"Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei"
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di Vincenzo La Gamba "Chi non ha peccato scagli la prima pietra". Quante volte le abbiamo sentite queste parole! A volte anche sottovalutate per la loro profondità. Le si dicono quando uno e' con le spalle al muro. Servono quasi come una giustificazione di Gesù', che ha sempre parlato ed agito in un modo molto diverso dal nostro: "Io non ti condanno" ... Non giudicate e non sarete giudicati. Non condannate e non sarete condannati." In un momento così difficile e cruciale che la nostra Chiesa Universale sta attraversando con la rinuncia di Papa Benedetto XVI dalla guida del popolo cattolico non deve essere giudicata se paragonata alle non rinuncia del defunto Papa Giovanni Paolo II che e' rimasto Pontefice fino alla fine dei suoi giorni benché gravemente malato e non in condizioni ideali per somministrare il suo ruolo di Capo della Chiesa. Non si condanna un Papa che vuole rinunciare al suo Pontificato perché è nel diritto canonico farlo. Se l' ha fatto lo "ha fatto per il bene della Chiesa" - così come ha sempre sottolineato dal quel fatidico lunedì 11 Febbraio, 2013 in cui la Chiesa celebra la Madonna di Lourdes. Quante volte ci sembra naturale addossare la colpa agli altri a causa del nostro egoismo. Prendiamo ad esempio il fatto che nella vita si cerca un capro espiatorio: a livello politico e sociale (governo o futuro governo ed opposizione, vedi l'attuale situazione in Italia); a livello coniugale e familiare (marito-moglie; genitori-figli); occupazionale ed economico (padroni-sindacati).
Questa pagina di Vangelo ci mette nudamente
alla prova e non mi sembra che i cristiani ne escono sconcertati.
Anzi. Ed e' bene rilevare a voi, amici fedeli, che solo di recente
questo Vangelo é stato inserito in una liturgia domenicale e per
giunta nel periodo quaresimale. Si spiega la difficoltà incontrata
da questo brano per essere ammesso nel canone delle Scritture,
difficoltà documentata dal fatto che molti codici antichi lo
omettono. Analizziamo, quindi, il Vangelo odierno. Una donna colta in flagrante adulterio, viene portata a Gesù per essere "giudicata". Una trappola dei Farisei che, in serbo, credono che Gesù é un lassista e che potrebbe andare contro la legge di Mosè. La protagonista é una donna (ma avrebbe potuto essere anche un uomo!). Piovono pietre su di lei, come quella canzone anni sessanta. Non ha un nome, né un volto, ma sappiamo che é una peccatrice! Non ha dignità, né ragioni: é una donna peccatrice e basta. Va punita, quindi, perché ha trasgredito la legge! Adesso piovono pietre dalle nostre parole: sempre indulgenti a giustificare noi stessi, impietosi a giudicare i comportamenti degli altri. E le parole feriscono più delle pietre. Lei é una peccatrice? Ha sbagliato. E allora? Tutti di noi sbagliamo. Chi é senza colpa? Tutti abbiamo le nostre colpe. Il vero messaggio di Gesu' è questo: Gesù, dall'alto della sua "imparzialità", non giustifica né condanna. Tace scrivendo in terra (cosa? Non si é mai saputo cosa Egli avesse scritto sulla sabbia), ma tace soprattutto sconfortato dalla durezza del cuore dell'uomo. Non giustificando, né condannando, Gesù ci insegna nell'odierno Vangelo che la risposta migliore é l'amore che perdona tutto e tutti. E questa donna viene "assolta". Si salva dalla lapidazione e viene ora salvata dalla sua fragilità. "Non peccare più", ammonisce Gesù, come per dire che quando noi pecchiamo, dobbiamo riconoscere i nostri peccati e non badare a chi fa più peccati di noi oppure meno peccati di noi. In un certo senso questo brano evangelico guarda alla nostra Chiesa ed al Pontificato del defunto Papa Giovanni Paolo II, il moderno profeta del perdono, assieme al suo successore Benedetto XVI che ha "perdonato" il suo maggiordomo, il quale gli ha rubato dei documenti personali per darli a qualcuno per pubblicarli e renderli noti a tutto il mondo. Dovremmo pure prendere ad esempio tutto il Pontificato del defunto Giovanni Paolo II, il cui punto più alto fu quando perdonò Ali Agcà, colui che attentò alla sua vita il 13 Maggio 1983. Qualche anno fa Ali Agca' ha scontato la sua condanna nei carceri turchi ed oggi e' un uomo libero. La sua salvezza ha comportato il perdono al suo attentatore dopo una sua visita al carcere di Regina Coeli, pochi mesi dopo la sua guarigione.
Ricordando Giovanni Paolo II, ricordiamoci
pure della Chiesa, che non é composta di bravi e giusti, ma di gente
peccatrice, che non viene dimenticata per la propria fragilità, ma
viene perdonata per la stessa fragilità di commettere peccati. |
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La Gamba Vincenzo - Meditazioni: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei» New York, www.galatro.org, La Liturgia di oggi Domenica 17 Marzo 2013, V DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C) e-mail: VJIM19@aol.com |
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