Meditazioni

Nessuno versi vino nuovo in otri vecchi
 

Vincenzo La Gamba

Ancora una domanda sferzante da parte dei farisei a Gesù. "Perché – dicono - i discepoli di Giovanni (il Battista) e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?

La risposta di Gesù é semplice: "ciò che importa non é il digiuno. É lo Sposo". Si digiuna con uno scopo: purificarsi o mediante l' ascesi, per prepararsi ad un avvenimento o per spirito di sacrificio.  Per il giudaismo ufficiale il digiuno era una pratica religiosa fondamentale, fino al punto che i pii Israeliti digiunavano due volte la settimana per accelerare la venuta del Messia e del Regno di Dio. Invece i primi cristiani sembravano sottovalutare il digiuno, perché insisteva Gesù che l' uomo non é fatto per il digiuno continuo: é fatto per il banchetto.
Ecco che Gesù si presenta come lo Sposo, che ci invita al banchetto delle Sue nozze. Egli é venuto per sposare la nostra umanità. Egli é venuto per fare un tutt'uno di essa, e per generare con lei i figli della luce. Nella Sua risposta, Gesù continua l' immagine veterotestamentaria  del matrimonio di Dio con il popolo eletto. Il profeta Osea fu il primo ad usare la parabola od immagine matrimoniale, per esprimere l' esperienza religiosa che comportò (si legge, infatti, nella prima Lettura di oggi) "per Israele la rivelazione di un Dio, che ama il suo popolo".

Quando mancherà loro lo Sposo - allusione molto probabile alla morte violenta di Gesù -, allora i suoi amici e discepoli digiuneranno.

Ma fino a quando c'é lo Sposo intorno, nessuno deve digiunare.

Una volta denunciato il motivo per cui i discepoli non digiunano, Gesù spiega con due parabole, tanto corte in parole quanto lunghe per importanza ed applicazioni: "Nessuno cuce una toppa di panno grezzo; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il veccho e si forma uno strappo peggiore".

Allo stesso modo, Gesù aggiunge che "Nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino ed otri, ma vino nuovo in otri nuovi".

Le due parabole - panno e vino nuovi - sottolineano l' incompatibilità della nuova situazione religiosa, creata dalla venutà di Gesù, con le vecchie istituzioni mosaiche rappresentate dal digiuno dei farisei e dei discepoli di Giovanni il Battista.

Quindi, nel brano evangelico di oggi, il punto di partenza é la controversia del digiuno. Ma  pure emerge il messaggio di Gesù trasmesso come "nuovo", cioé la novità del Vangelo e del Regno di Dio.

In questa occasione, come nel discorso delle Beatitudini, Gesù proclama un nuovo ordine religioso e morale: l' amore e la fratellanza invece dell' odio e della vendetta, lo spirito di servizio invece del potere.

Gesù predica amore e sull' amore vuole fondare il nuovo popolo di Dio; la nuova comunità religiosa, il nuovo Israele, cioé la Chiesa.

Bisogna stare attenti, dunque, a non versare vino nuovo in otri vecchi e rattoppare un cuore d' uomo troppo lacerato, uno straccio di cuore, cui siamo rimasti inutilmente attaccati, sciupando e rovinando il Vangelo, come vino perduto. Altra strada non c'é che quella di un cuore nuovo. E verrà se insistiamo a cercarla, ad ascoltare qualcuno che ci parli col cuore. Verrà, se insistiamo ad amare Gesù. Verrà, perché il cuore si trasforma in ciò che amiamo. Verrà se prenderemo il Vangelo come nostro abito, se indosseremo le Beatitudini, se accetteremo le nostre parabole di vita con il Cuore di Cristo! 

Se Cristo é il centro della nostra esistenza, non bisogna mai digiunare, ma rallegrarsi.

 

Meditazioni: «Nessuno versi vino nuovo in otri vecchi»,  Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica 26 Febbraio  2006 - VIII.ma Tempo Ordinario