Meditazioni

"Chi rimane in me ed io in lui fa molto frutto"

 

di Vincenzo La Gamba

C'e sempre un rapporto  con Cristo attraverso la Sua Parola domenicale e non solo, perché Gesù ama identificarsi in simboli ed immagini in modo da farsi capire da tutti.

"Sono il pastore", ha proclamato domenica scorsa.  "Sono la vite", spiega, continuando a comporre il mosaico della sua missione, in questa domenica. E aggiunge, tra le altre cose, l' immagine della  "vigna", piantata dal Padre, che è "agricoltore".

E' una "vite" ricca di linfa, di frutti e di "tralci". Cosa sono i tralci se non rami carichi di speranza?  E chi sono questi rami come simbolo ed immagine? Siamo indubbiamente noi, a cui ci si pone una scelta precisa: o restiamo attaccati alla vite oppure saremo recisi perché inutili.  Che brutta cosa essere inutili! 

Se ci pensate bene è il grande tema della nostra vita interiore, il piano globale di Dio nella parte terminale che costituisce la dignità del cristiano.

La teologia dell' Apostolo Giovanni, che viene narrata oggi non è uno stato psichico-estatico ma invece la piena maturità della fede. Ritornare alle radici è come recuperare certezze scolorite dal tempo.

"Senza di me non potete fare nulla", dice Gesù. E' un' affermazione che va ribadita più che mai nel clima di grande autosufficienza in cui siamo immersi. Ed è proprio quando si avvera questa visione che si perdono il "senso di Dio" (quindi dei rapporti con Lui), oltre che il "senso del peccato".

E' anche bella l' immagine dell'albero, che ispira anche la parola del Vangelo di oggi. Gesù dice ai suoi discepoli: "Io sono la vite, voi i tralci...". Proviamo a fissare insieme alcuni aspetti di questa relazione "vite-tralci" che qualifica il rapporto di Gesù con i suoi discepoli.

Un primo aspetto è quello della "stabilità". L'albero è l'immagine naturale della stabilità. Se continuamente trapiantato da un terreno all' altro, c'è il rischio che muoia. D' altro canto l' immagine dell' albero come stabilità radicata è l'immagine stessa della fede come radicamento.

Credere ed avere fiducia in Dio è un radicarsi sempre più in Dio. Già dalle prima pagine della Bibbia risulta che il credere è la via obbligata per accedere all'albero della vita nel paradiso terrestre: "Se non credete – dice Isaia – voi non avrete stabilità".

L' altro aspetto del rapporto "vite-tralci" è la "fecondità": "Chi rimane in me ed io in lui, porta molto frutto", dice ancora Gesù Cristo.

Cari fedeli, l' albero come immagine della stabilità della vita del discepolo non è solo figura della sua fede, ma anche della sua speranza, che è un po' come la fecondità della fede.

Gesù Cristo è la nostra speranza. Ecco perché deve essere sempre al centro della nostra vita; al centro della nostra esistenza.

Diciamo la verità: non si spera veramente a partire dalla vita presente ma a partire dalla vita futura
 

La Liturgia di oggi Domenica 6 Maggio 2012, V DOMENICA DI PASQUA (ANNO B)

Vangelo (Gv 15,1-8)
Chi rimane in me ed io in lui fa molto frutto

 Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

La Gamba Vincenzo - Meditazioni:  «"Chi rimane in me ed io in lui fa molto frutto". Ritornare alle radici è come recuperare certezze scolorite dal tempo.» New York, www.galatro.org, La Liturgia di oggi Domenica 6 Maggio 2012, V DOMENICA DI PASQUA (ANNO B)

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