Meditazioni

Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria

 

di Vincenzo La Gamba

 

Domenica 8 Luglio, 2018 - XIV.ma di Tempo Ordinario

 

Nella proclamazione evangelica di questa domenica, si racconta come Gesù  manda i Suoi Apostoli "a due a due" per l' inizio del loro Apostolato. Notate il “due a due” invece di un solo Apostolo”.

 

C'è un motivo sul perché li manda in coppia.  Innanzitutto dà significato comunitario alla missione ed avalla la testimonianza di ogni Apostolo  come testimone  l' un dell' altro.

 

Nella nostra realtà quotidiana ognuno di noi può godere, nel nostro cammino della vita e della ricerca della verità, di un angelo custode. Con lui vicino si ha la sensazione di non essere mai in due, in verità, c'è una più matura crescita personale.

 

Tutto si confronta; tutto, in questo percorso di "coppia", equilibra il nostro percorso, oggettivandolo e rafforzandolo al positivo nel rapporto con le cose e con le persone.

 

La Parola di Dio, anche se una, cioè quella dell' amore, ha pure un percorso di coppia, che viene consacrato in esperienze religiose, come il Sacramento del Matrimonio tra uomo e donna. E non certamente tra due persone dello stesso stesso, che  le persone ordinarie come noi e' un No-No assoluto. Bisogna far chiarezza sul significato del "due a due", che decenni fa non era nemmeno concepito. Il mondo cambia , lo ammettiamo ma non si puo' condividere un Sacramento del Matrimonio tra persone dello stesso sesso. Sorry. Si puo' essere tolleranti (forse) per una tolleranza di convivenza fra due uomini o fra due donne.

 

Il percorso del "due a due", come ci racconta il Vangelo odierno, non ha  soltanto il risvolto positivo di evitare la solitudine e di affrontare le difficoltà sostenute da qualcuno, ma merita la sottolineatura dell' aspetto di coppia che rende nel segno di questa realtà più evidente il percorso dell'amicizia, della condivisione, della serenità e, in fin dei conti, dell'amore.

Il fatto di andare in due è soprattutto un segno di condivisione, che altrimenti resterebbe nei limiti dell'individuo e quindi diventerebbe soggettività e non oggettività.

 

L' annuncio della Parola, come verità assoluta, si costruisce anche oggi nella coppia coniugale, sociale, lavorativa e religiosa. Punto.

 

Allora come oggi, il messaggio evangelico non dovrebbe avere difficoltà a penetrare nella mente e nei cuori  dei credenti.

 

La missione dei discepoli non è stata poi tanto facile, perché essi  sono stati incaricati di vincere il potere del male, di guarire spiritualmente i malati di fede e salvare gli uomini che fondamentalmente avessero creduto al loro messaggio.

 

Messaggio che, allora come oggi, ha lo stesso comune denominatore:  la salvezza. É soprattutto vero che solo una piccola parte del popolo di Israele ha creduto in Gesù ed in quelli che ha mandato. Dopo la Sua Risurrezione,  i Suoi Apostoli hanno accresciuto la loro missione.

Ed é da allora, infatti, che gli Apostoli di Dio si recano in ogni angolo del mondo per portare la Parola, cioè la buona novella. Vi sono suore, missionari, sacerdoti che dedicano la loro vita a Dio, preparati ad evangelizzare la Parola di Dio e renderla comprensibile con una preparazione teologica.

 

Perché cari amici fedeli, quando si é assetati di sapere, si vuole approfondire quello che non é scontato. Se si verifica il contrario é perché non si ha "sete" di Dio, per cui non si segue il percorso della salvezza interiore.

 

La Liturgia di Domenica 8 Luglio 2018, XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

 

Vangelo
(Mc 6,1-6)
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria
 

 

 Dal Vangelo secondo  Marco

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando

La Gamba Vincenzo M. - Meditazioni: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria» New York, La Liturgia di Domenica 8 Luglio 2018, XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

 

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