Meditazioni

Rabbunì, che io veda di nuovo!

 

di Vincenzo La Gamba

 

DOMENICA  28 Ottobre, 2018 -  XXX.ma di T.O.

 

Anche se può sembrare una domanda inutile: "Che vuoi che Io ti faccia?", è sempre un interrogativo che chiede una risposta affermativa. Per chi è sordo è chiaro che vuol sentire. Per chi non ha voce è chiaro che vuole parlare. Per chi ha una brutta malattia è chiaro che vuole guarire.

 

Nell'odierno Vangelo di San Marco, Bartimeo, figlio di Timeo, cieco sin dalla nascita, dice: "Gesù abbi pietà di me!". Egli di rimando risponde: "Cosa vuoi che ti faccia?".

 

Il cieco a Lui: "Rabbunì, che io abbia la vista!". E Gesù gli dice: "Và, la tua fede ti ha salvato!". Il senso di questo miracolo sta nel fatto che Bartimeo non credette perché fu guarito, ma fu guarito perché ebbe fede.

 

La fede è condizione essenziale ed importante per riconoscere Gesù, perché Gesù non è un Rabbino qualunque, Gesù è in comunione con Dio, per cui quello che Gli chiede Lo ottiene a beneficio delle persone. Gesù, senza dirlo, opera dei miracoli. La fede si manifesta qui nel seguire Gesù, nel senso di diventare Suo discepolo. Il cieco guarito è simbolo dell'uomo che si lascia "illuminare" e diventa discepolo di Gesù.

 

La conclusione di tutto è la scoperta della vera "luce": si può "vedere" e scegliere bene la strada da percorrere. Il cieco decide di seguire Gesù che ha scoperto come valore della sua vita.

 

La scoperta è solo l'inizio di un cammino che impegna tutta la vita. Essere discepoli di Gesù, non significa esserlo solo alla domenica a Messa, ma giorno per giorno fino all'incontro finale con Lui, nel Suo Regno, in una gioia senza fine.

 

Non Lo vedremo con "occhi annebbiati", come dei ciechi appena guariti, ma lo potremo guardare in faccia con gioia e trepidazione. C'è, in verità, molta cecità negli esseri umani di fronte all'ingiustizia della sofferenza, come se il non soffrire fosse la vetta della perfezione umana. A molti i piedi si fanno di cemento armato davanti alla sola idea di camminare con Cristo, in Cristo e per Cristo.

 

Si é troppo svogliati per mettersi in cammino e trovare la "luce" della nostra esistenza. Siamo troppo rigidi. Non permettiamo che Qualcuno ci "apra gli occhi". Preghiamo il Signore, che ci conceda a tutti noi cristiani di ripetere qualche volta: "Signore, fa di tutto perché io Ti veda!. Perché vedendo io creda e credendo segua fermamente i Tuoi passi verso la Croce".

 

Seguiamo Cristo, perché essere un buon cristiano significa trasparenza di Gesù per gli altri. Siamo noi tutti cristiani, trasparenza di Cristo? Siamo noi trasparenza di Cristo nella nostra società, comunità, famiglia, parrocchia? Imitiamo o piuttosto deformiamo il Nostro Cristo? "Cosa vuoi che Io ti faccia?", non è, dunque una domanda inutile. Gesù l'ha detta al cieco che l'ha guarito.

 

La nostra domanda dovrebbe essere: "Gesù, cosa vuoi che noi facciamo per Te?".

 

 

 

La Liturgia di Domenica 28 Ottobre 2018, XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
 

 

Vangelo
(Mc 10,46-52)
Rabbunì, che io veda di nuovo!
 

 

 Dal Vangelo secondo  Marco

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

La Gamba Vincenzo M. - Meditazioni: «Rabbunì, che io veda di nuovo!» New York, La Liturgia di Domenica 28 Ottobre 2018, XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
 

 

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