Meditazioni

Dio non si interroga. Dio si ama

 

di Vincenzo La Gamba

Anche questa domenica il brano evangelico di Matteo riguarda una parabola sulla vigna. Già sappiamo che la vigna è Israele, e che l' immagine è usata più volte dai profeti, e nel Vangelo di Giovanni ripresa da Gesù: "io sono la vite, voi i tralci".

Questa domenica i protagonisti sono un padre e due figli, cioé un padre e due cuori. É curioso notare che lo stesso passaggio dall'immagine economica all'immagine familiare si ha pure nel Vangelo di Luca cioé  nelle parabole del perdono, al capitolo 15: prima la pecora smarrita, poi la moneta smarrita, poi la parabola dei due figli: quando ci si avvicina al cuore del mistero del Regno dei cieli, si usano sempre immagini tratte dalla relazione familiare: lo sposo, il padre, i figli, i fratelli... 

L' intreccio di questo odierno Vangelo é molto intrigante rispetto a quello di domenica scorsa perché parliamo di un padre che manda i figli nella vigna per il solo fatto che per la potatura, la legatura, e tutti gli altri lavori della cura del vigneto serve uno sguardo diverso, un'attenzione diversa, lo sguardo di chi sente sua la vigna, e in qualche modo gli appartiene. Famoso il detto : "l' occhio del padrone ingrassa il cavallo".

La ragione é che la vigna di questo padre non è una proprietà come tutte le altre, e il lavoro nella vigna non è un lavoro come tutti gli altri: ci vuole passione.  Sostanzialmente ai figli è richiesto di condividere la stessa passione del padre, per cui, nell'ottica della parabola, dire no al lavoro della vigna è come rifiutare il padre.  D' altro canto, accettare il lavoro è come dire sì all' amore del padre. 

Andiamo quindi per ordine. Il primo dei due figli risponde al padre "Sì, signore". In italiano suona molto militaresco, in greco probabilmente non ha questa connotazione. Nel linguaggio comune, indicherebbe la deferenza con cui un figlio si rivolge al padre. Ma nel linguaggio biblico, "Signore" indica inevitabilmente l'unico Signore, e l'unico Dio. Allusione alle preghiere con cui continuamente il popolo, nel tempio, invoca il suo Dio. Ma che non corrispondono al cuore. E difatti il figlio non va a lavorare nella vigna. C'è con il padre un rapporto formale, di deferenza, ma non un vero rapporto di amore. 

Il contrasto con il secondo figlio è veramente sconcertante. Gli dice: "Padre, non ho nessuna voglia di andare nella vigna". É di per sé una risposta sgarbata e nel mondo antico rasenta l'insulto. É un'offesa all'autorità del padre di famiglia, che inspiegabilmente viene lasciata passare. E altrettanto inspiegabilmente, il figlio si pente e va nella vigna. La parabola precipita verso la domanda finale, un trabocchetto che sorprende i principi dei sacerdoti e gli anziani. 

La risposta è logicamente ovvia: il figlio sgarbato e irriverente è colui che compie la volontà del Padre, mentre il figlio corretto e rispettoso al parole, di fatto è lontano da lui.

Meno ovvia la logica conclusione che ne trae Gesù: sono loro, anziani e capi dei sacerdoti, coloro che si nascondono dietro belle parole e non compiono la volontà di Dio.

Come accennato prima si possono avere due cuori, quando un padre ha due figli. E due figli non hanno un solo cuore per dimostrare l' affetto e l' amore filiale al padre. Allora poniamoci questa domanda: siamo figli dalle belle parole, o sappiamo fare la volontà del Padre? 
Dobbiamo guardarci da un'interpretazione troppo moralistica della parabola, del tipo "fatti, non parole", o "quel che conta è il fare". I pubblicani e le prostitute passano avanti ai capi del popolo, perché hanno creduto a Giovanni Battista, hanno riconosciuto in lui l'araldo del Regno di Dio.

I capi del popolo non gli hanno creduto prima; e non si sono neppure pentiti in seguito, e insistono a rifiutare la predicazione di Gesù.

Il problema è invece riconoscere Gesù, obbedire a Lui, lavorare nella vigna giusta, e non essere irreverenti e sgarbati.  Si può essere, nel rovescio della medaglia, anche essere persone oneste, rispettabili, che non fanno nulla di male, ed essere fuori dal Regno di Dio. 

Il messaggio di questa parabola é molto semplice: accettare la volontà di Dio significa essere nella grazia di Dio. Dio non si interroga. Dio si ama. Sia sempre fatta la Sua volontà.

 

Meditazioni: «Dio non si interroga. Dio si ama»,  Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica 28 Settembre 2008 - XXVI Tempo Ordinario (ANNO A)
 

Domenica 28 Settembre 2008: XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Vangelo Mt 21,28-32
Pentitosi andò. I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: "Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: "Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna". Ed egli rispose: "Non ne ho voglia". Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: "Sì, signore". Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?". Risposero: "Il primo".
E Gesù disse loro: "In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli".