Meditazioni

Ci sarà gioia in cielo per un solo peccatore che si converte
 

di Vincenzo La Gamba

 

DOMENICA 15 Settembre - XXIV.ma di T.O.

Nella parabola della pecorella smarrita emerge come sempre un Gesù misericordioso ,gioioso, felice, soddisfatto: la pecorella tra le cento pecore che pascolava, è stata ritrovata dal suo Pastore. La porta a spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così vi dico. Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione".

 

Va da sè che l' odierno brano evangelico mette noi cristiani davanti ad una realtà consolante: Dio é il contrario di odio, vendetta e rancore, perché è capace di una misericordia che noi facciamo fatica non solo a realizzare, ma ad immaginare. Dio si rallegra del nostro ritorno (come la pecorella smarrita), anche se partendo abbiamo sbattuto la porta. Dio ci fa festa anche se torniamo in uno stato pietoso, del tutto impresentabili. Perché? Perché questo Suo modo di fare e' di Dio percio' spiazza tutti.

 

Credo che non ci sia altra risposta che questa: Dio è misericordia. Queste parole echeggiano sempre di più da quando è diventato Papa l' italo-argentino Giorgio Bergoglio.

 

Non c'è nulla che riesca a trattenere o impedire questo amore misericordioso. Né la distanza che frapponiamo tra noi e Lui, né le stupidaggini che riusciamo a dire. Noi siamo degli esseri imperfetti, ma ricordatelo sempre, cari fedeli, che Dio non lo è. Questo ci rallegra, dopotutto.

 

Dio è così! e tutti quelli che gli vogliono bene, sono contenti di questa realtà. Accogliere e offrire misericordia: ecco l'unico modo per meritare la "pace e misericordia di Dio"

 

Quanta trepidazione ha il Signore per noi nel momento in cui non è sicuro del nostra amore verso di Lui? Tantissima come tantissima è la gioia quando il peccatore viene convertito.

 

A volte ci dimentichiamo che la Chiesa è il luogo dei peccatori, un luogo in cui vi sono pure i giusti. Per quest' ultimi il Signore non ha trepidazione perché sa che la Sua presenza è sempre nei loro cuori, fortificati dal Suo costante Spirito, protetti dalla Sua benevolenza.

 

Ma è pur vero che il Signore avverte un "debole" per chi è smarrito lungo la tortuosa strada della nostra vita; per chi ha bisogno di una cura spirituale che purifichi dentro le aridità dell' anima; per chi soffre e non ha fede per il Signore; per chi, addirittura, Lo sfida e riesce a concedergli il perdono, la fiducia, l'amore come premio della Sua misericordia.

 

Questo è il Gesù misericordioso che noi, il più delle volte, nella nostra vita spirituale ci dimentichiamo. Ed è proprio nel momento in cui Gesù da smarriti ci trova nel suo ovile che Egli, pervaso dalla gioia, è felice di trovarci e fare festa assieme ai giusti.

 

Ecco perché Gesù racconta la parabola ai farisei e agli scribi, che, sotto sotto, mormorano sol perché Egli se la fa con i pubblicani e peccatori. Ma la realtà è che la "pecorella smarrita" non è altro che noi, noi peccatori. e non so fino a che punto Gesù era bravo in matematica per capire l' importanza degli zeri.

 

Ovvero noi abbiamo imparato a scuola che uno zero vale zero, cioè se qualcuno conta zero vale zero, cioè niente. Però se mettiamo un UNO davanti ad uno zero od a sei zero, allora il valore cresce proporzionatamente fino all' infinito. Nella nostra parabola odierna delle cento pecorelle, osiamo dire che UNO è maggiore di NOVANTANOVE

 

Che matematica è questa? È proprio quella che impariamo da Gesù nell' odierno brano evangelico. Come è possibile? Analizzando bene il tutto, noi siamo tanti zeri, l' uno accanto all' altro, per cui Dio punta gli occhi non sugli zeri ma sul quell' uno, perché con l' Uno davanti, ogni zero vale dieci volte dieci. Perciò c'è sicuramente gioia, felicità e contentezza per ogni zero ritrovato, nessun zero è di troppo. Il Pastore della nostra parabola domenicale ha promesso ai suoi "zeri", già in questa vita il "centuplo", che vuole dire cento.

 

Il messaggio odierno è quindi semplice: rallegriamoci con Gesù perché anche noi se smarriti possiamo essere ritrovati e tutto diventa un tutt' UNO.

 

In conclusione lasciarsi prendere su da quelle braccia e da quel Pastore, che poi ci porta a casa sulle Sue spalle, è il vero invito alla salvezza. Perciò zeri di tutto il mondo uniamoci a quell' UNO. Il Paradiso comincia qui.

 

 

La Liturgia di Domenica 15 Settembre 2019, XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

 

Vangelo

(Lc 15,1-32)
Ci sarà gioia in cielo per un solo peccatore che si converte

 

 Dal Vangelo secondo  Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

 

La Gamba Vincenzo M. - Meditazioni: «Ci sarà gioia in cielo per un solo peccatore che si converte» New York, La Liturgia di Domenica 15 Settembre 2019, XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

 

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