Meditazioni

«È giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'Uomo»
 

 
di Vincenzo La Gamba



Siamo arrivati all'ultima domenica di Quaresima. Si avvicina quindi la Pasqua e con essa il miracolo dei miracoli: la Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Ma prima avviene la morte Sua, senza la quale non avremmo mai potuto parlare del Suo trionfo sulla morte nel giorno di Pasqua.

Cosa significa la Pasqua di Gesù?

Una delle risposte è raccolta nella prima lettura, quella di Geremia che attesta: "Scriverò la mia legge nel vostro cuore”. Ciò era l'annuncio di una religione interiore, personale, viva, scritta su tavole di pietre, non nel cuore dell' uomo.

Dovremmo chiederci alla fine del periodo quaresimale quanto leale è la nostra alleanza con Dio.

È veramente la nostra religiosità e condotta morale basata sull'amore, oppure la nostra è una religione triste ed egoista per convergere su una morale esteriore basata sul timore, quindi in disaccordo con la legge dello Spirito?

La risposta varia da persona a persona, però, fondamentalmente, se non si condivide la legge del cuore che Gesù predicava, c'è l'urgente bisogno di un cuore nuovo per una alleanza nuova, sigillata con il dono dello Spirito.

La seconda lettura evidenzia Gesù che "offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime che poteva liberarlo dalla morte" in piena vitalità.

La spiritualità della sola mortificazione, non è, va rilevato, una cosa cristiana: la mortificazione ha un senso quando è richiesta per la lotta liberatrice del peccato.

Il Vangelo odierno di Gesù narra che Egli è a Gerusalemme, in mezzo alla gente. Alcuni proseliti greci chiedono agli Apostoli Andrea e Filippo: "Vogliamo vedere Gesù. Vogliamo conoscerLo".

Quando Gli comunicano questo desiderio, Gesù dice: "È giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'Uomo".  Nel Vangelo odierno, Giovanni per glorificazione indica la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù Cristo.

Poi spiega i tre riferimenti in connessione reciproca: chicco di grano, sequela dei discepoli ed obbedienza al Padre.

La breve parabola del chicco di grano "che se caduto in terra non muore, ma rimane; se invece muore, produce molto frutto", si riferisce chiaramente alla fecondità.

Sia nella preghiera di Getsemani che nel brano Evangelico di oggi, Gesù dimostra un commovente inizio di "debolezza umana" di fronte alla morte: "Ora l' anima mia è turbata; e che devo dire? Padre salvaMi da quest' ora!  Ma per questo sono giunto a quest'ora!  Padre glorifica il Tuo nome",  come per dire: Io sono pronto.

Sono quindi obbediente alla Tua volontà per l'ultimo sacrificio.

Una voce  però risponde dal cielo: "L'ho glorificato e di nuovo Lo glorificherò".

La gente che aveva udito quella voce rimane perplessa. Ma Gesù immediatamente chiarisce: "Questa voce non è venuta per Me, ma per voi". Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori.  Io quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me".

La parte finale del Vangelo ci indica chiaramente di "quale morte" Gesù doveva morire.

Ebbene, se la Croce è il simbolo di Cristo è quindi vero che la Croce è il simbolo di noi cristiani cattolici.
Gesù ci indica senza alcun’ombra di dubbio che nel segno della Croce c'è la luce che ci accompagna nel cammino della nostra vita spirituale: "Camminate mentre avete la luce; credete in Me prima che sia troppo tardi".

Oggi è l' ultima opportunità concessaci per diventare, alla fine di questo periodo quaresimale, apostoli della luce, figli amati da Dio.

Cosicchè quando i "non"  credenti vorranno conoscere Gesù Cristo, potranno vederLo riflesso in noi cristiani, con atteggiamento lieto e rinnovato.

Un'ultima riflessione. Quando il sacerdote francese Amedeo Ayfrè morì, molta gente disse: "Quell'uomo, una volta incontrato, ti metteva addosso la voglia di Dio".

Pensandoci bene, possiamo domandarci: "Ci è mai successo di avere fatto venire la voglia di Dio a qualcuno?"
 

 

Meditazioni: «È giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'Uomo»,  di Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica 6 Aprile  2003 - Quinta Domenica di Quaresima