Meditazioni

Chiesa e “popolo di Dio”

(anche alla luce della “Lumen Gentium)
 

 

di Vincenzo La Gamba


Il Vangelo di oggi, tratto da San Marco, mi ricorda i primi maestri nelle scuole elementari che mi insegnarono molte cose, con pazienza, con calma e con amore. Da bambini si va a scuola per imparare. Nella vita di adulti si cerca di mettere in pratica quello che si conosce (poco) ed ammettere con umiltà quello che non si sa (molto).

La vita è dunque una lezione giornaliera, in cui noi siamo eterni studenti e solo  l'esperienza ci conforta, perchè è maestra di vita. Ognuno di noi ha le sue problematiche. Ci vuole sempre qualcuno con cui confidarsi ed apprendere il vero significato della nostra esistenza.

Se ci confidiamo con il Maestro dei Maestri la nostra vita può avere un senso perché Egli,  lapidariamente nel Vangelo di Giovanni concernente la parabola del vite e dei tralci, disse "Senza di me non potete fare nulla".

Nel Vangelo odierno di Marco Gesù vede la folla e "si commuove per loro perchè erano come pecore senza pastore e si mise ad insegnare loro molte cose".


Marco narra del rientro dei Dodici, che tornano dalla loro prima missione Apostolica ed Egli disse loro: "Venite in disparte, in un luogo solitario e riposatevi un pò".

Partirono sulla barca verso un luogo solitario. Molti però li videro e capirono tutto; da tutte le città cominciarono ad accorrere a piedi e li precedettero.

Gesù svolgeva  così la Sua missione pastorale: avere compassione della gente per istruirla meglio con la verità dei Suoi insegnamenti.

I Dodici avevano in Lui il vero pastore, ma Gesù non era ancora il capo riconosciuto dalle grandi masse, assettate di verità. Pian piano le masse divennero "il popolo di Dio", così come è oggi; e la Chiesa, la religione, le grandi commemorazioni, i santuari mariani, la visita di un capo religioso, come il Papa, diventano un fenomeno di massa, sia in Piazza San Pietro che nel parco di una qualsiasi città.

C'è da rallegrarsi che feste, persone e luoghi relativi a Gesù, alla Madonna (come Lourdes, Fatima) a San Pio (San Giovanni Rotondo) ed al Vangelo, risveglino questa eco popolare. Ma sarebbe un grosso errore limitarsi al trionfalismo di massa.

È vero che sono cambiati i tempi rispetto a duemila anni fa come pure è cambiata la natura della Chiesa, strutturalmente e gerarchicamente parlando.

È stato il Concilio Vaticano II a cambiare l'immagine della Chiesa per meglio identificarsi come "popolo di Dio", data la sua enorme ricchezza ed importanza in tutta la storia della salvezza, nell'Antico e Nuovo Testamento. Sul concetto di "popolo di Dio" è imperniata, infatti, tutta la costituzione dogmatica "Lumen Gentium" sulla Chiesa.

Per definire quest'ultima, non si parte dalla gerarchia, ma dalla base, dalla congregazione dei credenti in Cristo, dal popolo semplice e fedele, cioè noi tutti credenti cattolici. 

Va da sè che esistono i ministeri gerarchici e dal popolo vengono le diverse vocazioni cristiane.
Pertanto la Chiesa non patrocina una massa anonima, una comunità acefala, poichè allora essa sarebbe effettivamente un gregge in tutto il suo significato dispregiativo.

Un minimo di organizzazione è indispensabile in ogni gruppo umano; per questo abbiamo bisogno di pastori che siano al servizio del  "popolo di Dio".  Cristo lo sapeva e così li ha stabiliti per il bene della Chiesa, fondata sulla roccia di Pietro e degli Apostoli.

D'altra parte come sono necessari buoni pastori, c'è anche bisogno di comunità e di cristiani adulti, consapevoli, responsabili e liberamente impegnati per il Vangelo di Cristo.

Quindi dalla grande massa e numeri, dobbiamo essere persone, discepoli e membri vivi di Cristo nel "nuovo popolo di Dio", che è,  e  sempre  sarà,  la Sua Chiesa.
 

 

Meditazioni: «Chiesa e “popolo di Dio” (anche alla luce della “Lumen Gentium)»,  di Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica 20 Luglio 2003 -  16.ma di Tempo Ordinario