Appunti di viaggio |
La primavera, San Nicola!
|
||
![]() |
am Tutto è diverso, tutto è nuovo: i colori dei campi e le forme degli alberi, la durata della luce, la temperatura e il profumo dell’aria. Noi stessi ci ritroviamo addosso qualcosa di nuovo che fiorisce e genera stati d’animo variabili: stati d’animo che vanno dall’euforia alla tristezza. È sorprendente questo cambiamento. Basta paragonarlo a quanto c’era prima: buio, freddo, grigio. Subito scopriamo che è primavera e, a ragione, diciamo che è come una nuova creazione.
Questi pensieri ci sorprendevano alcuni giorni orsono mentre con il solito gruppetto di amici si stava passeggiando lungo il corso del fiume che dalla villa comunale porta alle terme.
“Quando guardo la natura non posso che riandare alla creazione come un atto libero di Dio che, dal nulla, ha fatto tutto quello che c’è e lo ha fatto bene”, disse l’intellettuale.
“Fino al capolavoro finale: l’uomo e la donna”, aggiunse il taciturno che in questi giorni non era poi così taciturno.
“Ma ultimamente per noi non è più immediatamente così. Magari lo diciamo nel Credo ma in fondo in fondo pensiamo che tutto sia stato e sia pura materia che si forma e si disfa in un perpetuo cambiamento, materia che non presuppone un autore e tantomeno un autore che abbia un disegno buono su quello che ha voluto fare. Di questo cambiamento fa parte anche l’alternanza fra inverni e primavere”, sentenziò il saggio della compagnia.
“E’ difficile porci di fronte alla realtà come «creata», come a qualcosa che riceviamo gratuitamente”, replicò il burbero.
“Anche quando pensiamo a noi stessi, non ci percepiamo facilmente come «creature», bensì come il risultato un po’ casuale di un intreccio di pezzi di materia. Al fondo siamo nel caos originale”, precisò l’intellettuale.
Più si approfondiva la questione e più emergevano argomentazioni che, a diverso titolo, evidenziavano l’intollerabilità verso questa originale dipendenza da Dio. La chiacchierata prese una strana piega quando il saggio della compagnia disse: “Tutto questo caos ha avuto una svolta buona quando Dio si è fatto uomo ed è diventato compagnia all’uomo”.
L’intellettuale a questo punto iniziò a ricordarci diverse obiezioni verso questa umanità di Cristo. Citò addirittura Celso, il retore pagano del II secolo, che espresse l’obiezione contro l’umanità di Cristo in questi termini: “Che, se alcuni fra i cristiani o i giudei sostengono che un Dio o un Figlio di Dio è disceso o deve discendere sulla terra, come giudice delle cose terrene, questa è, tra le loro pretese, la più vergognosa e non c’è bisogno di un lungo discorso per respingerla. Quale senso può avere per Dio un viaggio come questo? Dovrebbe forse servire a sapere cosa accade fra gli uomini? Ma Dio non sa tutto? E’ dunque incapace, presupposta la sua potenza divina, di migliorare gli uomini, senza spedire corporalmente qualcuno per conseguire questo effetto? … O bisogna paragonarlo a uno arrivato, fino allora sconosciuto dalle folle e impaziente di esibirsi davanti a loro per far sfoggio delle sue ricchezze? … Se, come affermano i cristiani, egli è venuto per aiutare gli uomini a entrare nella vita retta, perché non si è reso conto di questo dovere che dopo averli lasciati errare per secoli?”.
“Hai ragione. Gli spunti per accusare l’incredibilità della pretesa di Cristo sono stati e saranno sempre gli stessi”, confermò il saggio della compagnia.
Di ritorno dalle Terme, raggiunta la piazza ci parse naturale entrare in chiesa per chiedere lumi al santo patrono.
Genuflessici davanti al tabernacolo ci sedemmo al solito banco.
Con nostra grande sorpresa ci parve quasi che ci stesse aspettando.
“Sembrate piuttosto storditi!” esordì il santo patrono.
“Si. Sembra che di essere sempre al punto di partenza”.
“Consolatevi, non siete soli. Siete in buona compagnia”.
“E quale?” replicammo.
“Quella dei discepoli di Emmaus. Anche loro percepirono un apparente fallimento quando dissero «Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute»” concluse il santo patrono.
“Sono obiezioni piuttosto naturali!”
“Non proprio. Queste obiezioni sono al fondo l’espressione del tentativo ultimo che la ragione compie per imporre a Dio un’immagine ideale di Lui”, insistette il santo patrono.
“Ma allora come è possibile che oggi siamo ritornati a pensare in quel modo?”, chiedemmo stupefatti.
“Siete figli della cultura illuminista. La cultura moderna illuminista ha operato la divisione tra fede e realtà mondana. Per cui non è evidente che Cristo cambia veramente la storia, che risponde davvero ai problemi che la vita vi mette di fronte”, ribatté con pazienza il santo patrono.
“Siamo forse spacciati?” , insistemmo.
“No. La pretesa cristiana permane nella sua interezza: un uomo che è Dio”.
“Ma cosa ha a che fare quello che hanno combinato i primi discepoli con noi?”
“L’esperienza iniziale di coloro che hanno vissuto con Gesù è inequivocabile: i All’uomo spetta solo riconoscerlo, come una nuova primavera”, concluse il santo patrono.
Questa parola ci rincuorò e congedateci dal santo patrono, ritornammo alle nostra case sereni.
|
|
|
am:
«La primavera, San Nicola! Tutto è diverso, tutto è nuovo. Il Destino
non ha lasciato solo l’uomo. Il Destino si è reso incontrabile,
verificabile» Galatro,
Giovedì 10 Aprile 2014 |
|