Meditazioni

Andò, si lavò e tornò che ci vedeva

 

di Vincenzo La Gamba

 

Domenica 26 Marzo, 2017 - IV di Quaresima

 

Ricordo che molti anni fa ha fatto molta scalpore in tutta Italia e nel mondo, la notizia della fede e della conversione del grande pittore Renato Guttuso, bagherese di nascita.

 

Molti si sono scandalizzati, come se la conversione fosse una cosa brutta,  che, manco a dirlo, squalifica l'uomo quando entra nella verità e nella luce. Cioè vede la luce alla fine di quel maledetto tunnel di color nero.

 

Altri si sono rallegrati. I più si sono interrogati sulla presenza di Dio nella vita e nel mondo. E così, in un momento di "false religioni" e di cecità, chiamate visioni della vita, spunta prepotentemente ancora una volta, Cristo, luce del mondo e nel mondo. 

 

Il Vangelo di oggi racconta che Gesù, passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango negli occhi del cieco e gli disse: "Va a lavarti nella piscina di Siloe ( che significa Inviato)."

 

Egli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Insomma aveva riacquistato la vista.  

 

Ritornando al pittore siciliano, avesse potuto dipingere un quadro Renato Guttuso, nella pienezza della fede, certamente avrebbe dipinto questo quadro del Vangelo di oggi: e chissà con quale luce e colori, egli che di luce e colori era un vero Maestro!

 

Questo periodo Quaresimale provoca anche noi a ricordare il sacramento del  Battesimo, durante il quale i nostri occhi sono stati come plasmati dal sacerdote perché si schiudessero alla luce che è Cristo.

 

Qualche anno fa andava  di moda "la grande bellezza", tanto per usare il titolo del film di Sorrentino, che ha vinto l ' Oscar come miglior film straniero inorgogliendo noi Italiani tutti (compresi e sopratutto noi residenti all'estero). Pero' se uno e' cieco non sa cosa sia la bellezza delle creature illuminate.

 

In altre parole un cieco vive senza poter dare volto alla persona che gli è accanto; al cielo, che gli splende sopra la testa, ai colori, che formano l'arcobaleno del creato, al fiore, che a volte sembra una nota del concerto dell'arte con cui Dio ha dipinto la sua "bella" opera; uno che soprattutto non sa cosa sia fissare negli occhi una persona cara e amarla.

 

Deve essere di una tristezza profonda avere gli occhi e non vedere la bellezza (o anche la bruttezza) di tutto ciò che il Signore ha creato. Un cieco si deve affidare  alla immaginazione, costretto, altresì, a camminare per le vie del paese o città con un bastone tra le mani, indovinando e non capendo gli ostacoli!

 

D'altra parte la persona che non ha fede, che non conosce Gesù – la sola verità che illumina la "bellezza" del mondo, dà senso ai fatti, profondità all'amore, gusto a tutto ciò che siamo e facciamo, affetti compresi – che ne sa della luce?

 

O meglio con quale luce cammina? O ancora meglio: alla luce di che cosa giudica le cose ?  

 

Io ne conosco molti di questi "ciechi" che non "vedono" la bellezza del vivere, dando la loro vita perché gli altri siano felici; che non vedono la povertà dello spirito perché pieni della ricchezza del regno dei cieli; che non vedono la felicità di essere amati da Dio, chiusi nel loro egoismo che è la perfetta cecità;  che non "vedono", infine, che quella che loro chiamano civiltà è invece una tragica fiera delle vanità.

 

Chi rompe questa cecità è Gesù: "la luce" per eccellenza così come ci è stata descritto nell' odierno Vangelo. Non sappiamo se chi e' nato cieco ( come quello dell' odierno Vangelo) sin dalla nascita abbia mai  pensato alla bellezza del creato che finalmente scopriva.

 

Ma sappiamo che i suoi occhi finalmente si sono riempiti di luce quando hanno visto in faccia "la grande bellezza" di tutte le grandi bellezze: Gesù Cristo.

 

Infatti il brano evangelico di Giovanni si conclude cosi: " Tu credi nel Figlio dell' Uomo? - disse Gesù.

 

Egli rispose: "E chi è, Signore, perche io creda in Lui?"

 

Gli disse Gesù:"Tu lo vedi ora. Sono io."

 

Ed egli replicò:"Io credo, Signore!."

 

E gli si prostrò innanzi.

 

 

La Liturgia di Domenica 26 Marzo 2017, IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE (ANNO A)

 

Vangelo
(Gv 9,1-41)
Andò, si lavò e tornò che ci vedeva

 

 Dal Vangelo secondo  Giovanni

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
 

La Gamba Vincenzo M. - Meditazioni: «Andò, si lavò e tornò che ci vedeva» New York, La Liturgia di Domenica 26 Marzo 2017, IV DOMENICA DI QUARESIMA - LAETARE (ANNO A)

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