Meditazioni

Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?

 

di Vincenzo La Gamba

 

Domenica 11 Dicembre, 2016 - Terza d' Avvento.

Questa domenica, pervasa dalla gioia, si chiama infatti la domenica "laeta", cioè allegra come suggerito da San Paolo nella seconda lettura: "Rallegratevi sempre nel Signore; ve lo ripeto: rallegratevi".

Ma anche per discernere sulla differenza che c’è tra un cuore lieto anziché' un cuore felice. A prima vista sembrerebbe che non c’è nessuna differenza. Vero, cari amici fedeli? Ma ve ne è una paradossalmente importante. Un cuore è felice se e' accompagnato da un desiderio materiale, tipo una casa, fare un viaggio, comprare vestiti griffati, possedere beni immobili, una macchina di lusso.

Un cuore è lieto e gaio se si ha dentro Gesù, che è il bene più prezioso per noi credenti. Analizzate bene, dopo questo scritto, a quale grado di felicita o letizia voi appartenete.

Soffermiamoci pure sulla prima lettura, in cui il profeta Sofonia dice: "Gioisci, figlia di Sion, esulta Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme!".

Nel cantico responsoriale questo straordinario vocabolo della gioia si arricchisce ancora di altri termini: "Mia forza e mio canto è il Signore; Egli è stato la mia salvezza. Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza... Gridate giulivi ed esultate, abitanti di Sion (Isaia 12, 23-36).

Per chi ha fatto le medie in Italia ci si ricorda la poesia di Giacomo Leopardi, "Il sabato della villaggio". Il poeta Giacomo Leopardi ha espresso il concetto della gioia dell'attesa, del sabato che precede la festa ed il riposo. Esso è "giorno pien di speme e di gioia". Vi ricordate queste parole?

Aggiungo che e' pieno di gioia proprio perché pieno di speranza. L' attesa della festa è migliore della festa stessa. Cari amici fedeli, non vi è mai capitato di fare preparativi per un' occasione lieta, oppure la cena della vigilia di Natale, il giorno di Natale o la Pasqua? Avete cucinato per giorni con cura e fatica e poi d'un lampo la festa finisce in poche ore! L' attesa di un parto a volte non ha paralleli con la nascita del bambino, che porta felicità e gioia ai genitori.

L'attesa (quasi sempre) è generatrice di viva gioia e letizia. San Paolo dice che i cristiani devono "essere lieti nella speranza", il che non significa solo che devono "sperare di essere lieti" ma devono "essere lieti di sperare", lieti già ora, per il semplice fatto di sperare.

Detta così sembra facile, ma è davvero così l' Avvento di quest'anno per noi cattolici romani? Un mondo senza pace è un mondo triste. Perché rallegrarsi se vi sono 34guerre mentre scriviamo) Perché rallegrarsi quando la maggioranza delle notizie dei telegiornali sono brutture mondiali? Perché rallegrarsi quando la natura si è svegliata per fare danni con inondazioni, piogge torrenziali, uragani e terremoti ( due nell' Italia Centrale tra agosto e Ottobre)).
Ma è molto importante capire perché Santa Teresa d' Avila ha scritto: se "un Santo triste è un triste Santo", cioè un cristiano triste sarà un triste cristiano.

La tristezza non ci dominerà se sappiamo essere padroni dei nostri sentimenti.

Cari amici fedeli, condizione essenziale per "rallegrarsi nel Signore" è avere uno spirito evangelico da poveri, cioè essere uomini e donne senza alterigia e superbia, ma umili, affabili, altruisti. La gioia evangelica da sola rappresenta la grande fetta del "rallegramento" con Dio da parte di gruppi cristiani più impegnati nella evangelizzazione.

La felicità e la gioia evangelica sono la parte viva che ereditiamo dal Signore.

Se esistesse la fabbrica della gioia e della felicità faremmo chissà quali pazzie per comperarne una dose abbondante di tutti e due, ammesso e non concesso che tutti avessero dei soldi per comprarle.

La vera fabbrica della gioia e della felicità terrena è la costante preghiera ed il coraggio di pregare Dio.

Poi, se la nostra attesa è pari ad un totale fallimento durante questo periodo d' Avvento, vuol dire che ci siamo distaccati da qualcosa preziosa per la nostra vita spirituale.

 

La Liturgia di Domenica 11 Dicembre 2016, III DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A) - GAUDETE

 

Vangelo
(Mt 11,2-11)
Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?

 

 Dal Vangelo secondo  Matteo

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».

La Gamba Vincenzo M. - Meditazioni: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?» New York, La Liturgia di Domenica 11 Dicembre 2016, III DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A) - GAUDETE

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