Meditazioni

Seguimi e pasci le mie pecorelle
 

 

di Vincenzo La Gamba



Succede sempre che quando uno di noi commette peccati ci si pente dei peccati commessi per ricevere l' assoluzione e per non ricadere negli stessi peccati.

Per  Pietro, di cui sappiamo che è "un pescatore d'uomini" come definito da Gesù nel Vangelo di qualche domenica fa, c'è l' investitura ufficiale di "Leader della Chiesa" nel brano evangelico odierno.

Un Pietro, diciamolo subito, che "prima che il gallo canti" aveva rinnegato Gesù ben tre volte durante il periodo della Sua Passione.

E per tre volte nel Vangelo odierno di San Giovanni, notiamo che Gesù cerca di riabilitare Simon Pietro dicendogli: "Mi ami più di costoro?".

"Certo, Signore, tu lo sai che ti amo!", risponde Pietro tre volte di seguito alla stessa domanda di Gesù, che appare "per la terza volta" ai Suoi discepoli dopo la sua Risurrezione.

Notiamo quindi che Gesù appare per la terza volta a Pietro, che lo aveva rinnegato per ben tre volte prima della Sua Morte, mentre per tre volte ha dichiarato il suo amore a Gesù dopo la Sua Risurrezione.

Sono queste le cose su cui dobbiamo riflettere o no?  Cioè, si può ripudiare un amico prima che muoia e dire di amarlo dopo la sua morte?

Può succedere. Quello che, in verità, è toccato a Pietro è ancora più straordinariamente fantastico.

Egli diventa il "capo" della Chiesa dopo avere ripudiato Gesù, che, qualche settimana dopo la Risurrezione dai morti, gli appare per la terza volta, e a cui dice: "Pasci le mie pecorelle"... per porgli poi l'invito finale: "Seguimi".
Questo Vangelo sa veramente di straordinario! Mette in luce Pietro, che da pescatore-peccatore diventa pastore-predicatore della Buona Novella, una volta che decide di seguire (finalmente!) Gesù per dare inizio a quella che oggi chiamiamo la nostra Romana Chiesa, di cui proprio Pietro è stato il primo e il più longevo Papa della sua storia.

Da notare un particolare che, oggi, è in sintonia con la diversità della nostra Chiesa.

Quando nell'odierno Vangelo Gesù dice agli Apostoli: "Figlioli, non avete nulla da mangiare? Ebbene gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete", talmente è stata fruttuosa la pesca che  gli Apostoli prendono  una rete piena di 153  qualità di pesce.

L' allusione della "rete piena" è diretta alla Chiesa, mentre i 153 pesci, numero che pare indicare l'interezza della specie dei pesci conosciute in quell'epoca, dicono che "nella Chiesa c'è posto per tutti".

Una Chiesa su cui nutriamo fiducia, nonostante i malintesi, le vicissitudini, gli scandali del sesso sui minori, le intolleranze, le immancabili defezioni spirituali. Una Chiesa che resta sempre l'istituzione salvifica voluta da Cristo per il solo nostro vantaggio spirituale.

Una Chiesa fondata, guidata e confermata nella fede dal pescatore Pietro: apostolo che seppe piangere la propria fragilità per incontrare la tenerezza e la misericordia di Dio. Allo stesso nostro modo, oggi.

Sembra strano ma è stato in quel preciso momento (dopo che per tre volte dice di amare Gesù) che in Pietro avviene la consapevolezza di essere vero discepolo.

Una guida simile serviva alla prima comunità della Chiesa: una persona cosciente dei propri limiti per potere accogliere e sostenere quelli dei propri compagni di viaggio.

Quella parola finale dell'odierno Vangelo: "Seguimi" è diretta, quindi,  non solo a Pietro, ma a noi anche a distanza di oltre duemila anni.

Seguire Gesù è d'obbligo se Egli insiste che noi lo seguiamo. Il Suo invito è più di un comando: è una certezza.  Perchè quindi rifiutarsi a tale comando?

Cosa mai può ostacolare l'amore di Dio? Cosa impedirGli di stare accanto? Cosa fare tacere la Sua chiamata in fondo ad ogni delusione?

Gesù è Risorto!  Lo riconosciamo dai segni che ci richiamano a Lui e che ci scuotono dalla tiepidezza e dal torpore.
 

 

Meditazioni: «Seguimi e pasci le mie pecorelle»,  di Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica 25 Aprile 2004 -  Terza dopo Pasqua