LE CANZONETTE
 

 

Mina


Non ho tanta voglia di canzonette. In questo momento di disperazione universale, pensare a Sanremo mi fa venire un po’ di mal di denti. E anche se il canto potrebbe essere la forma più profonda di pianto, qui sento la necessità del silenzio. E invece: zum pa pà, zum pa pà.

Che dire? Chi c’è, chi non c’è. A parte un paio di nomi, come al solito, non c’è praticamente nessuno. Tranne Bonolis. Formidabile imbonitore, piazzista divino, parlatore camionisticamente incantevole. Ti prende per il collo e ti fa ridere anche contro la tua volontà, con dei tempi fantastici che in televisione si sono visti molto, molto di rado. Con una lucidità e una velocità di esecuzione tipo la lettura dei “bugiardini” nelle pubblicità dei prodotti farmaceutici.

Lui sarà lo spettacolo e la musica sarà, come al solito, un ospite tollerato. Ma sì, forse è giusto così. Ormai le canzonette, sempre più, sembrano tutte uguali a se stesse, tutte uguali alle precedenti, tutte uguali alle prossime. Non hanno pietà delle carni e delle orecchie in cui vanno ad infilarsi. Aleggiano indifferenti a lutti, gioie, disperazioni, ozi. La forzatura che viene usata per incuneare un po’ di interesse per musici, parolieri, interpreti e contorni spettacolari tra le immagini e i pensieri dei diseredati del mondo guerreggiato e terremotato sfrigola attriti. Le musichette e le paroline possono essere tenere e piacevoli perché aiutano nel fare la barba o la doccia. Non mi sembra che ci sia molto tempo da dedicare alla toilette per giustificare una nuova infornata di pinzillacchere.

E poi non è vero, anche nelle migliori condizioni possibili, che le canzonette accompagnino o precedano amori, idee, movimenti culturali o politici. Quelle impegnate o quelle leggerissime, al massimo della loro gloria, toccano corde superficialissime e memorie poco colte. Le canzonette non sono poesia, non sono messaggio. Se va molto bene, sono distrazione. Quando raggiungono gli allori delle hit parade sembrano cospargere il mondo di consenso e si dice raccolgano rispetto, mentre invece si tratta di melensa universale omologazione. Al panorama internazionale Sanremo partecipa come la nazionale di San Marino al Campionato del mondo di calcio.

La musica leggera tenta da molto tempo di morire giusto per colpa di chi vorrebbe goderne. Internet vomita ciò che vuole. I falsari producono e vendono più delle case discografiche. Allora, avendo un’attuale dilaniante buona giustificazione di portata per lo meno terrestre, proviamo ad immaginare una sosta, un intervallo, un pezzo di tempo in cui non ci perderemo assolutamente niente di essenziale o di supremo. Sono molto arrabbiata, sono furiosa e a chi volesse sollevarmi da questo umorino suggerendo le solite banalità, rispondo: “Canta che ti passa” va’ a dirlo a tua sorella.
 

 

Secondo me: «243. Pensare a Sanremo: IL SILENZIO COPRA LE CANZONETTE» - di Mina, La Stampa, Sabato 8 Gennaio 2005
http://www.minamazzini.com/

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