Meditazioni

"Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori"
 

di Vincenzo La Gamba



L' odierno Vangelo é una parabola di un Re, che aveva dei servi "insolventi".


Uno gli era "debitore" di diecimila talenti, una somma enorme a quei tempi. Dopo ripetute insistenze  il Re acconsentì di aspettare perché il suo servo gli garantì che i diecimila talenti sarebbero stati " restituiti ".
Il servo ha avuto paura del fatto che  il Re lo avrebbe venduto, assieme  all'intera sua famiglia e tutti i suoi beni. 
Appena uscito, quel servo incontrò un altro servo come lui , che gli doveva cento denari ed, afferratolo, lo stava soffocando dicendo lui : "Paga il tuo debito". L'altro rispose " Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito".
Ma egli non ne volle sapere, andò e lo fece gettare in carcere, fino a quando non avesse pagato il debito dei cento denari.


La parabola, come tutti sappiamo, serve a fare capire le cose ai semplici di buona fede e confondere le idee agli arroganti e superbi di male fede.


Per comprendere meglio il Vangelo di questa domenica,  XXIV.ma di Tempo Ordinario, recitiamo una parte del
"Padre Nostro" : ... rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori...
Poniamoci , quindi, una domanda.   Ogni volta che lo recitiamo, capiamo le parole del  "Padre Nostro" ? O meglio, quale il significato profondo di esse?
Trasformiamo ( per un momento) le parole  "... i nostri debiti " assieme alle altre che dicono  "....ai nostri debitori "  in qualcosa di "dovuto", oppure "  da restituire" o ancora "condonare"  per arrivare alla conclusione di Pietro che chiese al Maestro:"  Signore. Quante volte dovrò perdonare mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette ? (riferendosi al numero 7 che in ebraico significa completezza e perfezione)."
"No. replica il Signore. ...Fino a settanta volte sette! ".
Che cosa significa settanta volte sette?
Significa che il perdono non ha limiti o condizioni. Il perdono é per sempre!


Un' altra domanda.
É il perdono un segno di debolezza?
Ci sono momenti in cui, anche se in possesso della volontà più assoluta, uno può esclamare : "Devo essere forse stupido per essere buono?"
Assolutamente no!.  Essere buoni di animo significa essere non cattivi di animo.
Chi é buono, di fronte ad una dimostrazione di forza davanti all' insulto, alla diffamazione, alla calunnia, all' ingiuria, non si vendica. Anzi perdona.


La vendetta é, infatti, il piacere dell' offeso abbinato all' odio, carico di rancore, l'unica ricetta del più debole.


Perdonare é possibile, mentre risulta difficile essere perdonato. Ma non é proprio il Signore che ci misura con lo stesso metro con cui noi misuriamo gli altri?
Riallacciandoci al discorso del "debito".  Non é esso inteso come perdono? Certamente.
E come ci misura il Signore quando recitiamo ".... rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori...?.
Ci misura in questo modo : " Figli miei - ci dice- Io che sono il Signore sarò «come» voi mi volete.
«Come»  mi volete?
Volete che io vi tratti come voi trattate le vostre famiglie, vostro marito, vostra moglie, i vostri colleghi o i vostri suoceri ? Bene.  Allora riconoscetemi in loro e rispettatemi, amandomi in essi.
Mi volete misericordioso? Siatelo con loro!
Mi volete paziente? Siatelo con loro!
Mi volete caritatevole, benevolente e pieno d' amore? Siatelo anche voi con loro!"


Si  può scegliere una altra via : "Perché non crearci un Dio come noi vogliamo,se vogliamo...? "
Dio, verosimilmente, non ci sta!
E ciò viene spiegato da Suo Figlio nell' odierna parabola:
"... così anche il Mio Padre Celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello".


Siamo sempre noi (ricordatelo) i  debitori "insolventi" (come i due servi dell' odierna parabola) davanti a Dio, il quale  "condona" il nostro "debito" perché siamo stati redenti e riscattati  già a "caro prezzo" dalla morte di Gesù Cristo in Croce.


É vera, comunque,  un' altra cosa.  Nel Padre Nostro il debito (quindi il perdono) é in qualche modo condizionato per causa di quel «come», che equivale ad un: "Signore tu perdoni «come» noi dovremmo perdonare.
Oppure tu ami noi «come» noi dovremmo amare gli altri. 
Tu sei paziente con noi «come» noi dovremmo essere pazienti con gli altri.
E cosi via.....


Orbene perché tutto venga fatto «come»  per volontà di Dio é necessario che ci sforziamo a perpetuare la fratellanza, l'amore, la carità  ed il perdono nella nostra comunità, nelle nostre famiglie, sul nostro lavoro e sopratutto negli ambienti in cui regna l'odio, il sospetto e la sfiducia.
 

Meditazioni: "Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori",  di Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica  15 settembre 2002, XXIV di Tempo ordinario