Meditazioni

«Voi siete la vigna del Signore»
 

di Carlo Mellace, diacono



Dire a quei tempi: "Voi siete la vigna del Signore", significava dire: "Voi siete il bene prezioso di Dio". Le Sacre Scritture odierne invitano a meditare sul raccolto deludente di una vigna, chiamata "umanità".


L'uomo delude Dio: é questa  la terribile notizia che affiora spessissimo nella prima scrittura narrata dal profeta Isaia. L'uomo, infatti, può deviare dal progetto di Dio e così espone la vigna-vita alla devastazione e al non-senso. Il lamento del profeta é un ammonimento anche per noi. Dio resta deluso perché i frutti sono pochi: "Mentre attendevo che producesse uva, essa ha fatto uva selvatica" ( Is. 5,4). Le parole di Isaia sono un invito a riscoprire la responsabilità della vita: dalla scoperta della dignità si passa a quella della responsabilità. Nella religione cristiana non é mai possibile disistimare la vita od emarginare la vita di qualcuno: tutti hanno dignità e tutti hanno responsabilità.


Nel Vangelo odierno, Matteo riprende l'immagine usata da Isaia; questa immagine gli serve splendidamente per tradurre l'affetto, la tenerezza, la misericordia di Dio verso l'umanità.


Egli dice: "C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli" (v.33). Gesù descrive tutte queste attenzioni del padrone verso la vigna per dire che Dio ha seguito Israele senza risparmio di affetto, senza avarizia di doni. Dio ha veramente dato tutto: scegliendo Israele, Dio ha investito un enorme patrimonio di bontà.


E la risposta di Israele? Purtroppo, nel momento del raccolto, Israele ha rifiutato di dare il frutto. 


Non solo: ha ucciso i profeti, perché erano scomodi e contestavano la vita infedele del popolo di Dio.  É accaduto l'incredibile, l'assurdo, l'impensabile. In questo particolare della parabola c'é un lamento amaro, una dichiarazione aperta alla delusione di Dio.


Queste parole riguardano anche noi. Pensiamo se, oggi, Dio possa essere contento di noi cristiani esprime un "sì" a Dio, oppure traduce indifferenza o, addirittura, un "no" aperto.  Se i cristiani di oggi hanno fatto entrare la novità di Cristo nella vita oppure sono ancora in continua colpevole ricerca di occasioni per dire un "sì", che dovrebbe essere già detto da tanto tempo. Se i cristiani sono un annuncio, una notizia a favore di Dio oppure una caricatura di Lui, meritando un suo lamento.


É terribile scoprire di avere deluso Dio; fa' tremare il pensiero di avere spento un sogno, un'attesa, una speranza...... in Dio!  Il Vangelo di oggi ci ricorda che é possibile deludere Dio, ma deludendo Dio, la vigna é devastata, cioè la vigna si avvelena di tristezza.  Il rifiuto di Dio é un suicidio, perché senza Dio la vigna- umanità si condanna a morire.


Gesù continua dicendo: "Cos'altro può fare il Padre? Gli resta soltanto da inviare Suo Figlio sulla terra". Così Dio ha fatto. Ma gli operai della vigna hanno ucciso il Figlio. Dio diventa vittima della cattiveria umana:  é qualcosa di spaventoso; oltre a questo non si può andare.


Dice Gesù: "La pietra scartata dei costruttori é diventata testata d' angolo". Nel Figlio Crocifisso inizia la salvezza: L'ignominia diventa principio di gloria; l'umiliazione prepara il trionfo di Dio, cioè la nostra liberazione. É un mistero ancora in atto. Noi abbiamo riconosciuto nel Figlio Crocifisso la potenza di Dio e vogliamo vivere appoggiati a questa pietra che regge l'edificio della vita e della storia. Non ripetiamo il tragico errore di Israele: un Calvario é più che sufficiente.


Ora é tempo di accogliere l' amore di Dio e di annunciarlo a tutti, perché insieme abbiamo la gioia di nutrirci di questa meravigliosa verità.

 

Meditazioni: «Voi siete la vigna del Signore» di Carlo Mellace, New York - America Oggi, Domenica 6 Ottobre 2002 - XXVII Domenica del Tempo ordinario