Gesù Cristo ha vinto la morte. Egli é "IL VIVENTE"
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di Vincenzo La Gamba La Pasqua segna un evento di grande importanza e porta con sé - come la Domenica delle Palme - un significato profondo, legato ad un senso di rinnovamento interiore, perché in quel sacrificio della morte di Gesù c'é implicitamente l' idea di un "passaggio" ad un' altra vita. La festività della Pasqua é, in sintesi, la celebrazione del trionfo della vita sulla morte. Gesù risorge dai morti ed é attraverso questo miracolo che noi crediamo come fedeli della nostra religione apostolica romana. Altre religioni non condividono ciò, per cui é necessario stabilire parametri di credibilità rispetto a tesi di incredibilità. Poniamoci questa domanda: É veramente Gesù Cristo risorto dai morti? E come? Quali garanzie noi abbiamo che si tratti di un fatto e non di un' invenzione, oppure di una suggestione? La risposta che ho trovato più tangibile é quella formulata dal Prof. José Miguel Garcia, insigne storico dell'Università Complutense di Madrid, che ha detto esplicitamente: "I racconti evangelici della Risurrezione sono veri. Gesù Cristo ha vinto la morte ed ogni limite, cioé é "IL VIVENTE", colui che vive per sempre. Se vive per sempre - conclude Garcia - io devo trovarlo, devo toccarlo con mano, altrimenti non é il "VIVENTE". Se, in effetti, "Cristo non fosse risorto, sarebbe vana la nostra fede. Tutti saremmo falsi testimoni di Dio. Saremmo da compiangere più di tutti gli uomini" scrisse San Paolo ai Corinzi."(1 Cor. 15, 14-15.19). Il mistero pasquale é, comunque, l' unico che può rispondere alla domanda di senso della nostra vita, senza doversi arrestare neppure davanti al dolore e alla morte, come sono costrette a fare la filosofia, la scienza e tutte le risposte umane. Il "senso" che esso dà alla nostra vita é racchiuso in queste parole della Scrittura: "Se moriamo con Lui, vivremo anche con Lui, se con Lui perseveriamo, con Lui anche regneremo" (2 Tm 2, 11-12). Questa risposta sul "senso" della vita si ottiene mediante la fede, l' elemento che non si può spiegare se con espressioni teologiche, ma che si manifesta nei nostri cuori prima che nella nostra mente. O si ha o non si ha. Non c'é altra maniera per esternarla. Il mistero pasquale é quello che (essendo appunto mistero) ci dà l’idea di un "passaggio", cioé é una trasformazione che trascina con sé un profondo, autentico desiderio di rinnovamento, di positiva metamorfosi, che ogni uomo credente, ad un certo punto della propria vita sente in maniera decisa. La Pasqua trova il suo pieno compimento quando una persona, convinta interiormente della verità di ciò che ha ascoltato, proclama Gesù come suo personale Signore e Salvatore. É il caso di dire che questa persona prende la decisione che dà un senso alla propria vita, facendo di sé un "salvato": "Se confesserai con la tua bocca che Gesù é il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio è risuscito dai morti, sarai salvo" (Rm 10, 9).
Tutte le letture della domenica di Pasqua hanno un comune
denominatore: "Cristo é risorto! É vivo!". La sequenza della messa di Pasqua canta: "Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita, morto, regna ora vivo". La Risurrezione di Cristo contiene la risposta alla più universale delle aspirazione umane: quella che il male e l' ingiustizia non abbiano mai la meglio sul bene e sull' amore di Dio. Per nessun motivo.
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Meditazioni:
«Gesù Cristo ha vinto la morte. Egli é "IL
VIVENTE"»,
Vincenzo La Gamba - America Oggi, New York, Domenica 23 Marzo 2008 -
DOMENICA DI PASQUA - RISURREZIONE DEL SIGNORE (ANNO A) |
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