Mina

225. A Londra è già Natale:

SANTA CLAUS ARRIVA SULLA TAVOLA DA SURF
 

 

di Mina


Vedi? È già Natale. E non ce ne eravamo accorti. Solo quelli che sono passati da Londra e sono andati ai grandi magazzini Harrod's se ne sono resi conto. Dal 10 agosto ci sono mille metri quadrati di Natale con relativi addobbi e decorazioni. Mi viene voglia di prendere un aereo ... no, una macchina, e andarci. Avrei proprio bisogno di fili d'oro e d'argento. E anche di candele rosse e di qualche regalo speciale. Gli altri li ho già fatti.

Per me non c'è niente di strano in questo "anticipated Christmas". Solitamente a Ferragosto sono già abbondantemente pronta di contenuti. Settembre mi serve per impacchettare. A ottobre e novembre qualche ritocco. Dall'inizio di dicembre inforco la mia esclusivissima slitta e parto per le consegne.

Per me lo strano è il non Natale. Famiglia, freddo tagliente, focolare, più sorrisi del solito, più rimpianti o nostalgie del solito, pacchi finti e veri. Tutta roba che non butto mai via durante l'anno. Ho uno spazio nell'armadio sempre dedicato alla tovaglia rossa, alle candele rosse, a regali avanzati e ancora da consegnare, a regali ricevuti e non aperti. Ho uno spazio nel cuore che ogni giorno dell'anno, anche quello che con meno probabilità si potrebbe chiamare Natale, brilla di lucette da presepio e profuma di panettone.

Harrod's non mi coglie impreparata. Avere intorno figli, nipoti o amori cui regalare la riconoscenza per l'orgoglio che mi suscitano è senza data. Avere un bambino appoggiato addosso, credulo di renne infreddolite in un pomeriggio di afa e dedicargli un "Tannenbaum" a bassa voce perché si addormenti, sognando di svegliarsi con baci e regalini, non è un nonsenso letterario. Per ogni uomo intellettualmente libero, sarebbe una utile operazione quella di stuzzicare instancabilmente quel poco o tanto Natale che ha nel cuore. Vivificarlo e distenderlo in giorni qualsiasi, soltanto perché esiste il bisogno di pace, senza il richiamo obbligatorio di un rito, ma magari soltanto con un po' di simbologia a fare da supporto.

E se l'intento, lo spirito di Mohammed Al-Fayed, proprietario del grande magazzino londinese, non è probabilmente uguale al mio, non ha importanza. Al di là della frenesia da acquisti che il consumismo impone in ogni stagione, l'idea di Harrod's ha comunque il merito, magari involontario, di intenerire, far pensare, provocare un sorriso, dopo lo sbigottimento nel vedere un Santa Claus in pantaloncini corti, camicetta hawaiiana e con una tavola da surf sotto braccio. Simbolo per simbolo, metafora per metafora, iconografia per iconografia, provate domani, appunto nel giorno meno adatto, a imbandire una tavola luccicante di rosso e oro, e a mangiare gli agnolotti, il tacchino, "el biset", il cotechino con lenticchie e il panettone.

E allora buon Ferragosto e buon Natale a tutti. Una volta in più non fa certo male.
 

 

Secondo me: «225. A Londra è già Natale: SANTA CLAUS ARRIVA SULLA TAVOLA DA SURF» - di Mina, La Stampa, 14 Agosto 2004
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