Appunti di viaggio

Parigi val bene una messa, San Nicola!

 

 

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Questo inverno è così ballerino. Si presenta a tratti rigido e a tratti mite, quasi primaverile. Così armati di corazze leggere, ci avventurammo lungo la strada ideata dal “Sindaco Bruno” che dalla Villa Comunale porta alle Terme.

Il fiume scorreva alla nostra destra un po’ limaccioso e con qualche venatura marrone.

“Sono piacevoli queste folate di aria calda”, disse il solito freddoloso che normalmente si presentava alle nostre passeggiate così intabarrato che a mala pena si potevano vedere solo i suoi occhi. Era proprio strano questo clima.

Anche il calcio in questi giorni passava in secondo ordine. L’unica discussione era sui fatti di Parigi.

“La Parigi delle francesine, della spensierata gioventù, del divertimento, sembra un ricordo lontano, inverosimile”, disse il giramondo della compagnia.

“Un attentato così chi se lo aspettava. E’ una guerra globale del totalitarismo islamico contro il resto del mondo ed in particolare all’Occidente”, disse l’intellettuale.

“La stragrande maggioranza dei giornali e delle televisori hanno detto che la Franse ha reagito molto bene”, insistette l’intellettuale.

“Ho qualche dubbio su ciò”, intervenne il matematico: “Tre terroristi hanno tenuto sotto scacco due milioni e più di parigini. Per stanarli sono stati necessari più di 8400 agenti di polizia. Militarmente parlando è una sconfitta”. Questo ci ammutolii tutti.

“Questi terroristi, a modo loro, si sono sacrificati per uno scopo alto e Allah premierà il loro martirio! Tutti rinunciano a qualcosa per il potere, chi alla vita chi alla propria religione, come Enrico di Navarra per ottenere il regno di Francia e diventare Enrico IV: «Parigi val bene una messa», disse l’intellettuale.

“Alla fine i terroristi hanno vinto questa battaglia. Hanno tenuto sotto scacco tutta Parigi, e ora Parigi e tutto l’occidente vive nella paura. Basti pensare che, per la prima volta dalla fine della II guerra mondiale, anche la sinagoga di Parigi è rimasta chiusa”, disse il freddoloso della compagnia.

“Che strano però, oggi tutti siamo «Je suis Charlie» ma nessuno dice siamo «Asia Bibi», una madre di famiglia che rischia di essere impiccata in Pakistan perché cristiana. Più di 4300 cristiani, di cui si conoscono nome e cognome, sono stati assassinati, ma nessuno si intesta il nome. Sembrano morti invisibili! Più di 3300 immigrati sono morti nel Canale di Sicilia, ma nessuno se li ricorda. Sembrano morti invisibili! L’Europa era addirittura riluttante ad aiutare l’Italia nell’opera di prevenzione”, con sbigottimento ci ricordò il matematico.

“Certo, non sono parigini. Abitavano lontano. Mica c’è scritto ovunque «Liberté, égalité, fraternité»”, precisò l’intellettuale del gruppo.

“Non posso darti torto. In Siria stanno scacciando i cristiani dai loro luoghi nativi ma nessuno si mobilita. Sembrano invisibili! Che dire delle le migliaia di persone crocifisse, decapitate, trucidate nei vari attentati in Nigeria, Algeria, Egitto, etc. Non ultimo la bimba nigeriana di 10 anni imbottita di esplosivo dai terroristi islamici di Bobo Haram e fatta esplodere da loro in un mercato causando 20 vittime. Ma nessuno si mobilizza. Sembrano invisibili! Che strano!” disse il saggio della compagnia con amarezza.

“Effettivamente siamo disattenti, piagnoni ed ipocriti”, disse il taciturno della compagnia.

Eravamo già di ritorno dalle Terme, l’imbrunire ci ricordava che dovevamo tornare a casa, ma tutta la vicenda ci lasciava perplessi ed inquieti. Arrivati sulla piazza approfittammo per entrare in Chiesa e chiedere aiuto al Santo Patrono.

Dopo esserci genuflessi davanti al padrone di casa, ci sedemmo al solito banco.

“Che facce tirate che avete. Sembrate reduci dalla guerra”, intervenne il santo patrono.

Ed il saggio della compagnia replicò: “Ci sembra decisamente emblematico quello sta accadendo in occidente. Ci sono molti ragazzi occidentali che si stanno convertono all’Islam e poi vanno i Siria, Yemen etc e vengono addestrati per diventare terroristi”.

“Questo è devastante”, aggiunse il santo patrono.

“L’occidente e l’Islam sono due mondi assolutamente diversi. Sta ritornando quel sentimento che per secoli il nostro popolo ha provato nei confronti della minaccia che appariva inesorabile a scadenze fisse, da parte di questo mondo islamico che voleva la sottomissione fisica, morale, politica di quelli che razziava e portava a morire; a vivere e a morire senza storie e senza dignità nella schiavitù delle grandi città islamiche. Sulla nostra società, incombe la possibilità della riduzione, della distruzione dei valori fondamentali su cui abbiamo giocato la nostra esistenza, personale e di popolo”, precisò l’intellettuale.

“Potreste anche voi mettervi una maglietta con scritto «Je suis Charlie» o con disegnate  le matite. Avreste di certo un buon lasciapassare intellettuale e vi sentireste anche gratificati”.

Il tono della voce e queste frasi strane del santo patrono non presagivano una chiaccherata tranquilla.

“Il primo giorno hanno suonato le campane di Parigi per raccogliere le persone. Ancora c’è qualcuno che ama le campane”, aggiunse il matematico.

“Tutti parlano di libertà ma quel giornale “Charlie Hebdo” aveva deriso e vilipeso anche Ratzinger, e nessuno aveva difeso la libertà di Ratzinger” aggiunse il saggio della compagnia.

"Che non sia la volta buona che venga sacralizzata la dissacrazione come religione che sostituisce alla croce la matita? Magari diventerà la nuova e unica religione di Stato?" disse provocatoriamente il santo patrono.

Effettivamente se non si invia o si inoltra il disegnino delle matite (arma pacifica!) si passa per un nemico della libertà.

Ma il San Nicola non ci dava tregua. Così cominciò a declamare questi versi:

“... Mentre che tutto in lui veder m'attacco,
guardommi e con le man s'aperse il petto,
dicendo: «Or vedi com' io mi dilacco!

vedi come storpiato è Mäometto!
Dinanzi a me sen va piangendo Alì,
fesso nel volto dal mento al ciuffetto.

E tutti li altri che tu vedi qui,
seminator di scandalo e di scisma
fuor vivi, e però son fessi così.

Un diavolo è qua dietro che n'accisma
sì crudelmente, al taglio de la spada
rimettendo ciascun di questa risma,

quand' avem volta la dolente strada;
però che le ferite son richiuse
prima ch'altri dinanzi li rivada …

Così s'osserva in me lo contrapasso»”

“Questo è il ventottesimo canto dell’Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri, la nona bolgia dell’ottavo cerchio, dove sono puniti i seminatori di discordia e scismi”, prontamente e puntualmente chiarì l’intellettuale, aggiungendo: “Un diavolo armato di spada riaprire le ferite non appena si sono rimarginate e Maometto ha un lungo taglio dal mento all'ano, che apre con le mani per impietosire il poeta, facendo fuoriuscire tutti gli organi interni, mentre Alì è il califfo che proseguì la sua opera”.

La spiegazione fu eloquente ma i versi di Dante ci sembravano troppo duri

“Leggetelo finche sarà possibile. Ci pensino bene soprattutto i giovani abituati, addirittura in modo scriteriato, a una libertà di vita, di costumi, di divertimenti, di abitazioni. Ci pensino bene. Potrebbe finire presto tutta questa libertà di espressione e cominciare il rigore della prigione, una società fatta prigione”, insistette San Nicola.

Data l’ora tardi, ci congedammo dal santo patrono ed uscimmo dalla Chiesa per tornare a casa. Ma i versi del canto XXVIII ci frullavano in testa:

«... Mi vitti chi stacìa cu ll'occhji tanti
e mmi dissi, allargàndusi lu pettu:
- Vidi apertura ch'aj ccà d'avanti ...

Vi' com'è cumbinatu Maumettu!
Vaci avanti di mia ciangendu Alì
hjaccatu di la barva a lu tuppettu.

E ttutti l'atri lisionari chi
scàndali siminaru e spartimenti
mbita, spartuti li vidi accussì.

Staci cc'arredu e ffa sti hjaccamenti
nu diàvulu, ntappandu cu na spata,
comu li vidi nchjudìri sti sbenti

a lu tornàri di sta mala strata:
ca nta nu giru sta hjacca si cusi
a arrivandu und'è iju è già mbiscata...

... e lu viditi
si, ddi mesura, lu castiju è giustu
»”

 

 

am: «Parigi val bene una messa, San Nicola! In margine all'attentato al giornale “Charlie Hebdo” di Parigi il 7 Gennaio 2015» Galatro, Sabato 10 Gennaio 2015
 

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