"Perdonare: Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette"
Il Vangelo sul perdono é facile da capire nella linea narrativa, ma il suo insegnamento è abbastanza difficile da mettere in pratica, soprattutto quando la fede e l'amore sono deboli e, invece, lo spirito di vendetta, l'odio pieno di rancore e l'aggressività innata sono forti
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di Vincenzo La Gamba Oggi ricorre il decimo anniversario del crollo delle due torri gemelle. Sembra ieri, ma sono trascorsi ben dieci anni. Il Vangelo odierno di Matteo calza bene nella triste occasione, che porta alla memoria solo cose penosamente tristi. Pietro chiede a Gesù: "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte sette?" E Gesù risponde: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette". In altre parole, sempre. Andatelo a dire ai familiari delle quasi tre mila vittime o anche a quelli che attuano il detto del Vecchio Testamento: "occhio per occhio, dente per dente!” Il Vangelo odierno è facile da capire nella linea narrativa, ma il suo insegnamento è abbastanza difficile da mettere in pratica, soprattutto quando la fede e l'amore sono deboli e, invece, lo spirito di vendetta, l'odio pieno di rancore e l'aggressività innata sono forti. È il perdono un atteggiamento da vili? Ci costa molto perdonare e rompere il circolo vizioso dell'odio e della vendetta? Ci sono momenti in cui, anche con la migliore disposizione di animo, uno esclama: "Questo è troppo; adesso non ne posso più! È mai possibile che essendo di animo buono, passo pure per stupido?" Siamo tentati di dare una dimostrazione di forza davanti all' insulto, alle tragicità della vita, agli attentati terroristici, alle calunnie e alla mancanza di considerazione. La cosa più normale per noi (ed anche la più facile) è vendicarsi quando si può o, almeno, conservare rancore in attesa di poterlo fare. La vendetta è il piacere dell'offeso e l'odio carico di rancore è l'unica ricchezza certa del più debole. L'America è andata a combattere ed e' ancora impelagata in Afaghanistan ed in Iraq. Sono morte migliaia di persone, tra civili, militari statunitensi ed alleati. Si combatte ancora e chissà quanto dureranno queste due guerre. È difficile entrare nel merito per chi è patriota americano o chi è genitore o parente delle tremila vittime dell' 11 settembre. La Chiesa e, con essa, il compianto Giovanni Paolo II, ha dimostrato fortezza, pieno convincimento degli insegnamenti evangelici. La Chiesa crede nel perdono non nella violenza e non certamente alla guerra o alle guerre. Un esempio su tutti accaduto nei nostri giorni é stato quando Papa Giovanni Paolo II ha perdonato l'assassino, che gli sparò, in Piazza San Pietro, quel 13 maggio 1981. Ma voi direte: "Bene. Il Papa ha perdonato Alì perché è il Papa e, quindi, deve dare l'esempio!" Poi aggiungerete: "Perdonare non è tanto facile". Voi direte che non è giusto perdonare. Ma se non condividete questo, significa che non siete buoni cristiani. D'altro canto chi riceve un torto non ha torto, ma ha torto colui che ha fatto un torto all' altro. Dobbiamo sempre percepire che il Vangelo è la “Parola" della fratellanza nella strada, negli uffici, nel vicinato e nella comunità in cui viviamo. Il Vangelo non insegna gesti di vendetta e di rancore, ma predica la misericordia di Gesù nella nostra vita, sapendo di essere conciliati con Dio per mezzo di Cristo Gesù. Se la Chiesa ci insegna che é giusto perdonare é perché il dono del perdono é una delle cose più belle della nostra religione.
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La Gamba Vincenzo - Meditazioni: «"Perdonare: Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette". Il Vangelo sul perdono é facile da capire nella linea narrativa, ma il suo insegnamento è abbastanza difficile da mettere in pratica, soprattutto quando la fede e l'amore sono deboli e, invece, lo spirito di vendetta, l'odio pieno di rancore e l'aggressività innata sono forti» New York, www.galatro.org, La Liturgia di oggi Domenica 11 Settembre 2011, XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) |
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