Appunti di viaggio |
Buon Anno, San Nicola!
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Le feste di Natale sono appena finite e si ricomincia con le passeggiate in piazza. Un anno nuovo non è diverso dal precedente. I pochi emigranti che erano venuti al paese, per ritrovare i loro cari, sono ormai andati via e pochi sparuti gruppetti hanno ripreso le salutari consuetudini.
Da alcune sere si riesce a passeggiare piacevolmente. Non c'è un freddo eccessivo. Si conversa amabilmente ma gli argomenti toccati agitano sempre gli animi.
Il tradizionale discorso di fine anno del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, era piaciuto ad alcuni di noi ma aveva lasciato l'amaro in bocca negli altri.
Non riuscendo a dirimere la matassa, decidemmo di andare dal santo patrono. Approfittando che la Chiesa era ancora aperta entrammo subito.
Dopo esserci genuflessi davanti al tabernacolo, ci portammo al banco davanti al santo patrono che con una certa ilarità esordì “Non mi ricordo di avervi visti da queste parti in questi primi giorni di gennaio. State ancora smaltendo i vari pranzi?”.
“Si. Forse abbiamo esagerato un po' … ma sai sono tornati i figli, i parenti, gli amici. In queste occasioni si esagera sempre”, rispose il saggio della compagnia.
L'intellettuale della compagnia subito aggiunse: “Prima in piazza ci scambiavamo quattro chiacchiere sul tradizionale discorso di fine anno del presidente della Repubblica. Ad alcuni di noi sarebbe piaciuto che il presidente Giorgio Napolitano, come padre di tutti gli italiani, si fosse presentato agli italiani con in mano un bell'assegno, ed avesse detto: “Ho dimezzato le spese e questi soldi sono i soldi che ho risparmiato e che andranno nel fondo per i giovani che cercano lavoro, per le imprese etc...” Ed avesse inoltre annunciato tutte le rinunce che lui si apprestava a fare per il nuovo anno”.
“Invece il Quirinale continua a costare tre volte l'Eliseo francese.” aggiunse il taciturno della compagnia, tanto per caricare la situazione.
“E questo giustamente vi fa stare male.” concluse il santo patrono.
Rincuorato da ciò, il saggio della compagnia divenne un fiume in piena: “Mio papà lavorava in campagna. Aveva un pezzo di terra. Con quel che guadagnava doveva mantenere mia madre e noi cinque figli. La casa dove stavamo con i nonni era troppo piccola per tutti noi. Per cui decise che bisognava costruirne una nuova. Noi eravamo ancor ragazzini. Una sera, seduti intorno alla tavola, mio papà ci disse che dovevamo fare economia per arrivare alla fine del mese e che servivano un po' di sacrifici se volevamo pagare il prestito per costruire la casa.”
“E cosa vi propose?” chiese il santo patrono.
“Ci disse che lui rinunciava al quartino di vino giornaliero, mentre noi dovevamo rinunciare al gelato domenicale all'oratorio. Il quartino lo consumava in campagna durante la povera “merenda” e sorseggiandolo lungo la giornata per togliersi dalla bocca quel sapore di terra causato dalla polvere sollevata mentre zappava.”
“E come finì?” sussurrò l'ultimo della fila.
“Finì che superammo il periodo di difficoltà e riuscimmo ad avere una nuova casa.”
“Ed ora cosa vorreste dal Presidente e dai vari potenti che vi governano?” domandò il santo patrono.
“Visto che la famiglia Italia fatica ad arrivare a sera, e tutti gli italiani, già da tempo, hanno rinunciato al gelato domenicale, sarebbe una boccata d'ossigeno per la famiglia Italia, ma sopratutto un esempio ed uno stimolo alle varie caste a rinunciare ai loro scandalosi guadagni e agli illegittimi privilegi.”
E l'ultimo della fila rincarò: “Sinceramente, da un po' fastidio vedere che i padri della patria, invece, continuano a spassarsela. Mica col quartino di vino, ma ostriche e champagne.”
“Suggerite una giusta proposta, ma non è che forse sono degli alieni?” sentenziò il santo patrono per poi proseguire con: “Ma almeno le festività natalizie hanno giovato al vostro esame di coscienza?”
Il taciturno della compagnia questa volta si senti toccato ed esordì “Mi ha colpito particolarmente quest'anno il fatto che Dio prende sempre l'iniziativa.”
“Come ha detto il profeta Isaia “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce”, e questa luce è Gesù”, disse il santo patrono.
“E noi come possiamo rispondere?” Chiedemmo al santo patrono.
“Potete rispondere adeguatamente. Gesù è nato senza rumore, in una mangiatoia, è venuto per servire e non essere servito. Non preoccupatevi troppo. Dio provvede al cibo e al vestito, come gli uccelli nel cielo e i gigli nel campo.”
“Quindi noi non dobbiamo fare nulla?
“Siete dei testoni come il popolo di Israele. Voi dovete far fruttare i talenti anche per rimettere in sesto questa povera Italia. Come aveva detto Benedetto XVI ad un gruppo di politici “L'intelligenza della fede deve diventare intelligenza della realtà”. Gesù non è un ideale a cui si tende e dal quale si sa di essere inesorabilmente lontani ma ha condiviso il nostro cammino è diventato il senso della vita e della storia, ha posto la sua tenda in mezzo a noi. Non siamo più soli.”
E' vero. Ed iniziare l'anno così è una cosa dell'altro modo in questo mondo.
Salutato il santo uscimmo dalla chiesa che era buio pesto ed era già ora di cena. Così anche noi ci salutammo e ritornammo a casa sereni.
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«Buon Anno, San Nicola! Le feste di Natale sono appena finite e si
ricomincia con le passeggiate in piazza. Un anno nuovo non è diverso dal
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loro cari, sono ormai andati via e pochi sparuti gruppetti hanno ripreso
le salutari consuetudini. Da alcune sere si riesce a passeggiare
piacevolmente. Non c'è un freddo eccessivo. Si conversa amabilmente ma
gli argomenti toccati agitano sempre gli animi» Galatro,
Domenica 12 Gennaio 2014 |
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