Meditazioni

L'autentico amore popolare
è
la fede ed il sapere dei semplici
 

 

di Vincenzo La Gamba


Nella proclamazione evangelica di questa domenica si racconta la prima missione dei Dodici Apostoli.  "Gesù li manda due a due, dando loro autorità sugli spiriti immondi" si legge nella parte iniziale del Vangelo di Marco, quasi a testimoniare il significato comunitario alla missione e  l'avallamento della testimonianza di ogni Apostolo.

Il Vangelo continua: "Uno è testimone dell'altro"..... “e partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciando demoni ed ungendo di olio molti infermi, guarendoli".

Nella prima lettura, tratta dal profeta Amos e nel Vangelo di oggi c'è un comune denominatore: l'evangelizzazione.
Il messaggio evangelico, allora come oggi, non dovrebbe avere difficoltà a penetrare nella mente e nei cuori delle masse credenti. Ma, come tutta la Chiesa, la religione del popolo deve sempre essere evangelizzata di nuovo.  In questo modo si raggiunge una maturità adeguata per superare tutte le difficoltà che si presentano durante il corso della vita terrena.

Questa religione del popolo è vissuta di preferenza dai poveri e dai semplici. Ricordo uno scritto di Papa Giovanni Paolo II, che, all'apertura dell'assemblea Episcopale in Puebla (Messico) il 29 gennaio 1979,  ha affermato: "La religiosità del popolo è un coacervo di valori che risponde con sapienza cristiana ai grandi interrogativi dell'esistenza...  Questa sapienza è un umanesimo cristiano che afferma la dignità di ogni persona come figlio di Dio, istituisce una fratellanza fondamentale, insegna ad incontrare la natura e a capire il lavoro, e fornisce ragioni di gioia ed allegria anche in mezzo ad una vita molto dura. Questa sapienza è per il popolo anche un principio di discernimento, un istinto evangelico per il quale afferra spontaneamente quando nella Chiesa si serve il Vangelo e quando lo si svuota e lo si soffoca con altri interessi".

Basterebbero queste eloquenti frasi del Papa per farci riflettere sull'odierno messaggio evangelico secondo San Marco.

Non tutto nella religiosità popolare è però oro colato, ma non è neanche roba di scarso valore. Per riflettere meglio è  oltremodo giusto ricordare a noi stessi che è fondamentale un nostro discernimento cristiano.  Poi è necessaria una profonda evangelizzazione ed una catechesi adeguata, in cui si vedano potenziati i  valori autentici della fede.

Un'altra considerazione: la proclamazione del Vangelo deve avere la dote di essere presentata come un messaggio divino.  Non bisogna mai presentarsi in modo spettacolare e non insistere sull'accettazione della fede o dei dogmi, quando il destinatario si dimostra refrattario.  Ciò riguarda sia il cattolico credente sia il credente di altre religioni.

Essere preparati ad evangelizzare comporta uno studio teologico, che altro non è che  la "fede da rendere comprensibile".

Quando si è assetati di sapere si vuole approfondire quello che non è scontato. Se si verifica il contrario è perchè non si ha "sete" di Dio per cui non si segue la strada della sapienza, che non necessariamente è la cultura personale alla quale si riferiva Papa Giovanni Paolo II.

C'è un altro fattore da non sottovalutare nella credenza popolare, cioè i dogmi teologici come Dio Padre, l'Incarnazione, Passione e Morte di Gesù, la figura di Maria Madre e Vergine, la salvezza di Dio, l'Eucarestia ed i Sacramenti, la comunione dei Santi, la vita eterna sono temi molto impegnativi per i semplici ed i poveri, la cui fede è basata sulla propria convinzione di fede a 360  gradi,  tanto quanto basta per credere in Cristo, con Cristo e per Cristo.

Il resto non conta.

In poche parole, l'amore popolare autentico è la fede ed il sapere dei semplici, a cui Dio rivela i segreti del Suo Regno (Mt. 11,25).
 

 

Meditazioni: «L'autentico amore popolare è la fede ed il sapere dei semplici»,  di Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica 13 Luglio 2003 -  15.ma di Tempo Ordinario