Meditazioni

«Tu risanerai tutte le mie infermità…»
 

 
di Vincenzo La Gamba



È uno dei Vangeli che fa riflettere. Tutto incomincia in un giorno di sabato, nella sinagoga, con un insegnamento e la cacciata di un demonio, che hanno rivelato, sin dall'inizio, la straordinaria autorità di Gesù.

"Chi è dunque Costui?" si chiedono le genti nell'odierno Vangelo di Marco.

Noi credenti sappiamo chi è Gesù quando si proclama: "Dal Vangelo secondo.......".   

Noi rispondiamo: "Gloria a Te, O Signore!".   È una professione di fede  perchè "il Signore Gesù è il Vangelo, la Buona Novella, la parola di Dio!". A volte noi non ci rendiamo perfettamente conto del significato riguardante l'invito del sacerdote o diacono e la risposta dell'assemblea. In sostanza non viene acclamato il libro del Vangelo: viene presentato alla venerazione dell'assemblea, come "sacramento" del Verbo di Dio; non perchè  il Vangelo è la raccolta di parole pronunciate dal Signore.

Marco ci presenta nel Vangelo di oggi un Gesù, investito di autorità, che opera una "guarigione", quella dell'indemoniato della sinagoga, che Egli ha appena lasciato.

Infine, viene narrato che la suocera di Pietro, liberata dalla febbre, riprese immediatamente il suo ruolo di padrona di casa e "li serviva". L'osservazione sottolinea il carattere istantaneo e completo della "guarigione".  Ma san Marco non vuole farci capire qualcosa di più?

Il battezzato è servo dei suoi fratelli e delle sue sorelle nella comunità, ad imitazione di Gesù, "venuto non per essere servito, ma per servire" (Mc 20, 28).

Si legge nell'odierna liturgia: "... da tutta la città, portarono a Gesù tutti i malati e gli indemoniati.... ed ognuno viene liberato dal suo male...." .

Con questa generalizzazione, l'Evangelista ci vuole dimostrare che niente resiste al potere e all'autorità di Gesù.  Egli, infatti, è stato " ....mandato dal Padre a salvare i contriti di cuore. Egli è venuto per i malati ed i peccatori" ( Mc 2, 17).

San Marco conclude il racconto affermando che "Gesù non permetteva ai demoni di parlare, perchè Lo conoscevano".

Ci ricolleghiamo alla domanda iniziale: "Chi è  dunque Costui ?", intesa come interrogativo attraverso il quale Marco vuole  mostrare quanto sia grave l'incomprensione degli uomini. Mentre Gesù moltiplicava i benefici a loro favore, essi non sapevano che veramente fosse il Figlio di Dio!

Lo sapevano invece "gli spiriti malvagi", che compresero prima degli uomini chi veramente fosse Gesù.

Poniamoci la stessa domanda: "Chi è dunque Gesù, a distanza di oltre duemila anni?"

È la nostra professione di fede, di cui abbiamo parlato sopra, una formula imparata a memoria, oppure è l'espressione di una profonda convinzione che cambia la nostra vita, perchè un giorno abbiamo incontrato ed amato il Signore?.

Partecipando alla celebrazione liturgica non ci poniamo questi interrogativi, perchè tutto è basato sulla nostra fede perchè Gesù   " è il Figlio di Dio, quindi la Buona Novella".

La risposta è tutta qui racchiusa.

Aggiungiamo pure che per comprendere meglio Gesù, senza interrogarci spesso e volentieri, bisogna che comprendiamo meglio il ruolo di un  malato, che ha bisogno di un medico.  I malati siamo noi.  Quando si afferma nel Vangelo: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.  Non sono venuto per chiamare a penitenza i giusti, ma i peccatori " si capisce chi è Gesù per noi.

O meglio, dovremmo capire il perchè (ancora e per sempre) Gesù agisce come medico.

Se non vogliamo guarire è perchè ci priviamo delle amorevoli cure del medico, facendo un torto a noi stessi.

La guarigione, invece,  è il cambiamento di una gravissima malattia (e nel nostro caso una vita, colma di peccati),  per la quale non si è più malati.

Scrisse Sant'Agostino nelle sue Confessioni, Capitolo X: " ..... Tu risanerai tutte le mie infermità; se cosi non fosse mi darei alla disperazione.  Molti e gravi sono i miei mali: ma la Tua medicina è più grande".
 

 

Meditazioni: «Tu risanerai tutte le mie infermità…»,  di Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica 9 febbraio -  V domenica di Tempo Ordinario