Meditazioni

"Non siete sotto il dominio della carne ma dello spirito che è in voi"

di Padre Carmelo Gagliardi
O.F.M. Cap


Nella prima lettura, il profeta Zaccaria esclama: "Esulta grandemente figlia di Sion. Giubila figlia di Gerusalemme".  Ma chi é questa figlia di Sion e Gerusalemme, invitata ad esultare grandemente?

Storicamente con questa denominazione era, probabilmente, designato un quartiere nuovo di Gerusalemme, situato accanto al tempio e posto verso il nord. Era abitato da quel resto di ebrei del regno di Israele che era scampato alla distruzione di Samaria (721 a.c.) ad opera degli Assiri e alla deportazione dei suoi abitanti. Quegli ebrei si erano salvati perché erano tra i più poveri del paese, quelli che contavano di meno: gli "Anawim".  

Ad essi che avevano perduto la loro patria, i loro beni, le loro case, deportati i parenti e gli amici, viene detto di esultare.

L'invito alla gioia, rivolto qui alla città santa, non é motivato soltanto dal fatto che essa avrà di nuovo un re, dopo l'umiliazione ed il disfacimento dell'esilio, ma anche dal fatto che tale re sarà vicino ai bisogni della gente, ne condividerà i problemi e le sofferenze. Perciò rinuncerà all'apparato sfarzoso dei re storici per riprendere l'antica e semplice cavalcatura dei principi.

Zaccaria ci preannuncia che il futuro re di questo popolo sarà un povero di Hahve. Egli darà dei segni di questo nuovo stile di regalità "povera", che ripone tutta la sua fiducia nel Signore. Per esempio abolirà tutti gli strumenti di guerra e proporrà un messaggio di pace per gli uomini di tutta la terra.

Ecco come continua, infatti, il testo: "Farà sparire i carri da Efraim ed i cavalli da Gerusalemme, l' arco di guerra sarà spezzato, annuncerà la pace alle genti; il suo dominio sarà da mare a mare e dal fiume ai confini della terra".

Il riferimento di Efraim (che faceva parte del regno del nord) e a Gerusalemme vuol dire che il Messia ristabilirà l'unione di tutte le tribù d'Israele, facendo pace tra di loro. Il messaggio della pace si estenderà a tutte le genti e verrà realizzato dal  re "umile  e giusto" che Gerusalemme esultante accoglierà nei segni della semplicità e della povertà.

Nella seconda lettura San Paolo scrive ai cristiani di Roma invitandoli a farsi guidare dallo Spirito Santo e non dalle seduzioni della carne: "Voi non siete sotto il dominio della carne, ma dallo Spirito, dal momento che lo Spirito abita in voi. Se qualcuno non ha lo spirito di Cristo, non gli appartiene".

Soltanto nella legge dello Spirito c'é vita e libertà.  Le opere della carne producono invece morte e schiavitù.

L'odierno testo evangelico si compone di tre unità letterarie. Nella prima abbiamo il famoso "grido di giubilo", che é un ringraziamento a Dio perché svela i suoi  misteri ai semplici. Nella seconda ci presenta la relazione di Cristo con il Padre Celeste.  Infine una massima sapienziale.

L'idea centrale di tutto l'insieme é l'incomprensione degli uomini nei riguardi del mistero di Cristo e l'ostilità che a poco a poco insorge contro di Lui. Le città della Galilea, dove Egli ha svolto a lungo il suo apostolato, lo hanno respinto: "Guai a te Corazin!  Guai a te Betsada! Perché se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli, fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza".

Di fronte a questa ottusità di mente e di cuore si capisce bene l'esplosione della "gioia" a Cristo.  Gesù con "l'inno di giubilo" ringrazia il Padre per aver tenuto nascosti i misteri del regno ai sapienti e agli intelligenti e di averli rivelati ai piccoli.

"Ti benedico, O Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti ed agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Si, O Padre, perché così é piaciuto a te".

Il Padre ascolta la preghiera di Gesù e gli dona degli amici e dei fratelli, che però non sono dei "sapienti" ed "intelligenti" di questo mondo, ma dei "semplici".

L'Evangelista Matteo li chiama appunto "piccoli". Con tale nome vengono designati i discepoli, i lettori del suo vangelo ed i credenti di tutti i tempi.

Gesù ci delinea un nuovo mondo, in cui vengono capovolti i rapporti umani ed i criteri valutativi della gerarchia dei valori. Davanti a Dio non conta la saggezza umana, la ricchezza, ma la semplicità del cuore. Gesù ci presenta ai suoi discepoli ed a noi oggi, come il Maestro "mite ed umile di cuore", che accoglie tutti quelli che a Lui si rivolgono con umiltà e semplicità di cuore, donando loro gioia e ristoro.
 

Meditazioni: "Non siete sotto il dominio della carne ma dello spirito che è in voi",  di Padre Carmelo Gagliardi - America Oggi,  New York, Domenica  7 Luglio 2002, XIV di Tempo ordinario