Appunti

GALATRO, SOS per il cinquecentesco trittico marmoreo

Si e’ staccata una guglia dell’attico

 

Di Stilo Umberto


GALATRO – S.O.S. per il cinquecentesco trittico marmoreo che da poco più di due secoli costituisce l’altare maggiore della chiesa parrocchiale San Nicola e che, consacrato nel 1586, fino al 5 febbraio del 1783 era innalzato all’interno della chiesa arcipretale della Madonna della Valle, andata completamente distrutta dal sisma. Da qualche tempo, senza che nessuno abbia ancora provveduto ad inoltrare apposita segnalazione alla Soprintendenza, la base della guglia marmorea che sul lato destro chiude l’attico, si è staccata dal corpo dell’ancona col rischio che da un momento all’altro possa rovinosamente precipitare a terra da un’altezza di oltre sette metri. Tale evenienza, oltre a mettere in pericolo l’incolumità fisica del parroco e dei fedeli che, per motivi connessi alla liturgia, frequentano l’abside e, in particolare, la zona prossima all’altare, rischierebbe di mutilare irrimediabilmente l’intera opera che sin dai primi decenni del secolo XVI costituisce la più importante testimonianza artistica galatrese.

Molto probabilmente la sconnessione (visibile ad occhio nudo) è da attribuire ad una serie di  leggeri assestamenti che, nel corso dei decenni, hanno interessato l’altare che - è il caso di ricordarlo - è stato completamente smontato e poi rimontato nel corso dei lavori di restauro che nel 1913 - su motivata richiesta del prof. Francesco Lamari, sindaco del tempo - sono stati disposti e diretti dalla Soprintendenza di Napoli.

Come se ciò non bastasse il marmo nero con il quale sono rivestite le tre nicchie (e che è stato installato nel corso dei summenzionati lavori di restauro) si è quasi completamente disgregato. Specie nella parte bassa delle nicchie. Diversi anni addietro si disse che a provocare quei gravissimi danni era stato l’umido della zona. Sono state eseguite apposite opere di isolamento e di impermeabilizzazione, ma i risultati non sono stati soddisfacenti se, ancora oggi, il marmo continua a sbriciolarsi. Nei primi anni novanta, nel corso di alcuni lavori eseguiti all’interno del tempio, il sig. Carmelo Longo, giovane decoratore del luogo, ha provveduto a trattare il marmo “ammalato” con un preparato speciale che ha fatto scomparire le macchie bianche di muffa che qua e là “sporcavano” le pareti delle nicchie. Adesso a distanza di poco più di un decennio, il fenomeno comincia a ricomparire. Con la conseguenza che quel marmo nero che nel 1913 l’architetto Augusto Magliano, direttore dei lavori di restauro, fece appositamente arrivare da un laboratorio di Firenze, rischia di sgretolarsi ulteriormente e, anche visivamente, deturpare la bellezza e maestosità dell’opera che, attribuita inizialmente ad Antonello Gagini, negli ultimi anni sta suscitando notevole interesse tra gli studiosi della nostra storia dell’arte.

Nei giorni scorsi della sconnessione che interessa la base della guglia destra dell’altare è stato informato il Sindaco e l’ing. Paolo Martino, responsabile dell’Ufficio Beni culturali ecclesiastici della Curia Vescovile di Oppido. Adesso è necessario che  l’amministrazione comunale e la Curia Vescovile,  insieme, si attivino perchè la cinquecentesca opera d’arte venga sottoposta ad accurati lavori di restauro conservativo non solo per restituire l’intero trittico alla sua originaria bellezza ma anche per assicurare la sua completa “conservazione” per i secoli a venire.

 

   

Di Stilo Umberto - Appunti: «GALATRO, SOS per il cinquecentesco trittico marmoreo. Si e’ staccata una guglia dell’attico», di Umberto Di Stilo, Galatro, 9 maggio 2004

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