Appunti di viaggio |
Suicidarsi a 13 anni, San Nicola!
|
||
![]() |
am “Sabato mattino una leggera ed esile pioggia, quasi reverenziale, ha accompagnato il funerale di una giovanissima ragazza, una tredicenne. La cronaca nera di una cittadina a ridosso di Torino questa volta è generosa di dettagli. Lo scorso febbraio c’era già stato un caso analogo nel varesotto ed anche lì fiumi di dettagli, ma come al solito, dopo la tempesta era ritornata la solita bonaccia”, questi pensieri raccontava a voce alta il saggio della compagnia.
Quella solita passeggiata lungo il fiume era piena di mestizia e la giornata uggiosa incoraggiava quel parlare misterioso che ci teneva tutti sulle spine.
“Ma di cosa stai parlando?”, disse l’intellettuale.
“Non avete letto nella cronaca di Torino di quella tredicenne che si è suicidata nottetempo, quasi furtivamente, ha chiuso i genitori in casa e poi si lanciata nel cortile del proprio condomino”, aggiunse il saggio della compagnia.
“Le cronache riportano che dopo aver ripassato la sera con la madre una materia promettendole un bel voto per l’indomani, aver preparato bene lo zaino per la scuola ma nel cuore della notte prima ha inviato ai suoi compagni di classe un messaggio tramite un social network e poi chiusa accuratamente la porta di casa, è salita su ancora di qualche piano, ha spalancato una finestra del condominio e si è lanciata nel vuoto”, aggiunse il burbero.
“Dio mio, non è possibile! – esclamammo - E i suoi compagni di classe come hanno reagito?”
“Dicono che i suoi compagni di classe quando hanno letto il messaggio, che diceva che li voleva bene, che era stata bene con loro ma era stanca di vivere, sono rimasti letteralmente storditi. Anche gli insegnanti erano sconvolti. Non riuscivano e non riescono a trovare una ragione: tutto sembra così irreale”, aggiunse il ben informato.
Costeggiando il fiume il taciturno ci interrompeva per farci osservare, di volta in volta, come l’acqua si faceva si strada tra i vari sassi e tra alcuni arbusti che infestavano il fiume e qualche volta tentavano di bloccarlo. L’acqua poi a tratti veniva bloccata in qualche ansa del fiume e tratti stagnava in qualche acquitrino, poi rallentava la corsa nelle briglie ma poi riprendere inarrestabile la corsa verso il suo destino, il mare.
“Sembra che su un social network avesse pubblicato un suo profilo con qualche foto e, visto che si poteva commentare in modo anonimo, ovviamente la malvagità umana ha dato il pessimo di sé insultandola denigrandola e istigandola al suicidio come soluzione confacente la sua non bellezza”, disse l’intellettuale quasi di soprassalto.
La passeggiata questa volta aveva avuto una variante passando dalla passerella per arrivare alla scuola elementare e ricongiungersi con il solito tragitto. Arrivati in piazza il cuore era a pezzi. Decidemmo così di andare dal santo patrono. Sedutici al solito banco cominciammo a parlare di questa vicenda sottolineando la crescente malvagità nei rapporti.
“Non hanno forse deriso anche Nostro Signore?” disse il santo patrono.
“Ma questa era una ragazzina!” incalzammo noi.
“Non dice forse San Paolo che «Uccide più la lingua della spada». Sembrate quasi rosi dalla vendetta per quanti l’hanno istigata al suicidio”.
“Aveva tutta la vita davanti a sé, non è giusto tutto ciò”, insistemmo.
“Parlate voi di giustizia! Ma dov’erano gli adulti? Dov’erano gli educatori? Chi guardava quella ragazzina? Aveva davanti degli adulti credibili o gente stanca di vivere? Il fatto stesso che quella ragazza non era come lei voleva essere è indice che la vita non ve la date voi ma vi è donata. Forse quella tredicenne cercava la felicità, ma si sentì solo derisa, abbandonata”.
“Proprio durante la Settimana Santa doveva accadere ciò?”, chiedemmo.
“Il Giovedì Santo il Santissimo viene portato fuori dal tabernacolo in una cappella laterale, per rappresentare il percorso di Gesù fuori della casa, nella solitudine e nell’angoscia. Voi l’avete accompagnato?” chiese il santo protettore.
“Ma ancora oggi facciamo i «sepolcri» proprio per rispondere a Gesù che ci dice di vegliare almeno un’ora con Lui”, timidamente replicammo.
“E il Venerdì Santo, sulla croce Gesù non gridò forse «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?»” disse il santo patrono.
“Ma non è colpa degli adulti, sono stati gli anonimi del social network che l’hanno istigata al suicidio, sono stati diabolici” abbozzammo come risposta.
“Siete duri di comprendonio! Cristo, che non aveva peccato, ma si è reso peccato per gli uomini. Egli ha crocifisso nella sua morte tutti i peccati di tutti gli uomini. Andare a Lui, cioè l’ascesi a Cristo, è lasciare venire a galla, lasciare manifestarsi, la forza pacificante che ha sostituito il male del mondo sulla croce”, puntualizzò il santo patrono.
“Ci scombinando tutti i nostri ragionamenti” borbottammo tra noi.
Ed il santo continuò: “La pace di Cristo si attua quando Egli diventa forma della vostra vita, del vostro pensare, del vostro decidere dell’agire.”
“Ma noi che colpa abbiamo noi di tutto ciò?”, aggiungemmo quasi per sentirci a posto.
“Il vostro grande delitto è non comunicare l’umanità nuova che vi è stata data. Se un delitto è stato fatto, è l’aver lasciato Cristo da solo a gridare al mondo «Dio mio , Dio mio, perché mi ha abbandonato?»”
“Ma tutto quel sacrificio a che è valso?”
“La croce di Cristo non ha un significato necessariamente negativo. Il sacrificio è impossibile evitarlo, ma è anche misteriosamente positivo. E’ la condizione per raggiungere il proprio destino”.
“Quindi il suicidio di quella ragazzina rimane sempre un mistero impenetrabile, ma il sacrifico è interessante perché riguarda il nostro destino, come il fiume che va verso il mare”, ripetemmo per essere sicuri di aver capito bene.
“Cristo è morto in croce perché potessimo essere salvati dalla morte e le cose salvate dalla corruzione, dal diventare vermi, piccole e numerosi”, concluse appena in tempo il santo patrono prima che il solito colpo di tosse ci avvisasse che era tardi.
Congedatici dal santo uscimmo dalla chiesa e tornammo a casa sereni e rincuorati, con negli occhi quei tratti di fiume che avevamo visto.
|
|
|
am:
«Suicidarsi a 13 anni, San Nicola!
Sabato mattino una leggera ed esile pioggia, quasi reverenziale, ha
accompagnato il funerale di una giovanissima ragazza, una tredicenne. La
cronaca nera di una cittadina a ridosso di Torino questa volta è
generosa di dettagli» Galatro,
Lunedì 21 Aprile 2014 |
|