"Tutti mangiarono e furono saziati"
Gesù non vuole lasciar partire nessuno a pancia vuota. Solo Gesù può "dare" senza diventare "povero". Sul principio della necessità di sfamarsi, Gesù indica un altro principio: il dare senza aspettare di ricevere
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di Vincenzo La Gamba Il brano evangelico odierno comincia con Gesù che apprende la terribile morte di suo cugino, Giovanni il Battista (Mt. 14, 3-12). Egli ne è talmente colpito, che desidera rimanere solo. È questo il motivo per cui prende una barca per prendere il largo. Ma la folla non lo lascia. Quando egli accosta sull' altra riva, la folla è già lì: malati e sofferenti e tutti quelli che hanno bisogno di Lui. Gesù non si sottrae alla folla, mentre gli apostoli si stavano ad un certo punto preoccupando. Vogliono e pretendono che Gesù mandi via la folla di cinquemila persone. Ma come fa Gesù a mandarli via? Gesù, infatti, non vuole lasciar partire nessuno a pancia vuota. Solo Gesù può "dare" senza diventare "povero". Non è una frase di circostanza, ma la ricchezza di Gesù è illimitata. Dei doni che ha è il più ricco dell' universo. Ma uno tra i più belli è quello della Chiesa che offre se stessa: ecco il segno ed il marchio della generosità di Dio, come Figlio, come Padre e come Spirito Santo.
Gesù introduce il Suo verbo agli Apostoli:
date da mangiare agli affamati. Essi non erano abituati ad essere
generosi. Era Gesù che insegnava loro come comportarsi. Ed è questa
pure la nostra mentalità assurda: se vuoi qualcosa, la devi
pagare. Non c'è nulla di scandaloso in questo, ma neppure nulla di
grande in questa nostra logica dove trionfa l' eterna illusione
dell' equilibrio del dare ed avere. Sul principio della necessità di sfamarsi, Gesù indica un altro principio: il dare senza aspettare di ricevere. Ci sono molti miracoli in questo racconto. Il primo è che nulla, neppure la fame, il deserto e la notte, separa quei cinquemila dal fascino spirituale di Cristo. Successivamente viene il miracolo dei cinque pani, che passano dalla mani di uno alle mani di tutti. Ma il vero miracolo della moltiplicazione comincia quando il pane da "mio" diventa "nostro", il "nostro pane quotidiano".
Il pane per noi stessi è una questione
materiale, mentre il pane per il nostro vicino è una questione
spirituale. Il poco pane, condiviso tra tutti, è sufficiente. Il guaio è invece quando comincia la fame e teniamo il pane per noi stessi, non donandolo agli altri. Nella nostra società comunitaria una regola esemplare è la "condivisione" del pane. Sfamare i bisognosi, gli homeless è un miracolo possibile se la condivisione è possibile. La moltiplicazione verrà, perché chi "condivide" ha amore verso Dio e verso il prossimo. Nulla andrà mai perduto; nulla è troppo piccolo per non servire alla Comunione con Dio. Il mio pensiero va alle terre sottosviluppate, come in Africa e negli altri paesi del terzo e quarto mondo. La globalizzazione ha portato qualche beneficio. Il defunto Papa Giovanni Paolo II è stato sempre sensibile alla fame nel mondo. Qualcosa si è fatto, anche se non è sufficiente quello che di poco o molto si fa. Ma Giovanni Paolo II non si riferiva solamente a coloro che hanno fame, vengano e mangino, senza denaro. Egli si riferiva a quella fame non fisica. Quale la fame che morde dentro di noi? Fame di solo pane? Non solo quella. Fame di Dio, per noi e per gli altri? Certamente Fame di giustizia, di felicità per noi e per gli altri? Senza dubbio. Fame solo di comperare o anche fame di dare? I numeri sono precari nella fame del "dare", ma c'è sempre la speranza che il mondo cambi per dare di più e ricevere meno.
Che sia il Signore il "nostro affamatore", e
sapremo allora (e solo allora) dare pane a chi ha fame, e accendere
di fame di cose grandi in chi è sazio di solo pane. |
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La Gamba Vincenzo - Meditazioni: «"Tutti mangiarono e furono saziati" Gesù non vuole lasciar partire nessuno a pancia vuota. Solo Gesù può "dare" senza diventare "povero". Sul principio della necessità di sfamarsi, Gesù indica un altro principio: il dare senza aspettare di ricevere» New York, www.galatro.org, La Liturgia di oggi Domenica 31 Luglio 2011, XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) |
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