Una vita

Artisti di casa nostra:

Lorenzo De Masi, scultore per vocazione

 

 

di Umberto Di Stilo

 (N.B.: per vedere le foto fai click sul testo sottolineato)
 

“Ricordate che mi chiamo Lorenzo e non De Lorenzo, come l’autore della bella scultura che da circa duecento anni è sull’altare maggiore della nostra chiesa. Pertanto, non crediate di vedere un’opera d’arte immune da difetti e da imperfezioni… Da semplice appassionato di scultura mi sono limitato a riprodurre in cartapesta, cercando di rendere la riproduzione il più possibile somigliante all’originale, ciò che molti decenni addietro lo scultore realizzò utilizzando un grosso tronco di tiglio. Compito assai arduo perché la bellezza e la perfezione artistica del De Lorenzo sono inimitabili ed irraggiungibili. Ho fatto quel che ho potuto…  siate benevolo nel giudizio”.

Con queste parole, pervase di innata modestia, Lorenzo De Masi ci accoglie nella sua abitazione di via Regina Margherita. Persona estremamente garbata, l’artista per hobby mantiene rapporti di sincera amicizia con tutti e tutti i galatresi contraccambiano con sincero apprezzamento e rispetto. Fervente cattolico praticante e profondo devoto della Madonna, è cresciuto all’ombra della chiesa della Montagna (fino a qualche decennio addietro sede della seconda parrocchia galatrese) ed è stato sempre vicino ai parroci che in essa si sono avvicendati. Egli stesso avrebbe voluto percorrere la via del sacerdozio se alcune impreviste difficoltà non glielo avessero impedito. Se così non fosse stato, oltre ai sacerdoti-poeti, tra i cittadini illustri di Galatro avremmo potuto annoverare anche un sacerdote-scultore. Come Giuseppe De Lorenzo (figlio di Domenico De Lorenzo autore della statua della Madonna della Montagna) che oltre a svolgere la missione sacerdotale, abbinando il suo estro creativo all’esperienza acquisita sin da bambino nella bottega del padre, si è cimentato nella scultura di statue conseguendo lusinghieri risultati.

Venuti meno gli studi in seminario e non avendo le possibilità per accedere ad una scuola artistica, per il giovane autodidatta De Masi, come per tantissimi altri giovani galatresi, negli anni cinquanta si è aperto il “cammino della speranza” e, col cuore dischiuso alla possibilità di trovare quel lavoro che non gli era stato garantito nel proprio paese, ha scelto di partire. Nella natìa Galatro è tornato da pensionato, dopo un’esperienza migratoria vissuta prima in Argentina, per alcuni decenni, e poi in Svizzera.

La visita, preventivamente concordata, è nata dal desiderio di vedere l’ultima opera nata dal suo estro artistico: la riproduzione in cartapesta della statua della Madonna della Montagna che presto sarà collocata nell’edicola votiva che il devoto Francesco Bruzzese,  rinnovando una plurisecolare tradizione di religiosità popolare, ha voluto realizzare sulla facciata principale della sua nuova abitazione.

Mancava poco a mezzogiorno e, quando siamo arrivati in casa De Masi quest’ultimo, con abili colpi di pennello, stava ritoccando il colore precedentemente dato ad una parte della statua per eliminare alcune microscopiche imperfezioni scoperte con i suoi attenti occhi di artista e per rendere, così, più uniforme il manto celeste della Vergine impreziosito da una miriade di stelle dorate.

La statua, posta su un tavolo posizionato al centro della stanza, era perfettamente illuminata dalla luce tersa che, attraverso i vetri di una finestra, il tiepido sole di febbraio riusciva a riversare in quell’ambiente lindo ed ordinato. Siamo stati subito colpiti dalle esatte proporzioni. La Madonna del De Masi è identica a quella del De Lorenzo. Ha, infatti, lo stesso materno atteggiamento, un’uguale maestosità compositiva, l’identico cromatismo e, cosa assai importante, trasmette la stessa intensa misticità dell’originale.

Per cui, anche se i tratti somatici della Madonna, mancando dell’originale dolcezza espressiva, differiscono da quelli che con innegabile maestria ha saputo dare alla statua lignea lo scultore De Lorenzo e che nel corso degli anni sono diventati familiari ai fedeli galatresi, è fuor di dubbio che, nel suo insieme, l’opera di De Masi sia da considerare molto ben riuscita.

L’anziano artista galatrese, d’altra parte, non è nuovo a questo genere di opere. Ha già al suo attivo la produzione di diverse statue e tutte di discrete dimensioni. Nel corso di questi ultimi anni, infatti, ha realizzato statue del “Cuore di Gesù”, un “San Pio da Pietralcina” e diverse altre sculture della Madonna della Montagna. Queste ultime sono state eseguite su esplicita richiesta di devoti galatresi emigrati al Nord od all’estero i quali, insieme agli effetti più cari della famiglia, hanno voluto concretamente trasferire nella nuova residenza anche lo sguardo vigile ed amoroso della loro protettrice. Hanno voluto averla vicina, come una persona cara. Sicché, insieme a loro è emigrato anche il culto per la Vergine SS. della Montagna, quasi che la statua davanti alla quale si sono raccolti in preghiera nell’età più giovane fosse indissolubilmente legata alla loro stessa esistenza, fino a non riuscire a staccarsene più. E’ successo così alcuni decenni addietro quando la comunità galatrese di Tablada (Buenos Aires) facente capo a Totò Cordiano ha voluto che la riproduzione della statua del De Lorenzo diventasse patrimonio della chiesa locale e fosse oggetto di culto dei fedeli argentini di origine galatrese; in forma più contenuta sta succedendo in questi ultimi anni, per iniziativa di alcune famiglie che nelle loro nuove abitazioni (a Pavia come a Winterthur; ad Arma di Taggia come a Zurigo) hanno voluto riservare il posto d’onore alla statua della Madonna della Montagna.

E se in giro per il mondo, ovunque i galatresi abbiano fissato la loro dimora, c’è un lumino che arde davanti alla statua della Regina dei campi, tutto ciò lo si deve anche a Lorenzo De Masi, l’artista per hobby che è diventato scultore di arte sacra perché ha sempre abbinato una innata creatività alla profonda devozione che nutre per la Vergine della Montagna. Il binomio fede-arte, in lui,  si è manifestato già in tenera età e si è sempre più sviluppato e perfezionato col passare degli anni perché attraverso quelle espressioni artistico-religiose è sempre riuscito (e riesce, tuttora) ad estrinsecare il suo mondo interiore interamente strutturato di fede e di arte.

Sin da bambino, Lorenzo De Masi ha manifestato una spiccata creatività artistica e modellare l’argilla è stata sempre la sua attività preferita.

Sicchè ogni qualvolta riusciva ad evitare i genitori, lasciava la sua casa del rione Montebello  e, percorrendo la mulattiera per la centrale elettrica e per la “Longa”, in fretta raggiungeva contrada “Angiali” dove dai costoni e dai sentieri estraeva una particolare qualità di tufo che, pazientemente manipolato, si trasformava in un’argilla bianca del tutto simile a quella che gli antichi greci, anche nelle fornaci della nostra zona, utilizzavano per realizzare le loro pregiate anfore e per produrre gli arredi funerari.

La sua adolescenza, poi, è coincisa con i difficili anni della crisi economica conseguente al primo conflitto mondiale per cui gli è stato impossibile mettere a frutto la naturale attitudine artistica perché non ha avuto la possibilità di frequentare -come, invece, suggeriva il suo maestro-  la scuola media e, successivamente, il liceo artistico (a quei tempi, entrambi a Reggio). Né riuscì a farsi ammettere al seminario vescovile di Mileto o presso i gesuiti di Messina, ove lo aveva indirizzato il parroco Don Antonio Teti per consentirgli di assecondare la profonda e convinta vocazione religiosa che lo animava. Ed allora puntò tutto sull’arte e manipolando e modellando l’argilla, si sbizzarriva a creare nuove statuine per il presepe che poi, in più esemplari, riproduceva in gesso.[1]

Le sue prime opere hanno popolato il presepe che annualmente veniva realizzato nella chiesa della Montagna e quelli di alcuni cittadini che, per tempo, riuscivano ad assicurarsi uno zampognaro, un cacciatore armato di fucile, il gruppo dei re magi, qualche pastore, l’asino ed il bue o qualche pecora.

Si è cimentato con successo anche nel restauro di antiche cornici.

Dai tempi in cui Lorenzo De Masi lavorava l’argilla nella casa paterna del Rione Montebello sono trascorsi diversi decenni. Il tempo, però, non ha scalfito la sua passione per l’arte che ancora oggi, sia pure a livello hobbistico, riempie tutta la sua giornata di pensionato “single”. Oggi, come allora, infatti, ama impegnare il suo tempo libero nella realizzazione di piccole statue che poi regala agli amici perché, sostiene, l’unica e vera ricompensa per un’opera dell’ingegno creativo è il sincero apprezzamento. E di apprezzamenti sinceri il buon Lorenzo ne riceve veramente tanti. Quotidianamente. E sono proprio questi apprezzamenti che lo spingono a continuare in un impegno che ormai dura da diversi decenni e nel corso dei quali, oltre ad aver affinato la tecnica, ha sostituito l’argilla con la cartapesta.

 

[1]

A questa produzione artistica si fa riferimento nel racconto “La carta rossa del torrone”  inserito nel volume “Il mio Natale”  di Umberto Di Stilo,  Edizioni Proposte 2000, Nicotera, 2000,  pagg. 44 - 64.
 

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Umberto Di Stilo: «Artisti di casa nostra: Lorenzo De Masi, scultore per vocazione», Galatro, 3 Febbraio 2003
 

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