Meditazioni

«Cristo è in mezzo a noi»
 

 
di Vincenzo La Gamba



Le tre letture della terza domenica di Avvento sono tra di esse collegate dallo spirito di gioia e di speranza come elementi coniuganti secondo cui "Cristo è in mezzo a noi".

Nel Vangelo odierno rileviamo la testimonianza  di Giovanni il Battista che sul Messia fonda la gioiosa missione del profeta.

Nella seconda lettura è il credente che celebra la gioia e speranza per la venuta del Signore, mentre nella prima lettura si rivela la profezia di Isaia.

Diciamo subito che la gioia non è la superficiale felicità di un Natale, ormai alle porte, che viene commercializzato più che spiritualizzato.

La gioia è  soprattutto consapevolezza  che "Cristo è in mezzo a noi”, anche per chi non Lo conosce. Noi invece che Lo veneriamo non siamo quasi mai in grado di testimoniarLo a sufficienza. Perché osiamo tanto divenendo insensibili?

Al contrario, Giovanni il Battista ci rende una valida testimonianza a favore di Gesù "Io non sono il Messia, né l'atteso profeta (Mosè ed Elia), ma soltanto la voce che grida nel deserto: preparate la via del Signore. Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale non sono degno di sciogliere il legaccio del sandali".

Giovanni il Battista, assieme a Maria, Giuseppe oltre al profeta Isaia, formano quattro figure essenziali che ci accompagnano costantemente durante il periodo di Avvento.

Giovanni, comunque, è per eccellenza il "testimone per rendere testimonianza alla luce".  La Chiesa, infatti, non è la "luce", bensì la testimone della "luce". Qualora la Chiesa pretendesse di essere la "luce", oscurerebbe la "vera luce" che illumina ogni essere della terra.

Per questo motivo la Chiesa non predica se stessa, ma mira a rendere l'apparizione di Cristo nei modi più diversi.
Da questo si deduce che il vero cristiano, se testimone di gioia e speranza, potrà affermare che "La mia gioia è compiuta, perché Cristo non inganna la mia attesa; Egli deve crescere ed io diminuire".

Anche ai tempi di Giovanni il Battista si pensa che la gente non era tutta colma di felicità; cosi come pure oggi noi stessi non siamo felici al cento per cento.

L' inizio del terzo millennio è stato disastroso per l'umanità intera a causa di un terrorismo sopito che si è accentuato con il crollo delle Torri Gemelle.

Tra i giovani e gli adulti c'è delusione nei confronti della società nella quale viviamo e lavoriamo.
Passando in rassegna i problemi attuali di droga, alcolismo, aborto, povertà, fame, carovita, disoccupazione giovanile e non (pensiamo pure ai licenziati Fiat), disfunzionalità familiare e coniugale, violenza, globalizzazione, minaccia nucleare, ci accorgiamo che tutto questo disincanto crea tristezza, depressione e costernazione.
Molti si rifugiano nel "Pro-Zac" (pillole antidepressive) oppure si recano dai psico-analisti,  che sono i "poli" opposti della gioia di vivere e di far vivere.

L' essere umano per far fronte alla sua modernità, ha puntato tutta la sua gioia e felicità su tre verbi:  possedere, prevalere, consumare.

L' uomo è dunque una vittima della società del benessere e del consumo?  Non vi sono dubbi.
Ma (fortunatamente) in contrapposizione a questa crisi di valori c'è la necessità della testimonianza della gioia cristiana.

Vincere la profonda insoddisfazione e crisi dell' essere umano non è difficile se egli trova il modo di "testimoniare" (come Giovanni il Battista), a livello personale e comunitario, l'esplosione di gioia e felicità fondata sulla fede in Cristo Salvatore, vivo e presente tra gli uomini che soffrono per questo motivo.
Sorge spontanea una domanda: "Quale è la segreta speranza che fa gioire la nostra vita?".
Semplice la risposta: il testimone è sempre un interrogativo per gli altri, fino al punto che la vita diventerebbe assurda se Dio non esistesse.

 

 

Meditazioni: «Cristo è in mezzo a noi»,  di Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica 15 dicembre 2002  - Terza di Avvento